Cultura
Compagnia Dialettale Biscegliese: 40 anni di divertimento e tradizione
Dopo i sold out degli spettacoli invernali la Compagnia ha condiviso storie, ricordi e segreti del successo che dura ormai da anni
Bisceglie - martedì 24 dicembre 2024
14.12
Cinque spettacoli, cinque sold out. Questo il meraviglioso risultato della stagione 2024 della Compagnia Dialettale Biscegliese in scena lo scorso novembre con "Andrà… Ce téine la proprietò m-bacce o náse u sia pegghiò" per la regia di Uccio Carelli. Un successo, quello del gruppo amatoriale, che ha sempre trovato accoglienza nel pubblico biscegliese che si rivede nelle variopinte maschere di Pino Tatoli.
«Siamo un'associazione nata non a scopo di lucro, con l'unico obiettivo di divulgare il dialetto locale – ha spiegato Vincenzo Lopopolo, Presidente della Compagnia -. Quest'anno come ogni anno abbiamo rappresentato la nostra opera in cinque serate che hanno incontrato il favore del pubblico a tal punto da segnare il tutto esaurito in ogni ordine di posto. Già da agosto la gente ci chiede se stiamo preparando qualcosa, quindi l'attesa è abbastanza forte. Il successo è dovuto all'autore Pino Tatoli che da quarant'anni ormai scrive i testi che tanto piacciono al pubblico. Altro tassello fondamentale oltre all'autore è il nostro regista, Uccio Carelli, che ha il merito di organizzare una commedia e mettere insieme dei commedianti che ogni anno cambiano: non si tratta di commedianti professionisti, ma commedianti amatoriali».
«La base di tutto questo è il fatto che ci divertiamo. Siamo semplicemente 5 amici che portano avanti questa tradizione perché ancora ci diverte farlo. Il nostro divertimento poi viene trasmesso al pubblico che apprezza e condivide tutto questo. – ha dichiarato Uccio Carelli regista e vice presidente della Compagnia -. Rappresentiamo uno spaccato di vita quotidiana dei cittadini biscegliesi che si sentono protagonisti».
Strumento per la trasmissione di questo bagaglio esperienziale tipicamente biscegliese è il dialetto, la lingua madre dei biscegliesi, per la Compagnia Dialettale, nonché patrimonio da tutelare e valorizzare. «Il dialetto è la nostra lingua – ha aggiunto Lopopolo – e per valorizzarla da qualche anno è stata anche istituitala la giornata nazionale del dialetto, il 17 gennaio. Ciò ci fa capire l'importanza della nostra lingua madre. Con la Compagnia siamo continuamente alla ricerca di parole arcaiche che non si sentono più. Ad esempio nell'ultima commedia abbiamo riportato in auge una parola abbastanza arcaica, u' ascre (il terrazzo). Persino il sindaco è rimasto sorpreso dal recupero di questo termine».
Elementi necessari per il successo degli spettacoli sono il divertimento, l'empatia ed una trama che possa essere verosimile al punto giusto. Ma soprattutto il lavoro di squadra fondamentale per l'organizzazione delle cinque serate. «Quello che non deve mancare, innanzitutto, è l'armonia che si crea tra di noi. – ha dichiarato Francesco di Bitetto, tesoriere del gruppo – Il lavoro di squadra è fondamentale: ognuno ha il suo ruolo, tutto viene deciso in maniera collegiale, affinché nessuno prevarichi l'altro. Oltre a questo, sono importanti anche gli intercalari tipici della lingua dialettale, la figura importante di una biscegliese doc che è la Nonna, che conosce il dialetto meglio di chiunque altro».
Le commedie della Compagnia mettono in scena le diverse peripezie sempre della stessa famiglia, la famiglia Di Dio, composta da marito, moglie, due figli e la suocera. Di contorno – ma nemmeno così tanto – ci sono due amici che frequentano abitualmente casa Di Dio. «Per ciò che concerne il mio personaggio, la Nonna – ha raccontato Di Bitetto - sono stato fortunato perché ho vissuto parecchio tempo con mia nonna e mia zia nella mia infanzia e quindi ho avuto la fortuna di vivere con loro. Molti termini ormai arcaici li ho recepiti e me li ricordo da allora».
«Io invece interpreto il figlio che purtroppo, non ha trovato ancora il suo il mestiere – ha raccontato invece Francesco Mastrodonato - Mi viene chiesto continuamente di cambiare mestiere perché mio padre in nessuna commedia, accetta il mio lavoro. E allora io me le invento tutte: ho fatto il manichino, il domatore, il prestigiatore, c'era un anno in cui ero impegnato a spezzare gli spaghetti nelle case delle persone per mestiere».
