Attualità
Cave avvelenate, fumi tossici, Tari alle stelle e strategia rifiuti zero, non solo a parole
Si può fare di più. Casella chiede un tavolo di concertazione con tutte le forze politiche prima dell'ennesimo cambio di gestione del servizio igiene urbana
Bisceglie - venerdì 2 febbraio 2018
11.20
La Puglia, in tema di rifiuti, è tutta ad un passo dal baratro. Ma c'è chi ha fatto peggio, chi si è rimboccato le maniche e ha provato a fare meno danni possibili. Poi c'è chi vuole recuperare, consapevole che non c'è altro modo per poter proseguire.
"Città leggera, Tari Pulita", l'incontro organizzato per l'attuazione della strategia Rifiuti Zero a Bisceglie, ha messo tutto insieme: le pratiche virtuose e quelle da non imitare, ma da cui è urgente difendersi.
A Trani, come spiegato dal geologo Francesco Bartucci, accade il peggio: quattro cave in 1 km, due abusive e due legali, tutte degradate. In una pubblica di proprietà della municipalizzata Amiu fino al 2015 si conferiva tal quale - sebbene la legge lo vietasse - più del doppio dei rifiuti consentiti. Poi la discarica è stata è stata chiusa quando si è scoperto che la zuppa di rifiuti e percolati scendeva in profondità fino a 21 metri, creando una pressione idraulica che ha rotto la barriera di fondo e contaminato la falda con metalli pesanti che scaricano a mare. Poi ci sono le cave abbandonate, mai messe in sicurezza, dove per anni sono stati interrati inquinanti. C'è una cava fumante, a poco più di 5 km da Bisceglie, che da settembre solleva polveri sottili, gas e metalli pesanti superando di 10000 volte il limite previsto dalla legge. È una bomba ad orologeria: sotto la superficie, a 50 cm dal suolo, la massa arde a 400° di temperatura e, se sollevata, potrebbe letteralmente esplodere, con danni al comune di Trani e a quelli di Bisceglie difficilmente calcolabili.
«Potevamo evitarci tutto questo se solo avessimo attuato la strategia rifiuti zero».
A Bitetto, di converso, dove la strategia è applicata in tutti i suoi 10 punti e dal 2016 si sperimenta la tarrifazione puntuale, la differenziata supera l'80%, i cittadini sono felici e l'evasione cala. Il sindaco Fiorenza Pascazio svela il segreto di tanto successo: una campagna informativa partita prima del porta a porta e molto serrata; mastelli intelligenti che tarano la produzione media per famiglia di rifiuto, poi ne registrano gli scostamenti, punendo chi per non pagare conferisce troppo poco (e poi evidentemente abbandona) e premiando chi più e meglio differenzia. «La maglia nera resta l'organico - spiega - che di per sé sarebbe una grande risorsa, perché alimenterebbe un'agricoltura sana e riduce l'uso dei concimi, ma in Puglia non ha fortuna. L'unico impianto di conferimento è privato e sovraffollato. Gli altri pagano per il conferimento in discarica, che costa poco meno della carissima indifferenziata».
A Bisceglie, dove dopo un anno e mezzo dall'approvazione unanime del consiglio comunale della Strategia Rifiuti Zero, Maurizio Parisi, referente del Movimento Rifiuti Zero a Bisceglie e promotore dai 10 passi, registra solo un buon potenziale:
«La strategia - ha spiegato - è applicabile a qualsiasi tipo città con i dovuti correttivi, purché si segua una precisa strategia. I passi sono dieci, primo dei quali il coinvolgimento attivo dei cittadini, che devono afferrare bene un concetto basilare: io rifiuti sono oro, nel vero senso della parola e pagare per donare l'oro non è più ammissibile.
Se differenziati bene rifiuti possono essere venduti, anziché essere un costo. Per smaltire i rifiuti raccolti a Bisceglie, paghiamo il costo della raccolta, quello del trasporto a Foggia per la biostabilozzazione e ancora quello del trasferimento da Foggia a Taranto per la discarica. Poi ci sono i costi ambientali, quelli dell'abbandono dei rifiuti nelle campagne e per le strade. Oltre alla tariffa puntuale, la strategia Rifiuti zero propone centri di riuso per tutto quel materiale che può trovare nuova vita in loco e centri di ricerca e riprogettazione per quegli oggetti che non hanno ancora una seconda vita in nessun luogo».
La proposta di Gianni Casella, consigliere comunale di opposizione e sostenitore della strategia Rifiuti zero, tocca invece più da vicino la città, nell'immediato: «La sentenza del Consiglio di Stato che obbliga Ambiente 2.0 a passare il testimone alla ditta Sangalli ci permette di ricominciare senza passi falsi. Ma per far questo, per stanare i 5000 evasori biscegliesi, portare l'ecotassa al minimo e recuperare 2,5 milioni di euro da una corretta differenziata, serve che tutte le forze politiche dialoghino tra loro. Invito il vicesindaco Vittorio Fata a convocare un tavolo di concertazione a cui possano sedere aziende, associazioni sindacali e forze politiche tutte, senza distinzioni. Se ci sediamo tutto attorno ad un tavolo forse riusciremo a trovare le giuste soluzioni».
