Politica
Bersani racconta perché "C'era una volta la sinistra". O forse c'è ancora
Vecchie Segherie Mastrototaro stracolme per il confronto col presidente di Articolo 1, il deputato dem Francesco Boccia e i giornalisti Padellaro e Truzzi
Italia - martedì 16 aprile 2019
0.23
I travagli di una parte politica, molto rappresentativa specie nel passato e in ogni caso necessaria al paese raccontati da quattro punti di vista differenti e dall'identico momento di partenza. "C'era una volta la sinistra" è il titolo tutt'altro che compiacente - e neppure esagerato - scelto da Antonio Padellaro e Silvia Truzzi, firme de "Il fatto quotidiano", per un volume che "presta" spazio su carta alle interviste televisive rilasciate ai due giornalisti da quattro esponenti - in ordine di apparizione sulle pagine Achille Occhetto, Fausto Bertinotti, Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani - che hanno fatto la storia della sinistra italiana (forse loro malgrado?) negli ultimi 30 anni.
Gli autori ne hanno parlato lunedì 15 aprile davanti al numeroso pubblico delle Vecchie Segherie Mastrototaro di Bisceglie, con la partecipazione del deputato dem Francesco Boccia e di uno dei quattro interrogati nel libro, l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani.
Leggere "C'era una volta la sinistra" equivale a compiere un viaggio nel tempo rendendosi conto che si potrebbe incorrere nell'errore di ritenere trascorsi secoli, anziché tre decenni, dall'avvenimento che ha segnato, senza dubbio, la vita delle quattro persone coinvolte nel racconto. La caduta del muro di Berlino, nella notte tra l'8 e il 9 novembre del 1989, è il punto zero di un'analisi che non resta in superficie ma scava nel profondo.
È possibile scorgere un tratto diverso nelle testimonianze di Massimo D'Alema e Achille Occhetto, accomunati dall'esperienza dirigenziale ai più alti livelli del Pci, caratterizzata dal rapporto personale con Enrico Berlinguer. La matrice sindacale è l'unicum di Bertinotti, sincero - col senno di poi - nel collocare fra le utopie alcune delle istanze di Rifondazione Comunista, mentre Bersani, del tutto estraneo a ruoli di rilievo nella Prima repubblica (divenne presidente della regione Emilia-Romagna nel 1993, al tramonto di quella fase), è parso molto lucido nel notare che «a differenza della Germania, dove festeggiavano la caduta del muro, dell'est dove festeggiavano la libertà, noi ci siamo trovati Tangentopoli. La nuova Italia nasce nel discredito della politica».
La chiave di lettura dell'esponente di Articolo 1 per la situazione politica italiana attuale è una risposta da sinistra e di sinistra all'avanzata - peraltro prospettata da Bersani in tempi non sospetti - di una destra ritenuta fuori dal campo moderato, che si è impossessata di parole chiave e questioni che avevano marcato l'attività e il significato stesso di esistenza di una sinistra (quella comunista e in parte socialista dal dopoguerra agli anni '80, quella non compiutamente socialdemocratica del Pds e dei Ds nei due decenni successivi). Un fronte immaginato capace di confrontarsi coi socialisti europei e le altre formazioni di sinistra, «perché se ti metti assieme con Macron non vai da nessuna parte».
© riproduzione riservata
Gli autori ne hanno parlato lunedì 15 aprile davanti al numeroso pubblico delle Vecchie Segherie Mastrototaro di Bisceglie, con la partecipazione del deputato dem Francesco Boccia e di uno dei quattro interrogati nel libro, l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani.
Leggere "C'era una volta la sinistra" equivale a compiere un viaggio nel tempo rendendosi conto che si potrebbe incorrere nell'errore di ritenere trascorsi secoli, anziché tre decenni, dall'avvenimento che ha segnato, senza dubbio, la vita delle quattro persone coinvolte nel racconto. La caduta del muro di Berlino, nella notte tra l'8 e il 9 novembre del 1989, è il punto zero di un'analisi che non resta in superficie ma scava nel profondo.
È possibile scorgere un tratto diverso nelle testimonianze di Massimo D'Alema e Achille Occhetto, accomunati dall'esperienza dirigenziale ai più alti livelli del Pci, caratterizzata dal rapporto personale con Enrico Berlinguer. La matrice sindacale è l'unicum di Bertinotti, sincero - col senno di poi - nel collocare fra le utopie alcune delle istanze di Rifondazione Comunista, mentre Bersani, del tutto estraneo a ruoli di rilievo nella Prima repubblica (divenne presidente della regione Emilia-Romagna nel 1993, al tramonto di quella fase), è parso molto lucido nel notare che «a differenza della Germania, dove festeggiavano la caduta del muro, dell'est dove festeggiavano la libertà, noi ci siamo trovati Tangentopoli. La nuova Italia nasce nel discredito della politica».
La chiave di lettura dell'esponente di Articolo 1 per la situazione politica italiana attuale è una risposta da sinistra e di sinistra all'avanzata - peraltro prospettata da Bersani in tempi non sospetti - di una destra ritenuta fuori dal campo moderato, che si è impossessata di parole chiave e questioni che avevano marcato l'attività e il significato stesso di esistenza di una sinistra (quella comunista e in parte socialista dal dopoguerra agli anni '80, quella non compiutamente socialdemocratica del Pds e dei Ds nei due decenni successivi). Un fronte immaginato capace di confrontarsi coi socialisti europei e le altre formazioni di sinistra, «perché se ti metti assieme con Macron non vai da nessuna parte».
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