«Ho iniziato a scrivere commedie per caso. Ho ereditato alcune delle tecniche da Gianni Rigante e Mario Camero che prima di me erano a loro volta rappresentanti della commedia dialettale – ha raccontato Pino Tatoli, autore delle 31 commedie messe in scena dalla Compagnia. La prima, "Lucche lucche se frecò la vermecocche" risale all'85. L'unica serata prevista per lo spettacolo fu un successo con il Politeama al completo. Da quel momento ho deciso di cimentarmi nuovamente nella scrittura: sicuramente non mi aspettavo tutto ciò che poi ne è seguito, soprattutto con Andra all'aschire nan parà dell'87, che è quella che più è rimasta nel cuore dei biscegliesi». «Molto probabilmente sono i personaggi il punto forte del nostro lavoro: sono sempre quelli e la gente si è ormai affezionata a Maria, ad Andrea così come a tutti gli altri. Ogni anno però bisogna che ci sia qualcosa di nuovo e originale. Per la prossima commedia posso già darvi un indizio: il figlio di Andrea è sposato ed ha un figlio. Ecco, su questo figlio di 9 anni girerà tutta la commedia» ha poi concluso.
Oltre alle rappresentazioni a teatro, la Compagnia si impegna anche nella registrazione delle diverse rappresentazioni in chiavetta e dvd. L'idea nasce dalla volontà di dare la possibilità a chi non può permettersi di pagare il biglietto a teatro di divertirsi con la Commedia nel periodo di Natale. «Abbiamo circa 100 dvd sparsi in tutto il mondo da quando siamo nati, lì dove ci sono biscegliesi emigrati, in Germania, Svizzera, a Milano o in America. Insomma, la commedia non finisce qua, ma gira il mondo. Il contatto più lontano è stato New York, dove poi ci hanno invitato a rappresentare "Andrà…mezzanotte ove arrèvote e le guàie si accappòte" nel 96».
«Come Compagnia – ha spiegato Vincenzo Lopopolo – ci teniamo a ringraziare i tanti amici che ci seguono e i tanti sponsor che ci aiutano a diffondere questa tradizione. Nel corso dei 40 anni sono passati nella nostra associazione oltre 100 persone, ai 30 anni abbiamo fatto più di 100 partecipanti. Quest'anno ad esempio c'erano più di quattro personaggi nuovi. Continuate a sostenerci perché insieme a voi, a teatro, vogliamo festeggiare i 50 e pure i 60».
«Siamo un'associazione nata non a scopo di lucro, con l'unico obiettivo di divulgare il dialetto locale – ha spiegato Vincenzo Lopopolo, Presidente della Compagnia -. Quest'anno come ogni anno abbiamo rappresentato la nostra opera in cinque serate che hanno incontrato il favore del pubblico a tal punto da segnare il tutto esaurito in ogni ordine di posto. Già da agosto la gente ci chiede se stiamo preparando qualcosa, quindi l'attesa è abbastanza forte. Il successo è dovuto all'autore Pino Tatoli che da quarant'anni ormai scrive i testi che tanto piacciono al pubblico. Altro tassello fondamentale oltre all'autore è il nostro regista, Uccio Carelli, che ha il merito di organizzare una commedia e mettere insieme dei commedianti che ogni anno cambiano: non si tratta di commedianti professionisti, ma commedianti amatoriali».
«La base di tutto questo è il fatto che ci divertiamo. Siamo semplicemente 5 amici che portano avanti questa tradizione perché ancora ci diverte farlo. Il nostro divertimento poi viene trasmesso al pubblico che apprezza e condivide tutto questo. – ha dichiarato Uccio Carelli regista e vice presidente della Compagnia -. Rappresentiamo uno spaccato di vita quotidiana dei cittadini biscegliesi che si sentono protagonisti».
Strumento per la trasmissione di questo bagaglio esperienziale tipicamente biscegliese è il dialetto, la lingua madre dei biscegliesi, per la Compagnia Dialettale, nonché patrimonio da tutelare e valorizzare. «Il dialetto è la nostra lingua – ha aggiunto Lopopolo – e per valorizzarla da qualche anno è stata anche istituitala la giornata nazionale del dialetto, il 17 gennaio. Ciò ci fa capire l'importanza della nostra lingua madre. Con la Compagnia siamo continuamente alla ricerca di parole arcaiche che non si sentono più. Ad esempio nell'ultima commedia abbiamo riportato in auge una parola abbastanza arcaica, u' ascre (il terrazzo). Persino il sindaco è rimasto sorpreso dal recupero di questo termine».
