Attualità
Appalto Camassa, Spina ascoltato in Procura ci ripensa: «Nessuna pressione dai clan»
Proseguono le indagini da parte della finanza
Bisceglie - martedì 28 febbraio 2017
10.42
«Nessuna pressione dai clan». Così il sindaco Francesco Spina avrebbe risposto al PM di Trani Francesco Giannella. Ascoltato lunedì 27 febbraio in merito alla gestione dell'appalto rifiuti a Bisceglie, avrebbe ritrattato sulle dichiarazioni fatte alla Gazzetta del Mezzogiorno, dichiarando di aver esagerato quando lasciava intuire di aver subito pressioni.
Il primo cittadino, che non risulta indagato, avrebbe insomma ridimensionato la portata della vicenda, ricordando la costituzione di parte civile del comune nei confronti di alcuni dei soggetti citati nell'interdittiva della procura, da cui tutto il 'caso Camassa' ha origine.
La vicenda, frattanto, si fa però sempre più scottante. Da un lato perché la Prefettura di Bari, tra i dipendenti dell'azienda barese avrebbe individuato tre degli indagati per il tentato omicidio del bodyguard Savino Caccavo di agosto 2016 (Giosuè Caterino, Nicola De Vincenzo e Mauro Leuci) e tre degli arrestati per l'operazione Gran Bazar (droga e armi) ritenuti «contigui al clan Capriati di Bari». Dall'altro per la ipotetica commistione tra la gestione dell'appalto e la vicende della politica locale.
Tra i dipendenti della Camassa, non è un mistero, figuravano un consigliere comunale e il fratello di un secondo consigliere di maggioranza, oltre ad alcuni aspiranti tesserati al Partito Democratico ai tempi della scalata al partito (dicembre 2015).
Il PM Giannella ha aperto un fascicolo a carico di ignoti e delegato alla Finanza il compito di ricostruire le vicende a partire dai fatti, dalle circostanze e dalle dichiarazioni alla stampa degli amministratori comunali.
Gli accertamenti proseguiranno al fine di escludere l'ipotesi di pressioni politiche sull'azienda che gestirà fino al 12 marzo il servizio igiene urbana a Bisceglie. Ulteriori testimoni saranno ascoltati nei prossimi giorni.
Il primo cittadino, che non risulta indagato, avrebbe insomma ridimensionato la portata della vicenda, ricordando la costituzione di parte civile del comune nei confronti di alcuni dei soggetti citati nell'interdittiva della procura, da cui tutto il 'caso Camassa' ha origine.
La vicenda, frattanto, si fa però sempre più scottante. Da un lato perché la Prefettura di Bari, tra i dipendenti dell'azienda barese avrebbe individuato tre degli indagati per il tentato omicidio del bodyguard Savino Caccavo di agosto 2016 (Giosuè Caterino, Nicola De Vincenzo e Mauro Leuci) e tre degli arrestati per l'operazione Gran Bazar (droga e armi) ritenuti «contigui al clan Capriati di Bari». Dall'altro per la ipotetica commistione tra la gestione dell'appalto e la vicende della politica locale.
Tra i dipendenti della Camassa, non è un mistero, figuravano un consigliere comunale e il fratello di un secondo consigliere di maggioranza, oltre ad alcuni aspiranti tesserati al Partito Democratico ai tempi della scalata al partito (dicembre 2015).
Il PM Giannella ha aperto un fascicolo a carico di ignoti e delegato alla Finanza il compito di ricostruire le vicende a partire dai fatti, dalle circostanze e dalle dichiarazioni alla stampa degli amministratori comunali.
Gli accertamenti proseguiranno al fine di escludere l'ipotesi di pressioni politiche sull'azienda che gestirà fino al 12 marzo il servizio igiene urbana a Bisceglie. Ulteriori testimoni saranno ascoltati nei prossimi giorni.