Economia e lavoro
«La comunicazione non positiva sulla pandemia influenza il calo delle vendite»
Consumi in picchiata, l'allarme di Fismo Confesercenti
Bisceglie - domenica 13 febbraio 2022
10.10
Il percorso di uscita dall'emergenza Covid, sotto il profilo sanitario, sembra molto vicino. Gli operatori del settore commercio, pur condividendo la sensazione di sollievo generale per una pandemia che si spera volga al termine, restano molto preoccupati per il futuro delle loro attività, specie guardando al fardello di pagamenti arretrati (mutui, cartelle fiscali, tributi locali, fitti) che andranno presto a sommarsi ai costi attualmente sostenuti e che a rigor di logica dovranno essere smaltiti in brevissimo tempo.
La riflessione è maturata anche nel corso di una riunione promossa da Fismo Confesercenti Bat, l'organizzazione dei commercianti del settore moda e abbigliamento guidata da Tommy Leonetti, già presidente di Confesercenti Andria. Il coordinamento ha diffuso un documento piuttosto dettagliata a proposito delle principali criticità.
Il Governo non ha ancora deliberato i nuovi ristori per il periodo gennaio-marzo 2022 fermo restano la necessità di ampliarli alle mensilità precedenti novembre e dicembre 2021 mesi in cui il settore ha affrontato concretamente un lockdown di fatto.
Bisognerebbe, inoltre, rivedere i parametri per il calcolo dei sostegni, attualmente penalizzanti per molti commercianti, molti dei quali non hanno potuto accedervi perché al limite di quei criteri necessari per rientrarvi con i colleghi del settore ristorazione che hanno usufruito maggiormente dei ristori.
Altro tema evidenziato è la vendita a saldo, a loro dire inutile, perché costretta in un determinato periodi. Sarebbe auspicabile, invece, un cambio di rotta attraverso nuove normative che ne consentano l'effettuazione sulla base di decisioni autonome da parte di ogni commerciante. A tal proposito, purtroppo, si ha consapevolezza che difficilmente si cambierà a breve termine, perché la categoria non è unit.
Fismo Confesercenti Bat ha scritto ai Sindaci del territorio ed al Prefetto Maurizio Valiante, preannunciando una conferenza stampa alla presenza dei gruppi dirigenti dei settori pubblici esercizi, turismo e ambulanti.
«C'è troppa comunicazione improntata sulla paura che non fa per niente bene al settore commercio ed imprenditoriale in genere» hanno rimarcato i commercianti. «Le istituzioni dovrebbero spiegare con maggiore chiarezza che la variante Omicron non è virulenta ai livelli del virus nel primo periodo; di conseguenza dovrebbero invitare la gente a tornare alla normalità. Invece le istituzioni, continuando a parlare di "miglioramento" della situazione emergenziale e non specificando che siamo vicini alla fine dell'emergenza, non fannno altro che comunicare ancora messaggi di timore» hanno aggiunto.
«Questo tipo di comunicazione non positiva influenza le vendite a saldo che non stano producendo gli effetti sperati. La gente fatica ad uscire di casa per fare acquisti; la sera le città si svuotano mentre noi siamo costretti a rimanere aperti senza prospettive di guadagni, con la consapevolezza del macro aumento delle spese per le utenze energetiche».
La tematica saldi è particolarmente sentita dai commercianti con posizioni antitetiche. In molti sono per la liberalizzazione, perché, ormai, sono presenti on-line tutto l'anno, mentre gli esercenti sono costretti ad osservare regole regionali molto rigide che sembrano ormai anacronistiche.
La riflessione è maturata anche nel corso di una riunione promossa da Fismo Confesercenti Bat, l'organizzazione dei commercianti del settore moda e abbigliamento guidata da Tommy Leonetti, già presidente di Confesercenti Andria. Il coordinamento ha diffuso un documento piuttosto dettagliata a proposito delle principali criticità.
Il Governo non ha ancora deliberato i nuovi ristori per il periodo gennaio-marzo 2022 fermo restano la necessità di ampliarli alle mensilità precedenti novembre e dicembre 2021 mesi in cui il settore ha affrontato concretamente un lockdown di fatto.
Bisognerebbe, inoltre, rivedere i parametri per il calcolo dei sostegni, attualmente penalizzanti per molti commercianti, molti dei quali non hanno potuto accedervi perché al limite di quei criteri necessari per rientrarvi con i colleghi del settore ristorazione che hanno usufruito maggiormente dei ristori.
Altro tema evidenziato è la vendita a saldo, a loro dire inutile, perché costretta in un determinato periodi. Sarebbe auspicabile, invece, un cambio di rotta attraverso nuove normative che ne consentano l'effettuazione sulla base di decisioni autonome da parte di ogni commerciante. A tal proposito, purtroppo, si ha consapevolezza che difficilmente si cambierà a breve termine, perché la categoria non è unit.
Fismo Confesercenti Bat ha scritto ai Sindaci del territorio ed al Prefetto Maurizio Valiante, preannunciando una conferenza stampa alla presenza dei gruppi dirigenti dei settori pubblici esercizi, turismo e ambulanti.
«C'è troppa comunicazione improntata sulla paura che non fa per niente bene al settore commercio ed imprenditoriale in genere» hanno rimarcato i commercianti. «Le istituzioni dovrebbero spiegare con maggiore chiarezza che la variante Omicron non è virulenta ai livelli del virus nel primo periodo; di conseguenza dovrebbero invitare la gente a tornare alla normalità. Invece le istituzioni, continuando a parlare di "miglioramento" della situazione emergenziale e non specificando che siamo vicini alla fine dell'emergenza, non fannno altro che comunicare ancora messaggi di timore» hanno aggiunto.
«Questo tipo di comunicazione non positiva influenza le vendite a saldo che non stano producendo gli effetti sperati. La gente fatica ad uscire di casa per fare acquisti; la sera le città si svuotano mentre noi siamo costretti a rimanere aperti senza prospettive di guadagni, con la consapevolezza del macro aumento delle spese per le utenze energetiche».
La tematica saldi è particolarmente sentita dai commercianti con posizioni antitetiche. In molti sono per la liberalizzazione, perché, ormai, sono presenti on-line tutto l'anno, mentre gli esercenti sono costretti ad osservare regole regionali molto rigide che sembrano ormai anacronistiche.