Cultura
Apparenza e realtà con Ilaria Gaspari alle Vecchie Segherie Mastrototaro di Bisceglie
Ieri sera l’incontro con la scrittrice e filosofa ha chiuso la programmazione di settembre
Bisceglie - domenica 22 settembre 2024
11.22 Comunicato Stampa
Con ampie riflessioni sul rapporto tra apparenza e realtà si è conclusa ieri, 21 settembre, la programmazione di settembre delle Vecchie Segherie Mastrototaro di Bisceglie, in attesa delle novità del mese di ottobre. La scrittrice e filosofa Ilaria Gaspari è stata l'ospite della serata, organizzata dal Circolo de Lettori con il sostegno dell'Opera Don Uva - Universo Salute, del presidio del libro di Bisceglie e della libreria Isolachenonc'è.
In dialogo con Luisa Gissi, la scrittrice ha parlato in primis del suo rapporto con la Filosofia, percorso di studi che le ha permesso di avere quella predisposizione all'elasticità mentale e all'apprendimento continuo che sono fondamentali per chi si dedica alla narrativa.
«Ho avuto gli strumenti per riuscire a guardare le cose da prospettive diverse e a coglierne le sfumature – ha dichiarato Gaspari – un tema centrale nel mio libro, in cui parlo del contrasto tra ciò che siamo e come vogliamo apparire, una relazione curiosa, creativa e soprattutto viva».
Il romanzo, che unisce moda, costume e attualità, esplora in chiave ironica il potere delle dicerie e delle voci non verificate senza formulare giudizi.
«Sentivo che quella narrata con gli occhi di Barbara, la stagista della boutique di Maria France nel quartiere Parioli, fosse una storia da raccontare perché ci parla di oggi grazie ai pregiudizi e al tentativo di reprimere il cambiamento dei costumi – ha sottolineato l'autrice – questa è la storia di una notizia non comprovata, che si diffonde e diventa virale».
Partendo dalle leggende metropolitane diffuse prima in Francia e poi a Roma, negli anni '80, Gaspari ha creato dei personaggi a cui è facile affezionarsi, fino a riflettere sul peso politico delle reazioni di pancia a quello che oggi potremmo definire il "passaparola digitale" di cui sono protagoniste le fake news.
«Aver affrontato questi argomenti in un romanzo è stato terapeutico, io credo molto in questo potere liberatorio della scrittura, che ci fa inventare personaggi in cui spargere pezzi di noi stessi, creando quella forma di alterità con cui giocare – ha concluso– penso che fare i conti con ciò che ci turba sia fondamentale, altrimenti non andremmo mai a toccare quel territorio nascosto che rappresenta una vera ricchezza».
In dialogo con Luisa Gissi, la scrittrice ha parlato in primis del suo rapporto con la Filosofia, percorso di studi che le ha permesso di avere quella predisposizione all'elasticità mentale e all'apprendimento continuo che sono fondamentali per chi si dedica alla narrativa.
«Ho avuto gli strumenti per riuscire a guardare le cose da prospettive diverse e a coglierne le sfumature – ha dichiarato Gaspari – un tema centrale nel mio libro, in cui parlo del contrasto tra ciò che siamo e come vogliamo apparire, una relazione curiosa, creativa e soprattutto viva».
Il romanzo, che unisce moda, costume e attualità, esplora in chiave ironica il potere delle dicerie e delle voci non verificate senza formulare giudizi.
«Sentivo che quella narrata con gli occhi di Barbara, la stagista della boutique di Maria France nel quartiere Parioli, fosse una storia da raccontare perché ci parla di oggi grazie ai pregiudizi e al tentativo di reprimere il cambiamento dei costumi – ha sottolineato l'autrice – questa è la storia di una notizia non comprovata, che si diffonde e diventa virale».
Partendo dalle leggende metropolitane diffuse prima in Francia e poi a Roma, negli anni '80, Gaspari ha creato dei personaggi a cui è facile affezionarsi, fino a riflettere sul peso politico delle reazioni di pancia a quello che oggi potremmo definire il "passaparola digitale" di cui sono protagoniste le fake news.
«Aver affrontato questi argomenti in un romanzo è stato terapeutico, io credo molto in questo potere liberatorio della scrittura, che ci fa inventare personaggi in cui spargere pezzi di noi stessi, creando quella forma di alterità con cui giocare – ha concluso– penso che fare i conti con ciò che ci turba sia fondamentale, altrimenti non andremmo mai a toccare quel territorio nascosto che rappresenta una vera ricchezza».