"Città leggera, Tari Pulita", l'incontro organizzato per l'attuazione della strategia Rifiuti Zero a Bisceglie, ha messo tutto insieme: le pratiche virtuose e quelle da non imitare, ma da cui è urgente difendersi.
A Trani, come spiegato dal geologo Francesco Bartucci, accade il peggio: quattro cave in 1 km, due abusive e due legali, tutte degradate. In una pubblica di proprietà della municipalizzata Amiu fino al 2015 si conferiva tal quale - sebbene la legge lo vietasse - più del doppio dei rifiuti consentiti. Poi la discarica è stata è stata chiusa quando si è scoperto che la zuppa di rifiuti e percolati scendeva in profondità fino a 21 metri, creando una pressione idraulica che ha rotto la barriera di fondo e contaminato la falda con metalli pesanti che scaricano a mare. Poi ci sono le cave abbandonate, mai messe in sicurezza, dove per anni sono stati interrati inquinanti. C'è una cava fumante, a poco più di 5 km da Bisceglie, che da settembre solleva polveri sottili, gas e metalli pesanti superando di 10000 volte il limite previsto dalla legge. È una bomba ad orologeria: sotto la superficie, a 50 cm dal suolo, la massa arde a 400° di temperatura e, se sollevata, potrebbe letteralmente esplodere, con danni al comune di Trani e a quelli di Bisceglie difficilmente calcolabili.
«Potevamo evitarci tutto questo se solo avessimo attuato la strategia rifiuti zero».
A Bitetto, di converso, dove la strategia è applicata in tutti i suoi 10 punti e dal 2016 si sperimenta la tarrifazione puntuale, la differenziata supera l'80%, i cittadini sono felici e l'evasione cala. Il sindaco Fiorenza Pascazio svela il segreto di tanto successo: una campagna informativa partita prima del porta a porta e molto serrata; mastelli intelligenti che tarano la produzione media per famiglia di rifiuto, poi ne registrano gli scostamenti, punendo chi per non pagare conferisce troppo poco (e poi evidentemente abbandona) e premiando chi più e meglio differenzia. «La maglia nera resta l'organico - spiega - che di per sé sarebbe una grande risorsa, perché alimenterebbe un'agricoltura sana e riduce l'uso dei concimi, ma in Puglia non ha fortuna. L'unico impianto di conferimento è privato e sovraffollato. Gli altri pagano per il conferimento in discarica, che costa poco meno della carissima indifferenziata».
A Bisceglie, dove dopo un anno e mezzo dall'approvazione unanime del consiglio comunale della Strategia Rifiuti Zero, Maurizio Parisi, referente del Movimento Rifiuti Zero a Bisceglie e promotore dai 10 passi, registra solo un buon potenziale:
«La strategia - ha spiegato - è applicabile a qualsiasi tipo città con i dovuti correttivi, purché si segua una precisa strategia. I passi sono dieci, primo dei quali il coinvolgimento attivo dei cittadini, che devono afferrare bene un concetto basilare: io rifiuti sono oro, nel vero senso della parola e pagare per donare l'oro non è più ammissibile.
Se differenziati bene rifiuti possono essere venduti, anziché essere un costo. Per smaltire i rifiuti raccolti a Bisceglie, paghiamo il costo della raccolta, quello del trasporto a Foggia per la biostabilozzazione e ancora quello del trasferimento da Foggia a Taranto per la discarica. Poi ci sono i costi ambientali, quelli dell'abbandono dei rifiuti nelle campagne e per le strade. Oltre alla tariffa puntuale, la strategia Rifiuti zero propone centri di riuso per tutto quel materiale che può trovare nuova vita in loco e centri di ricerca e riprogettazione per quegli oggetti che non hanno ancora una seconda vita in nessun luogo».
La proposta di Gianni Casella, consigliere comunale di opposizione e sostenitore della strategia Rifiuti zero, tocca invece più da vicino la città, nell'immediato: «La sentenza del Consiglio di Stato che obbliga Ambiente 2.0 a passare il testimone alla ditta Sangalli ci permette di ricominciare senza passi falsi. Ma per far questo, per stanare i 5000 evasori biscegliesi, portare l'ecotassa al minimo e recuperare 2,5 milioni di euro da una corretta differenziata, serve che tutte le forze politiche dialoghino tra loro. Invito il vicesindaco Vittorio Fata a convocare un tavolo di concertazione a cui possano sedere aziende, associazioni sindacali e forze politiche tutte, senza distinzioni. Se ci sediamo tutto attorno ad un tavolo forse riusciremo a trovare le giuste soluzioni».