Economia e lavoro
Aic, Treccani, Svimez: un nuovo modello di sviluppo per il Mezzogiorno
Gli spunti emersi nel corso del dibattito digitale con la partecipazione, fra gli altri, dell'ex ministro Bray e dell'imprenditore biscegliese Mastrototaro
Italia - venerdì 8 maggio 2020
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Nel dibattito digitale "Carlo Levi e la questione meridionale. Impresa agricola e politiche di sviluppo del Mezzogiorno di fronte al Coronavirus", organizzato da Associazione italiana coltivatori e Treccani, tenutosi lunedì 4 maggio e trasmesso in simulcast sulla pagina Facebook e sulla home di BisceglieViva, si è fatto il punto su crisi del settore agroalimentare al Sud e proposte concrete per uscirne.
«L'Italia ha scoperto che il mondo agroalimentare è strategico. Finalmente!» ha affermato il presidente Aic Giuseppino Santoianni ricordando gli sforzi degli agricoltori per non lasciare vuoti gli scaffali dei supermercati.
Tra gli ospiti il biscegliese Mauro Mastrototaro - imprenditore agricolo e titolare della libreria Vecchie Segherie – che ha descritto, nel corso dei suoi interventi, il valore aggiunto unico del made in Italy: «Nei nostri prodotti c'è la terra, la cultura e le tradizioni che la permeano». Questa è una delle ragioni che rendono non replicabili le produzioni Mastrototaro Food, che si sono ritagliate negli anni una nicchia di mercato che si preserva anche durante la crisi. Perché prodotti come questi, in altri paesi, semplicemente non ci sono. Per arrivarci però è necessario duro lavoro, modalità tradizionale di lavorazione, genuinità e lo "story-telling", il sapersi raccontare oltre al saper fare.
Il direttore di Svimez Luca Bianchi ha riconosciuto questo valore come quid essenziale degli imprenditori italiani. È così che si sono ritagliati spazio nei mercati globale, raccontando i propri territori raccontano l'Italia, la rendono speciale e molto desiderabile per i turisti di tutto il mondo.
Ma non si possono lasciare gli imprenditori da soli ed è importante che queste buone pratiche siano messe a sistema e incentivate dallo Stato. La vera sfida è un nuovo modello di sviluppo per il sistema Italia, con politiche mirate per le aree più fragili e la giusta valorizzazione del patrimonio culturale. Quello che Massimo Bray – già ministro dei beni culturali, ora direttore di Treccani e parte attiva del dibattito – ha definito "nuovo modello culturale". Bray ha sottolineato come il mondo della "cultura" e quello della "coltura" siano strutturalmente fragili. Soprattutto al Sud, come ha evidenziato Santoianni, dove in questi giorni l'accesso al credito per gli agricoltori è diventato un problema, aggravando il rischio usura. Occorre particolare attenzione ai paesi interni e alle zone montane, che sono in forte difficoltà. Così come le imprese agricole a conduzione famigliare, colonna portante del Mezzogiorno rurale.
Per reagire è necessario fare rete invece di arrancare ognuno da sé. Per ora c'è chi utilizza l'e-commerce – è l'esperienza raccontata da Francesco Mastrota, 26enne agricoltore di San Lorenzo Bellizzi, comune di 600 abitanti nel Parco nazionale del Pollino – per sormontare i problemi infrastrutturali del suo territorio. Ma il domani non può prescindere dal rafforzamento delle infrastrutture, anche e soprattutto quelle sociali.
«L'Italia ha scoperto che il mondo agroalimentare è strategico. Finalmente!» ha affermato il presidente Aic Giuseppino Santoianni ricordando gli sforzi degli agricoltori per non lasciare vuoti gli scaffali dei supermercati.
Tra gli ospiti il biscegliese Mauro Mastrototaro - imprenditore agricolo e titolare della libreria Vecchie Segherie – che ha descritto, nel corso dei suoi interventi, il valore aggiunto unico del made in Italy: «Nei nostri prodotti c'è la terra, la cultura e le tradizioni che la permeano». Questa è una delle ragioni che rendono non replicabili le produzioni Mastrototaro Food, che si sono ritagliate negli anni una nicchia di mercato che si preserva anche durante la crisi. Perché prodotti come questi, in altri paesi, semplicemente non ci sono. Per arrivarci però è necessario duro lavoro, modalità tradizionale di lavorazione, genuinità e lo "story-telling", il sapersi raccontare oltre al saper fare.
Il direttore di Svimez Luca Bianchi ha riconosciuto questo valore come quid essenziale degli imprenditori italiani. È così che si sono ritagliati spazio nei mercati globale, raccontando i propri territori raccontano l'Italia, la rendono speciale e molto desiderabile per i turisti di tutto il mondo.
Ma non si possono lasciare gli imprenditori da soli ed è importante che queste buone pratiche siano messe a sistema e incentivate dallo Stato. La vera sfida è un nuovo modello di sviluppo per il sistema Italia, con politiche mirate per le aree più fragili e la giusta valorizzazione del patrimonio culturale. Quello che Massimo Bray – già ministro dei beni culturali, ora direttore di Treccani e parte attiva del dibattito – ha definito "nuovo modello culturale". Bray ha sottolineato come il mondo della "cultura" e quello della "coltura" siano strutturalmente fragili. Soprattutto al Sud, come ha evidenziato Santoianni, dove in questi giorni l'accesso al credito per gli agricoltori è diventato un problema, aggravando il rischio usura. Occorre particolare attenzione ai paesi interni e alle zone montane, che sono in forte difficoltà. Così come le imprese agricole a conduzione famigliare, colonna portante del Mezzogiorno rurale.
Per reagire è necessario fare rete invece di arrancare ognuno da sé. Per ora c'è chi utilizza l'e-commerce – è l'esperienza raccontata da Francesco Mastrota, 26enne agricoltore di San Lorenzo Bellizzi, comune di 600 abitanti nel Parco nazionale del Pollino – per sormontare i problemi infrastrutturali del suo territorio. Ma il domani non può prescindere dal rafforzamento delle infrastrutture, anche e soprattutto quelle sociali.