Attualità
Ambito Trani-Bisceglie: un passo indietro nell’integrazione dei cittadini stranieri
In discontinuità con il precedente triennio. Il servizio di PUA e Segretariato Sociale è tornato a bando, senza lo sportello immigrazione previsto dalla normativa.
Bisceglie - giovedì 18 aprile 2024
Comunicato Stampa
Come si può evincere dal sito web dedicato https://www.segretariatotranibisceglie.it/, l'Ambito Sociale territoriale n.5 Trani-Bisceglie si interfaccia al cittadino attraverso un sistema integrato composto da: Sportello di Segretariato Sociale, Porta Unica d'Accesso, Sportello per l'integrazione socio-sanitaria e culturale degli immigrati.
Quest'ultimo servizio è comunemente conosciuto come "sportello 108", poiché previsto all'art.108 comma 1 del Regolamento Regionale Puglia n.4/2007 "Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini di Puglia" che recita: "In ogni ambito territoriale è assicurata la presenza di almeno uno sportello per l'integrazione socio-sanitaria-culturale dei cittadini stranieri immigrati, che svolge attività di informazione sui diritti, di formazione e affiancamento degli operatori sociali e sanitari. Gli sportelli per l'integrazione socio-sanitaria-culturale operano in stretto contatto con gli sportelli sociali e con il segretariato sociale di ogni ambito territoriale, ivi inclusa la possibilità di una organizzazione integrata unica degli sportelli, purché per il funzionamento dello sportello per l'integrazione degli immigrati sia assicurata la presenza di personale qualificato nei servizi di mediazione linguistica e interculturale, adeguato a rispettare le specificità culturali, etniche e religiose delle persone che si rivolgono allo sportello.
Decorso il termine di affidamento all'operatore economico che ne ha fino ad oggi garantito la gestione, il servizio sta per tornare a bando in sostanziale continuità, fatta salva l'evidente assenza del servizio specificamente dedicato ai cittadini immigrati che il legislatore ha previsto in ragione della complessità della materia, sia in ambito normativo che socio-culturale. Un'assenza che si fa fatica a percepire come "una organizzazione integrata unica degli sportelli". Infatti, l'unica attenzione concreta che l'Ambito riserva agli oltre 3.500 cittadini stranieri presenti (circa il 3.66% della popolazione residente) è la presenza, tra le risorse umane previste in equipe, di un mediatore linguistico culturale con competenze di lingue veicolari come l'inglese e il francese (chiunque abbia un minimo di esperienza concreta in materia è consapevole del fatto che un singolo mediatore non può soddisfare le molteplici esigenze linguistiche e culturali di cui sono portatori gli utenti, oltre al fatto che la stazione appaltante non richiede ad esso e/o all'ente gestore l'approfondita conoscenza della normativa specifica che regola il diritto degli immigrati all'accesso ai servizi, nonché dei codici culturali delle etnie maggiormente presenti).
Per comprendere la gravità della situazione basti sapere ad esempio che, in questi ultimi anni, i tempi di completamento delle ordinarie procedure di primo rilascio e di rinnovo dei permessi di soggiorno – di competenza della Questura - registra ritardi superiori ai 24 mesi: gli stranieri regolarmente soggiornanti per motivi di studio, lavoro, famiglia, sono costantemente "in fase di rinnovo" non per responsabilità proprie, bensì a causa dell'inefficienza della nostra pubblica amministrazione. Tale circostanza provoca enormi disagi nel rapporto tra queste persone e servizi quali ufficio anagrafe, asl, centro per l'impiego, scuola. In attesa del permesso di soggiorno rinnovato, l'INPS sospende temporaneamente ogni tipologia di contributo, comprese le pensioni di invalidità o le indennità di frequenza in favore di minori disabili, aggravando nei percettori la condizione di indigenza e, quindi, di dipendenza dai servizi. Come se non bastasse, i datori di lavoro preferiscono non prorogare i contratti ai propri dipendenti stranieri, insospettiti da questi vergognosi ritardi nell'ottenimento del permesso di soggiorno rinnovato.
