Premio Strega 2024. <span>Foto Sofia Sforza</span>
Premio Strega 2024. Foto Sofia Sforza
Cultura

Alle Vecchie Segherie la sestina finalista del premio Strega incontra il pubblico

Chiara Valerio, Dario Voltolini, Donatella di Pietrantonio, Paolo di Paolo, Raffaella Romagnolo, Tommaso Giartosio hanno dialogato con il pubblico nella serata di domenica 23 giugno

Nella serata di domenica 23 giugno, all'interno della suggestiva location delle Vecchie Segherie Mastrototaro, la sestina finalista del premio Strega, composta da Chiara Valerio, Dario Voltolini, Donatella di Pietrantonio, Paolo di Paolo, Raffaella Romagnolo, Tommaso Giartosio, ha incontrato il grande pubblico biscegliese.

Durante la serata, condotta dalla giornalista Alessandra Tedesco, la capacità di esprimere con parole i sentimenti è stata il vero il fil rouge del dibattito. Ad arricchire l'evento, organizzato con la collaborazione della Fondazione Bellonci, anche le letture dell'attrice Iaia Forte.

«Siamo qui con la 23esima tappa del tour di questa edizione del Premio Strega. Dietro la partecipazione ad un evento di questo tipo c'è l'incontro tra una libreria, una città e gli autori del Premio Strega, c'è il desiderio di promuovere la lettura che è alla base delle attività della fondazione Bellonci» ha spiegato Serena Ferraiolo di Fondazione Maria e Goffredo Bellonci.

I Romanzi finalisti del Premio Strega


Paolo di Paolo, con "Romanzo senza umani" : «Forse potrebbe apparire come una contraddizione in termini. Senza gli umani anche, se sembra ovvio è bene ribadirlo, il romanzo non è possibile - ha raccontato lo scrittore - . Questa cosa è tanto ovvia quanto stupefacente, perché in realtà il romanzo è una forma attraverso la quale ad un certo punto l'umanità ha trovato il modo di raccontare sé stessa e questa dimensione mi interessava tantissimo. Ho costruito questa storia su un uomo del nostro tempo che è uno storico che forse ha una vocazione di scrittore, che si ritrova sul lago di Costanza che quattro secoli e mezzo fa era congelato completamente in virtù della piccola età glaciale. Mescolando questi due elementi, ho raccontato di uno storico che cerca si ricomporre la sua vita, la sua memoria attraverso anche la scrittura, e domandando agli altri cosa ricordano di lui. Sono arrivato a uno strano romanzo a più livelli che ha anche per fine proprio questa dimensione di interrogazione sul clima, dell'impatto del clima nelle nostre vite interiori e anche nelle vite intese come collettività. Il romanzo non tocca l'attualità direttamente, arriva un po' sghembo, obliquo, ma vi assicuro che ci arriva.

Raffaella Romagnolo, "Aggiustare l'Universo": «È un romanzo di scuola, in un momento però storico particolare: il primo anno scolastico dopo la fine della guerra il 1945-46. Raccontare il ruolo della scuola nella ricostruzione mi sembra un tema assolutamente contemporaneo. Noi viviamo un momento di grande crisi, pensiamo alle guerre che abbiamo intorno, a ciò che abbiamo passato con la pandemia, la situazione è tutt'altro che semplice. Partire dalla scuola per ripartire mi sembra la strada migliore. Un buon monito però resta quello di saper ascoltare sé stessi» ha raccontato la scrittrice.

Chiara Valerio, "Chi dice e chi tace": «Nel mio romanzo Lea vuole occuparsi della morte di Vittoria, lei indaga logicamente sulla morte di Vittoria, con il più grande patrimonio che ci hanno lasciato i greci, il metodo deduttivo. Questo è anche il motivo per cui questo romanzo ha una struttura gialla: proprio perché è una indagine deduttiva, il delitto non è in una camera chiusa, il delitto è in un paese chiuso - ha spiegato l'autrice -. Lea russo pensa che Vittoria Basile arrivata a Scauri non si sia mai più mossa. Questo non è vero e si capisce subito quando c'è il funerale di Vittoria, perché al funerale di Vittoria arrivano persone da fuori e lei non ne sapeva niente, come altri forse non ne sapevano niente, o come forse altri sapevano e avevano taciuto, questo perché sostanzialmente si vive accanto alle persone rispettando le loro reticenze, e i paesi piccoli abituano al fatto che si vive in mezzo alle reticenze degli altri e si vive accettando le reticenze degli altri e sperando che gli altri accettino le nostre».

Dario Voltolini, "Invernale": «Racconto la malattia e la morte di mio padre e ci ho messo un bel po' a scriverlo per fidarmi della lingua con cui ne avrei parlato - ha raccontato Voltolini -. Spero di averne parlato a distanza di 40 anni con un'elaborazione anche linguistica tale per cui chi lo legge magari può trovare un po' di conforto o di sollievo alla solitudine che prende in questi casi, non è un'attualità di tipo politico ma è un'attualità purtroppo familiare che c'è sempre».

Donatella di Pietrantonio, "L'età fragile": «Racconto di Lucia, la protagonista del mio romanzo, ma anche di suo padre, dei suoi affetti e del rapporto con le emozioni» ha spiegato la scrittrice. Nel romanzo scrive relativamente al difficile rapporto con il padre che egli sembra non conoscere le parole dell'affetto, la sua lingua ne è priva. «Racconto anche la storia anche di un femminicidio, che impatta con i prati che anziché della purezza si sono macchiati di sangue. Sappiamo che in Italia ogni tre giorni avviene un femminicidio, evidentemente è un problema che ancora non siamo in grado di risolvere» ha poi concluso di Pietrantonio.

Tommaso Giartosio, "Autobiogrammatica": «Parlo di bullismo, parola che non c'era quando io ero ragazzo e che invece adesso emerge e permette finalmente di parlare di un tema che prima era sotto traccia - ha spiegato l'autore -.Quando le ose incominciano ad avere un nome cominciano ad esistere realmente. Alle nuove generazioni sento di dire: parlatene. Affronto anche il tema del lessico familiare, che vedo un po' come il labirinto di Minosse che ti rafforza perché si ha tutto in comune, persino il linguaggio e modi di dire, ma allo stesso tempo è una fortezza dove spesso si rimane prigionieri».
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