Attualità
Cinque tartarughe marine liberate al largo di Bisceglie
Sono state curate dal Centro di recupero del Wwf guidato da Pasquale Salvemini e dotate di un tracking satellitare che consentirà di monitorarne gli spostamenti
Bisceglie - venerdì 11 dicembre 2020
9.03
Centuripe, Palizzolo, Fitalia, Bompietro, Brolo. Sono i nomi delle prime cinque tartarughe marine, tutte della specie caretta caretta, che hanno finalmente ritrovato la libertà al largo di Bisceglie, stavolta con un compagno speciale: al posto delle classiche targhette, un tracking satellitare, che le accompagnerà nei loro spostamenti in mare e consentirà ai ricercatori sloveni dell'Università di Primorska di poter seguire in tempo reale le loro rotte.
Gli esemplari - quattro maschi (il più grande aveva un carapace lungo 82 centimetri) e una femmina (la più pesante del gruppo, ben 69 kg) - dopo una permanenza nel centro di recupero, sono tornati a casa, tuffandosi finalmente nel blu. Sono stati liberati da Pasquale Salvemini, con la collaborazione della Bisceglie Approdi, nell'ambito di Life Euroturtles, un progetto per la conservazione delle tartarughe marine svolto in sei paesi europei (oltre all'Italia, coinvolge Croazia, Slovenia, Grecia, Cipro e Malta) e cofinanziato dal programma Life dell'Unione Europea.
L'attività di tracking satellitare è nata dalla collaborazione tra l'associazione Panda, che gestisce il centro di recupero di Molfetta, e il Dipartimento di biologia dell'Università La sapienza di Roma e mira a identificare le zone maggiormente frequentate dalle tartarughe marine nel mar Adriatico pugliese. Da alcuni anni, infatti, numerosi studi hanno evidenziato l'importanza di quest'area come luogo di concentrazione delle caretta caretta, la tartaruga marina più comune del mar Mediterraneo, ma ormai al limite dell'estinzione.
Ma come funziona il tracking satellitare? Il sistema di tracciamento è applicato sul carapace e quando la tartaruga emerge per respirare, raccoglie la posizione gps e la trasmette attraverso la rete gsm permettendo ai ricercatori di seguire i suoi spostamenti e implementare lo studio della biologia di questi animali. Un nuovo dispositivo, più semplice ed economico di altri, che rappresenta un punto di partenza fondamentale per le azioni di salvaguardia messe in campo dal Wwf. Le tartarughe marine, seppur presenti nel Mediterraneo, sono costantemente minacciate dalle attività umane, prima fra tutte la pesca: possono rimanere intrappolate nelle reti a strascico oppure ingoiare ami e rimanere ferite. Sapere in quali aree si concentrano è il primo passo per proteggerle.
Gli esemplari - quattro maschi (il più grande aveva un carapace lungo 82 centimetri) e una femmina (la più pesante del gruppo, ben 69 kg) - dopo una permanenza nel centro di recupero, sono tornati a casa, tuffandosi finalmente nel blu. Sono stati liberati da Pasquale Salvemini, con la collaborazione della Bisceglie Approdi, nell'ambito di Life Euroturtles, un progetto per la conservazione delle tartarughe marine svolto in sei paesi europei (oltre all'Italia, coinvolge Croazia, Slovenia, Grecia, Cipro e Malta) e cofinanziato dal programma Life dell'Unione Europea.
L'attività di tracking satellitare è nata dalla collaborazione tra l'associazione Panda, che gestisce il centro di recupero di Molfetta, e il Dipartimento di biologia dell'Università La sapienza di Roma e mira a identificare le zone maggiormente frequentate dalle tartarughe marine nel mar Adriatico pugliese. Da alcuni anni, infatti, numerosi studi hanno evidenziato l'importanza di quest'area come luogo di concentrazione delle caretta caretta, la tartaruga marina più comune del mar Mediterraneo, ma ormai al limite dell'estinzione.
Ma come funziona il tracking satellitare? Il sistema di tracciamento è applicato sul carapace e quando la tartaruga emerge per respirare, raccoglie la posizione gps e la trasmette attraverso la rete gsm permettendo ai ricercatori di seguire i suoi spostamenti e implementare lo studio della biologia di questi animali. Un nuovo dispositivo, più semplice ed economico di altri, che rappresenta un punto di partenza fondamentale per le azioni di salvaguardia messe in campo dal Wwf. Le tartarughe marine, seppur presenti nel Mediterraneo, sono costantemente minacciate dalle attività umane, prima fra tutte la pesca: possono rimanere intrappolate nelle reti a strascico oppure ingoiare ami e rimanere ferite. Sapere in quali aree si concentrano è il primo passo per proteggerle.