A questi bisogni si aggiungono quelli di giovani di recente immigrazione: si tratta di ragazzi provenienti dall'Africa subsahariana precedentemente accolti presso i Centri di Accoglienza Straordinaria attivi nell'Ambito e che, una volta ottenuto un titolo di soggiorno, hanno deciso restare. Trani e Bisceglie rappresentano per loro una nuova casa, nonostante vengano lasciati soli ad affrontare condizioni di lavoro non ottimali, situazioni abitative al limite, difficoltà di ogni genere per mantenere la regolarità del proprio soggiorno anche grazie alle limitazioni imposte dalla conversione in legge del c.d. "Decreto Cutro".
Per quanto formalmente tutti i servizi previsti dal Sistema di Welfare pugliese siano trasversalmente dedicati ai migranti senza distinzione, le forme di esclusione derivanti da prassi illegittime e da un generalizzato atteggiamento di diffidenza da parte di operatori dei servizi poco formati all'approccio interculturale rendono quanto mai attuale la necessità di prevedere la presenza delle figure specialistiche previste dallo "sportello 108", soprattutto nella loro funzione di "formazione e affiancamento degli operatori sociali e sanitari per la promozione della cultura della integrazione organizzativa e professionale in favore degli immigrati, di primo orientamento e accompagnamento dei cittadini stranieri immigrati e loro nuclei nell'accesso alla rete dei servizi sociali, sanitari, dell'istruzione, di consulenza tecnica specialistica per supportare i servizi nella costruzione e nella gestione dei progetti personalizzati di intervento".
Mentre da più parti si cerca di promuovere azioni di capacity building per rafforzare le competenze dei servizi nel far fronte alla complessità del fenomeno migratorio, per favorire il passaggio da una dimensione multiculturale a una comunità interculturale, per gli amministratori dell'Ambito di Trani-Bisceglie sembra andare tutto bene, forse basandosi sullo scarso accesso ai servizi da parte dei cittadini stranieri o sulla oggettiva difficoltà degli stessi a trovare uno spazio efficace di espressione dei propri bisogni e delle proprie risorse.
Come ente del Terzo Settore che continua, anche grazie alle numerose segnalazioni di cittadini attenti e solidali, a supportare in forma volontaria numerosi migranti presenti a Bisceglie, ci permettiamo di ipotizzare che la scarsa prossimità tra cittadini stranieri e servizi di ambito – elemento che può essere portato a giustificazione della scelta di dismettere lo sportello immigrati - deriva da una generalizzata rassegnazione dei migranti verso amministrazioni locali che per anni non saputo o non hanno voluto favorire spazi di incontro fornendo risposte adeguate alle loro specifiche necessità.
Quest'ultimo servizio è comunemente conosciuto come "sportello 108", poiché previsto all'art.108 comma 1 del Regolamento Regionale Puglia n.4/2007 "Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini di Puglia" che recita: "In ogni ambito territoriale è assicurata la presenza di almeno uno sportello per l'integrazione socio-sanitaria-culturale dei cittadini stranieri immigrati, che svolge attività di informazione sui diritti, di formazione e affiancamento degli operatori sociali e sanitari. Gli sportelli per l'integrazione socio-sanitaria-culturale operano in stretto contatto con gli sportelli sociali e con il segretariato sociale di ogni ambito territoriale, ivi inclusa la possibilità di una organizzazione integrata unica degli sportelli, purché per il funzionamento dello sportello per l'integrazione degli immigrati sia assicurata la presenza di personale qualificato nei servizi di mediazione linguistica e interculturale, adeguato a rispettare le specificità culturali, etniche e religiose delle persone che si rivolgono allo sportello.
Decorso il termine di affidamento all'operatore economico che ne ha fino ad oggi garantito la gestione, il servizio sta per tornare a bando in sostanziale continuità, fatta salva l'evidente assenza del servizio specificamente dedicato ai cittadini immigrati che il legislatore ha previsto in ragione della complessità della materia, sia in ambito normativo che socio-culturale. Un'assenza che si fa fatica a percepire come "una organizzazione integrata unica degli sportelli". Infatti, l'unica attenzione concreta che l'Ambito riserva agli oltre 3.500 cittadini stranieri presenti (circa il 3.66% della popolazione residente) è la presenza, tra le risorse umane previste in equipe, di un mediatore linguistico culturale con competenze di lingue veicolari come l'inglese e il francese (chiunque abbia un minimo di esperienza concreta in materia è consapevole del fatto che un singolo mediatore non può soddisfare le molteplici esigenze linguistiche e culturali di cui sono portatori gli utenti, oltre al fatto che la stazione appaltante non richiede ad esso e/o all'ente gestore l'approfondita conoscenza della normativa specifica che regola il diritto degli immigrati all'accesso ai servizi, nonché dei codici culturali delle etnie maggiormente presenti).
