Politica
Bisceglie Approdi, Vincenzo Valente: «Angarano, Pedone e Rigante non hanno un'idea di sviluppo della città»
L'assessore ha risposto alle critiche dei tre consiglieri comunali di minoranza riguardo la decisione di mettere in vendita il 55% delle quote della società in tempi ritenuti troppo ristretti
Bisceglie - martedì 9 gennaio 2018
18.13
Un affondo pesante, quello dell'assessore Vincenzo Valente nei confronti degli esponenti del gruppo Bisceglie Svolta a proposito della questione, sollevata nei giorni scorsi, dell'apertura di un bando per la vendita del 55% delle quote di Bisceglie Approdi ritenuta troppo stretta nei tempi al punto da non rispettare il minimo di quindici giorni lavorativi di pubblicazione sull'albo pretorio.
Secondo Valente, che in giunta si occupa di diverse materie (commercio, artigianato, pesca, sviluppo economico e produttivo, s.u.a.p., bilancio, politiche del lavoro, urbanistica e centro storico), i tre consiglieri comunali Angelantonio Angarano, Roberta Rigante e Pierpaolo Pedone sarebbero alle prese con una «confusione che, come al solito, regna sovrana.
L'ultima uscita sul bando per la cessione delle quote di Bisceglie Approdi, infatti, manifesta con chiarezza come la barca della loro coerenza e conoscenza amministrativa faccia acqua da tutte le parti.
Giova ricordare ai nostri, infatti, che il comune di Bisceglie stia agendo in ottemperanza del Testo Unico in materia di società a partecipazione Pubblica ex decreto legislativo n° 175 del 2016 modificato ed integrato con decreto legislativo n° 100 del 2017, che costituisce il riferimento unitario per le partecipazioni societarie degli enti pubblici, assumendo come criteri guida quelli della riduzione del numero delle partecipazioni e della limitazione delle stesse a fattispecie nelle quali ciò corrisponda a canoni di pertinenza con le funzioni istituzionali dell'ente, adeguatezza con i servizi da gestire, economicità nell'utilizzo di risorse pubbliche.
In tale prospettiva il testo unico non si è limitato a dettare norme in tema di costituzione di nuove società o di nuove partecipazioni, ma ha imposto un continuo monitoraggio delle partecipazioni esistenti per verificarne la rispondenza ai citati canoni e, se del caso, l'attivazione di misure di razionalizzazione e/o dismissione».
Sul piano pratico «la decisione di mettere a bando il 55% delle quote di Bisceglie Approdi, dunque, è dovuta semplicemente all'applicazione di una legge dello Stato che, come sempre, l'amministrazione comunale segue pedissequamente.
Tale iniziativa non nasce ovviamente da un capriccio improvviso ma da una lunga serie di delibere di consiglio comunale, luogo in cui i nostri si sono contraddistinti o per le assenze o per prese di posizione totalmente incoerenti dall'ultima uscita pubblica Inutile ricordare, infatti, la fervida opposizione di Angarano & c. all'acquisizione delle quote di minoranza nel 2013 a cui fa da contraltare la posizione assunta oggi» ha aggiunto il componente dell'amministrazione comunale.
«Credo sia superfluo ricordare ai nostri come da questa operazione il comune di Bisceglie potrà incassare diverse centinaia di migliaia di euro in più rispetto all'acquisizione delle quote di minoranza adottata con delibera di consiglio comunale n° 39 del 30/09/2013, integrata con la delibera di consiglio comunale n°104 del 27/11/2013, con la quale fu esercitato il diritto di prelazione su 830.810 azioni pari al 48,275% del capitale sociale al prezzo di euro 390.000,00.
La percentuale di cessione prevista e confermata del Piano di alienazione dal comune di Bisceglie per il 55,00% da porre a base d'asta, corrisponde infatti ad euro 620.499,00. Sui numeri non credo ci sia da discutere.
Così come non credo ci sia da discutere sul risanamento del bilancio della Bisceglie Approdi, grazie all'azione sinergica dell'amministrazione comunale e del Consiglio di amministrazione della stessa società» ha argomentato l'assessore, respingendo anche i rilievi inerenti la durata dell'avviso pubblico: «La fretta di partorire fake news, inoltre, ha portato i nostri a non accorgersi che la scadenza del bando è fissata al 31/01/2018 ore 12:00, ben oltre i canonici quindici giorni minimo previsti per legge. È evidente, allora, come questi esponenti politici, che dimostrano una volta in più gravi lacune amministrative, non abbiano una minima idea coerente di sviluppo della città, a partire dal porto turistico, se in pochi mesi si sono mossi dapprima contro l'acquisizione delle quote (2013) e poi contro la dismissione delle stesse causato dalle nuove normative vigenti (2017)» ha concluso Vincenzo Valente.
