Economia e lavoro
Comparto pesca in ginocchio, sciopero delle marinerie
Un imprenditore: «Il caro gasolio rischia di essere il colpo di grazia per le nostre attività»
Bisceglie - mercoledì 9 marzo 2022
10.00
Una situazione di crisi che si trascina da anni senza che il settore potesse ricevere qualcosa di più che rassicurazioni di facciata e sporadici quanto improduttivi sostegni-spot. Il comparto pesca è in ginocchio: se le ripercussioni dell'emergenza Covid erano parse fortemente condizionanti per le già fragili economie delle imprese e delle marinerie, lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina rischia di essere il colpo di grazia per centinaia di aziende.
Mercoledì 9 marzo, a Roma, è in programma una manifestazione al quale dovrebbe seguire, nella giornata di giovedì, un delicatissimo incontro tra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali della pesca e le autorità governative. «Il caro gasolio ci ha destabilizzati» ha raccontato un piccolo imprenditore biscegliese del settore. «Il costo per noi è salito ad oltre un euro al litro, diventando insostenibile al punto che ci conviene evitare di uscire perché altrimenti subiremmo perdite economiche ingenti. Ecco perché abbiamo deciso di proclamare uno sciopero per l'intera settimana» ha spiegato a BisceglieViva.
La conseguenza diretta di questa azione intrapresa all'unanimità da tutti gli addetti è la mancanza di pesce fresco sui banchi dei mercati ittici in questi giorni. «Siamo dispiaciuti ma non abbiamo alternative e se non dovessero fornirci risposte concrete da Roma non potremo far altro che proseguire con la protesta ad oltranza, consegnando simbolicamente alle Capitanerie i documenti delle nostre imbarcazioni». La nobile professione del pescatore, purtroppo, sembra divenuta troppo anti-economica, con conseguenze facilmente immaginabili per il tessuto produttivo e il futuro occupazionale delle decine migliaia di addetti del settore, anche a Bisceglie dove i posti di lavoro a forte rischio sono oltre 100.
Mercoledì 9 marzo, a Roma, è in programma una manifestazione al quale dovrebbe seguire, nella giornata di giovedì, un delicatissimo incontro tra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali della pesca e le autorità governative. «Il caro gasolio ci ha destabilizzati» ha raccontato un piccolo imprenditore biscegliese del settore. «Il costo per noi è salito ad oltre un euro al litro, diventando insostenibile al punto che ci conviene evitare di uscire perché altrimenti subiremmo perdite economiche ingenti. Ecco perché abbiamo deciso di proclamare uno sciopero per l'intera settimana» ha spiegato a BisceglieViva.
La conseguenza diretta di questa azione intrapresa all'unanimità da tutti gli addetti è la mancanza di pesce fresco sui banchi dei mercati ittici in questi giorni. «Siamo dispiaciuti ma non abbiamo alternative e se non dovessero fornirci risposte concrete da Roma non potremo far altro che proseguire con la protesta ad oltranza, consegnando simbolicamente alle Capitanerie i documenti delle nostre imbarcazioni». La nobile professione del pescatore, purtroppo, sembra divenuta troppo anti-economica, con conseguenze facilmente immaginabili per il tessuto produttivo e il futuro occupazionale delle decine migliaia di addetti del settore, anche a Bisceglie dove i posti di lavoro a forte rischio sono oltre 100.