Elementi necessari per il successo degli spettacoli sono il divertimento, l'empatia ed una trama che possa essere verosimile al punto giusto. Ma soprattutto il lavoro di squadra fondamentale per l'organizzazione delle cinque serate. «Quello che non deve mancare, innanzitutto, è l'armonia che si crea tra di noi. – ha dichiarato Francesco di Bitetto, tesoriere del gruppo – Il lavoro di squadra è fondamentale: ognuno ha il suo ruolo, tutto viene deciso in maniera collegiale, affinché nessuno prevarichi l'altro. Oltre a questo, sono importanti anche gli intercalari tipici della lingua dialettale, la figura importante di una biscegliese doc che è la Nonna, che conosce il dialetto meglio di chiunque altro».
Le commedie della Compagnia mettono in scena le diverse peripezie sempre della stessa famiglia, la famiglia Di Dio, composta da marito, moglie, due figli e la suocera. Di contorno – ma nemmeno così tanto – ci sono due amici che frequentano abitualmente casa Di Dio. «Per ciò che concerne il mio personaggio, la Nonna – ha raccontato Di Bitetto - sono stato fortunato perché ho vissuto parecchio tempo con mia nonna e mia zia nella mia infanzia e quindi ho avuto la fortuna di vivere con loro. Molti termini ormai arcaici li ho recepiti e me li ricordo da allora».
«Io invece interpreto il figlio che purtroppo, non ha trovato ancora il suo il mestiere – ha raccontato invece Francesco Mastrodonato - Mi viene chiesto continuamente di cambiare mestiere perché mio padre in nessuna commedia, accetta il mio lavoro. E allora io me le invento tutte: ho fatto il manichino, il domatore, il prestigiatore, c'era un anno in cui ero impegnato a spezzare gli spaghetti nelle case delle persone per mestiere».
«Ho iniziato a scrivere commedie per caso. Ho ereditato alcune delle tecniche da Gianni Rigante e Mario Camero che prima di me erano a loro volta rappresentanti della commedia dialettale – ha raccontato Pino Tatoli, autore delle 31 commedie messe in scena dalla Compagnia. La prima, "Lucche lucche se frecò la vermecocche" risale all'85. L'unica serata prevista per lo spettacolo fu un successo con il Politeama al completo. Da quel momento ho deciso di cimentarmi nuovamente nella scrittura: sicuramente non mi aspettavo tutto ciò che poi ne è seguito, soprattutto con Andra all'aschire nan parà dell'87, che è quella che più è rimasta nel cuore dei biscegliesi». «Molto probabilmente sono i personaggi il punto forte del nostro lavoro: sono sempre quelli e la gente si è ormai affezionata a Maria, ad Andrea così come a tutti gli altri. Ogni anno però bisogna che ci sia qualcosa di nuovo e originale. Per la prossima commedia posso già darvi un indizio: il figlio di Andrea è sposato ed ha un figlio. Ecco, su questo figlio di 9 anni girerà tutta la commedia» ha poi concluso.
Oltre alle rappresentazioni a teatro, la Compagnia si impegna anche nella registrazione delle diverse rappresentazioni in chiavetta e dvd. L'idea nasce dalla volontà di dare la possibilità a chi non può permettersi di pagare il biglietto a teatro di divertirsi con la Commedia nel periodo di Natale. «Abbiamo circa 100 dvd sparsi in tutto il mondo da quando siamo nati, lì dove ci sono biscegliesi emigrati, in Germania, Svizzera, a Milano o in America. Insomma, la commedia non finisce qua, ma gira il mondo. Il contatto più lontano è stato New York, dove poi ci hanno invitato a rappresentare "Andrà…mezzanotte ove arrèvote e le guàie si accappòte" nel 96».
«Come Compagnia – ha spiegato Vincenzo Lopopolo – ci teniamo a ringraziare i tanti amici che ci seguono e i tanti sponsor che ci aiutano a diffondere questa tradizione. Nel corso dei 40 anni sono passati nella nostra associazione oltre 100 persone, ai 30 anni abbiamo fatto più di 100 partecipanti. Quest'anno ad esempio c'erano più di quattro personaggi nuovi. Continuate a sostenerci perché insieme a voi, a teatro, vogliamo festeggiare i 50 e pure i 60».