Attualità
Cdp, Boccia: «Cdp salva perché il governo è stato efficiente. Grazie Cozzoli»
«Buon lavoro a Universo Salute ma rispetti procedure e lavoratori. Lo Stato vigilerà per due anni»
Bisceglie - martedì 3 ottobre 2017
07.12
Il presidente della commissione bilancio alla camera Francesco Boccia torna a parlare, dopo tempo, di Casa Divina Provvidenza.
Lo fa per dare il benvenuto all'Universo Salute e trarre un bilancio complessivo del lavoro del governo, a quasi quattro anni dall'avvio della gestione commissariale.
Boccia ricorda che il ruolo del Ministero per lo Sviluppo Economico non è però finito qui: ancora per due anni i nuovi proprietari dell'Opera don Uva saranno sottoposti alla vigilanza del commissario Bartolo Cozzoli.
«La storia di questi anni - spiega Francesco Boccia - impone di tirare una riga chiara.
Nel 2013, quando la Procura della Repubblica di Trani guidata da Carlo Capristo chiese l'amministrazione straordinaria, l'azienda era agonizzante, di fatto tecnicamente fallita. 642 milioni di debiti, 23 milioni di perdite annue, stipendi pagati sempre con molti mesi di ritardo, centinaia di lavoratori in mobilità, qualche migliaio di creditori e neppure un centesimo di imposte pagate allo Stato. La fotografia di un disastro aziendale shock.
Era stato necessario l'intervento della magistratura per supplire alle tante amnesie che avevano caratterizzato le relazioni tra l'ente ecclesiastico, i territori e le comunità di appartenenza. Quella della CDP è una storia che incrocia la vita economica e sociale di tre città importanti (Bisceglie, Foggia e Potenza) e due regioni del mezzogiorno (Puglia e Basilicata) considerate tra le più sviluppate al sud.
Nel baratro la Cdp ci finisce dopo una progressiva regressione avvenuta in almeno vent'anni ma con gli ultimi dieci caratterizzati da un vero e proprio saccheggio. Se le responsabilità penali saranno accertate dalla magistratura, quelle morali portano la firma di tutti coloro che servendo la chiesa ne hanno tradito la missione e di chi rappresentando cittadini e lavoratori ha tradito la missione politica o sindacale. La storia si incrocia con quella della sanità ecclesiastica Italiana fatta di luci, grandi eccellenze ma anche ombre con conseguenti disastri. La Cdp era nata come eccellenza per opera del suo fondatore, Don Pasquale Uva, partendo da Bisceglie e attraversando la storia di diverse città (un tempo c'era anche Guidonia) per poi trasformarsi in un drammatico disastro che non va mai dimenticato. Il costo del disastro è stato elevatissimo e senza l'intervento dello Stato non saremmo qui a parlare della ripartenza».
Tra i meriti dello Stato, che Boccia già dal 2012 reputava necessario al salvataggio della Cdp, tramite affiancamento istituzionale con aiuto al salvataggio o amministrazione straordinaria, quello di: «aver saputo costruire attraverso il lavoro paziente e rigoroso del Commissario Cozzoli (che non si è fermato nemmeno di fronte a gravissime minacce che lo hanno costretto a una vita sotto scorta) una forte filiera istituzionale sempre connessa: dal Comitato di Sorveglianza del Mise alla Procura di Trani prima con i procuratori Capristo e Giannella, oggi con il nuovo Procuratore Di Maio avvalendosi dell'eccellente nucleo della Guardia di Finanza, fino all'attento monitoraggio delle Regioni Puglia e Basilicata affiancando l'azienda».
Grazie allo Stato, spiega Boccia, oggi inizia una nuova stagione: «che mi auguro onori l'opera di Don Uva nata nel 1922 seppur con orizzonti differenti. Si riparte da 1500 posti di lavoro diretti salvati, e diverse centinaia indiretti con il numero zero nella casella licenziamenti, un miglioramento del risultato operativo di 21 milioni di euro dall'anno del crack e 42 milioni di imposte versate. Tutto questo avendo assistito oltre 25mila pazienti. L'ha fatto lo Stato mettendo insieme le forze, dimostrando che si può fare. Ora tocca ai privati dimostrare di essere all'altezza della straordinaria doppia sfida che hanno davanti. Prima di tutto la sfida morale che questa storia impone dopo tutto quello che è accaduto (amnesie sulle responsabilità di rappresentanti ecclesiastici, politici e sindacali sarebbero inopportune) e in secondo luogo la sfida del rispetto delle norme sulle quali vigilerà quotidianamente lo Stato dopo questo straordinario risultato: massima puntualità negli investimenti, cura dei pazienti e tutela dei lavoratori. Dopo 95 anni l'Opera Don Uva riparte da Universo Salute con il rigoroso monitoraggio dello Stato. Buon lavoro a tutti i prestatori d'opera, alla nuova proprietà e grazie ancora al commissario Cozzoli per aver dedicato con tutti i suoi collaboratori, quattro anni intensi di vita professionale al salvataggio di un pezzo di storia della Sanità italiana».