Per comprendere la gravità della situazione basti sapere ad esempio che, in questi ultimi anni, i tempi di completamento delle ordinarie procedure di primo rilascio e di rinnovo dei permessi di soggiorno – di competenza della Questura - registra ritardi superiori ai 24 mesi: gli stranieri regolarmente soggiornanti per motivi di studio, lavoro, famiglia, sono costantemente "in fase di rinnovo" non per responsabilità proprie, bensì a causa dell'inefficienza della nostra pubblica amministrazione. Tale circostanza provoca enormi disagi nel rapporto tra queste persone e servizi quali ufficio anagrafe, asl, centro per l'impiego, scuola. In attesa del permesso di soggiorno rinnovato, l'INPS sospende temporaneamente ogni tipologia di contributo, comprese le pensioni di invalidità o le indennità di frequenza in favore di minori disabili, aggravando nei percettori la condizione di indigenza e, quindi, di dipendenza dai servizi. Come se non bastasse, i datori di lavoro preferiscono non prorogare i contratti ai propri dipendenti stranieri, insospettiti da questi vergognosi ritardi nell'ottenimento del permesso di soggiorno rinnovato.
A questi bisogni si aggiungono quelli di giovani di recente immigrazione: si tratta di ragazzi provenienti dall'Africa subsahariana precedentemente accolti presso i Centri di Accoglienza Straordinaria attivi nell'Ambito e che, una volta ottenuto un titolo di soggiorno, hanno deciso restare. Trani e Bisceglie rappresentano per loro una nuova casa, nonostante vengano lasciati soli ad affrontare condizioni di lavoro non ottimali, situazioni abitative al limite, difficoltà di ogni genere per mantenere la regolarità del proprio soggiorno anche grazie alle limitazioni imposte dalla conversione in legge del c.d. "Decreto Cutro".
Per quanto formalmente tutti i servizi previsti dal Sistema di Welfare pugliese siano trasversalmente dedicati ai migranti senza distinzione, le forme di esclusione derivanti da prassi illegittime e da un generalizzato atteggiamento di diffidenza da parte di operatori dei servizi poco formati all'approccio interculturale rendono quanto mai attuale la necessità di prevedere la presenza delle figure specialistiche previste dallo "sportello 108", soprattutto nella loro funzione di "formazione e affiancamento degli operatori sociali e sanitari per la promozione della cultura della integrazione organizzativa e professionale in favore degli immigrati, di primo orientamento e accompagnamento dei cittadini stranieri immigrati e loro nuclei nell'accesso alla rete dei servizi sociali, sanitari, dell'istruzione, di consulenza tecnica specialistica per supportare i servizi nella costruzione e nella gestione dei progetti personalizzati di intervento".
Mentre da più parti si cerca di promuovere azioni di capacity building per rafforzare le competenze dei servizi nel far fronte alla complessità del fenomeno migratorio, per favorire il passaggio da una dimensione multiculturale a una comunità interculturale, per gli amministratori dell'Ambito di Trani-Bisceglie sembra andare tutto bene, forse basandosi sullo scarso accesso ai servizi da parte dei cittadini stranieri o sulla oggettiva difficoltà degli stessi a trovare uno spazio efficace di espressione dei propri bisogni e delle proprie risorse.
Come ente del Terzo Settore che continua, anche grazie alle numerose segnalazioni di cittadini attenti e solidali, a supportare in forma volontaria numerosi migranti presenti a Bisceglie, ci permettiamo di ipotizzare che la scarsa prossimità tra cittadini stranieri e servizi di ambito – elemento che può essere portato a giustificazione della scelta di dismettere lo sportello immigrati - deriva da una generalizzata rassegnazione dei migranti verso amministrazioni locali che per anni non saputo o non hanno voluto favorire spazi di incontro fornendo risposte adeguate alle loro specifiche necessità.