Secondo Valente, che in giunta si occupa di diverse materie (commercio, artigianato, pesca, sviluppo economico e produttivo, s.u.a.p., bilancio, politiche del lavoro, urbanistica e centro storico), i tre consiglieri comunali Angelantonio Angarano, Roberta Rigante e Pierpaolo Pedone sarebbero alle prese con una «confusione che, come al solito, regna sovrana.
L'ultima uscita sul bando per la cessione delle quote di Bisceglie Approdi, infatti, manifesta con chiarezza come la barca della loro coerenza e conoscenza amministrativa faccia acqua da tutte le parti.
Giova ricordare ai nostri, infatti, che il comune di Bisceglie stia agendo in ottemperanza del Testo Unico in materia di società a partecipazione Pubblica ex decreto legislativo n° 175 del 2016 modificato ed integrato con decreto legislativo n° 100 del 2017, che costituisce il riferimento unitario per le partecipazioni societarie degli enti pubblici, assumendo come criteri guida quelli della riduzione del numero delle partecipazioni e della limitazione delle stesse a fattispecie nelle quali ciò corrisponda a canoni di pertinenza con le funzioni istituzionali dell'ente, adeguatezza con i servizi da gestire, economicità nell'utilizzo di risorse pubbliche.
In tale prospettiva il testo unico non si è limitato a dettare norme in tema di costituzione di nuove società o di nuove partecipazioni, ma ha imposto un continuo monitoraggio delle partecipazioni esistenti per verificarne la rispondenza ai citati canoni e, se del caso, l'attivazione di misure di razionalizzazione e/o dismissione».
Sul piano pratico «la decisione di mettere a bando il 55% delle quote di Bisceglie Approdi, dunque, è dovuta semplicemente all'applicazione di una legge dello Stato che, come sempre, l'amministrazione comunale segue pedissequamente.
Tale iniziativa non nasce ovviamente da un capriccio improvviso ma da una lunga serie di delibere di consiglio comunale, luogo in cui i nostri si sono contraddistinti o per le assenze o per prese di posizione totalmente incoerenti dall'ultima uscita pubblica Inutile ricordare, infatti, la fervida opposizione di Angarano & c. all'acquisizione delle quote di minoranza nel 2013 a cui fa da contraltare la posizione assunta oggi» ha aggiunto il componente dell'amministrazione comunale.
«Credo sia superfluo ricordare ai nostri come da questa operazione il comune di Bisceglie potrà incassare diverse centinaia di migliaia di euro in più rispetto all'acquisizione delle quote di minoranza adottata con delibera di consiglio comunale n° 39 del 30/09/2013, integrata con la delibera di consiglio comunale n°104 del 27/11/2013, con la quale fu esercitato il diritto di prelazione su 830.810 azioni pari al 48,275% del capitale sociale al prezzo di euro 390.000,00.
La percentuale di cessione prevista e confermata del Piano di alienazione dal comune di Bisceglie per il 55,00% da porre a base d'asta, corrisponde infatti ad euro 620.499,00. Sui numeri non credo ci sia da discutere.
Così come non credo ci sia da discutere sul risanamento del bilancio della Bisceglie Approdi, grazie all'azione sinergica dell'amministrazione comunale e del Consiglio di amministrazione della stessa società» ha argomentato l'assessore, respingendo anche i rilievi inerenti la durata dell'avviso pubblico: «La fretta di partorire fake news, inoltre, ha portato i nostri a non accorgersi che la scadenza del bando è fissata al 31/01/2018 ore 12:00, ben oltre i canonici quindici giorni minimo previsti per legge. È evidente, allora, come questi esponenti politici, che dimostrano una volta in più gravi lacune amministrative, non abbiano una minima idea coerente di sviluppo della città, a partire dal porto turistico, se in pochi mesi si sono mossi dapprima contro l'acquisizione delle quote (2013) e poi contro la dismissione delle stesse causato dalle nuove normative vigenti (2017)» ha concluso Vincenzo Valente.