Lo fa per dare il benvenuto all'Universo Salute e trarre un bilancio complessivo del lavoro del governo, a quasi quattro anni dall'avvio della gestione commissariale.
Boccia ricorda che il ruolo del Ministero per lo Sviluppo Economico non è però finito qui: ancora per due anni i nuovi proprietari dell'Opera don Uva saranno sottoposti alla vigilanza del commissario Bartolo Cozzoli.
«La storia di questi anni - spiega Francesco Boccia - impone di tirare una riga chiara.
Nel 2013, quando la Procura della Repubblica di Trani guidata da Carlo Capristo chiese l'amministrazione straordinaria, l'azienda era agonizzante, di fatto tecnicamente fallita. 642 milioni di debiti, 23 milioni di perdite annue, stipendi pagati sempre con molti mesi di ritardo, centinaia di lavoratori in mobilità, qualche migliaio di creditori e neppure un centesimo di imposte pagate allo Stato. La fotografia di un disastro aziendale shock.
Era stato necessario l'intervento della magistratura per supplire alle tante amnesie che avevano caratterizzato le relazioni tra l'ente ecclesiastico, i territori e le comunità di appartenenza. Quella della CDP è una storia che incrocia la vita economica e sociale di tre città importanti (Bisceglie, Foggia e Potenza) e due regioni del mezzogiorno (Puglia e Basilicata) considerate tra le più sviluppate al sud.
Nel baratro la Cdp ci finisce dopo una progressiva regressione avvenuta in almeno vent'anni ma con gli ultimi dieci caratterizzati da un vero e proprio saccheggio. Se le responsabilità penali saranno accertate dalla magistratura, quelle morali portano la firma di tutti coloro che servendo la chiesa ne hanno tradito la missione e di chi rappresentando cittadini e lavoratori ha tradito la missione politica o sindacale. La storia si incrocia con quella della sanità ecclesiastica Italiana fatta di luci, grandi eccellenze ma anche ombre con conseguenti disastri. La Cdp era nata come eccellenza per opera del suo fondatore, Don Pasquale Uva, partendo da Bisceglie e attraversando la storia di diverse città (un tempo c'era anche Guidonia) per poi trasformarsi in un drammatico disastro che non va mai dimenticato. Il costo del disastro è stato elevatissimo e senza l'intervento dello Stato non saremmo qui a parlare della ripartenza».
Tra i meriti dello Stato, che Boccia già dal 2012 reputava necessario al salvataggio della Cdp, tramite affiancamento istituzionale con aiuto al salvataggio o amministrazione straordinaria, quello di: «aver saputo costruire attraverso il lavoro paziente e rigoroso del Commissario Cozzoli (che non si è fermato nemmeno di fronte a gravissime minacce che lo hanno costretto a una vita sotto scorta) una forte filiera istituzionale sempre connessa: dal Comitato di Sorveglianza del Mise alla Procura di Trani prima con i procuratori Capristo e Giannella, oggi con il nuovo Procuratore Di Maio avvalendosi dell'eccellente nucleo della Guardia di Finanza, fino all'attento monitoraggio delle Regioni Puglia e Basilicata affiancando l'azienda».
Grazie allo Stato, spiega Boccia, oggi inizia una nuova stagione: «che mi auguro onori l'opera di Don Uva nata nel 1922 seppur con orizzonti differenti. Si riparte da 1500 posti di lavoro diretti salvati, e diverse centinaia indiretti con il numero zero nella casella licenziamenti, un miglioramento del risultato operativo di 21 milioni di euro dall'anno del crack e 42 milioni di imposte versate. Tutto questo avendo assistito oltre 25mila pazienti. L'ha fatto lo Stato mettendo insieme le forze, dimostrando che si può fare. Ora tocca ai privati dimostrare di essere all'altezza della straordinaria doppia sfida che hanno davanti. Prima di tutto la sfida morale che questa storia impone dopo tutto quello che è accaduto (amnesie sulle responsabilità di rappresentanti ecclesiastici, politici e sindacali sarebbero inopportune) e in secondo luogo la sfida del rispetto delle norme sulle quali vigilerà quotidianamente lo Stato dopo questo straordinario risultato: massima puntualità negli investimenti, cura dei pazienti e tutela dei lavoratori. Dopo 95 anni l'Opera Don Uva riparte da Universo Salute con il rigoroso monitoraggio dello Stato. Buon lavoro a tutti i prestatori d'opera, alla nuova proprietà e grazie ancora al commissario Cozzoli per aver dedicato con tutti i suoi collaboratori, quattro anni intensi di vita professionale al salvataggio di un pezzo di storia della Sanità italiana».