Attualità
Coronavirus, le segnalazioni sui social: «Troppe persone in giro»
Sempre più difficile gestire la situazione mantenendo un equilibrio tra le necessità della popolazione e l'esigenza di garantire il distanziamento sociale
Bisceglie - venerdì 17 aprile 2020
11.30
Il tenore delle segnalazioni che continuano a giungere è quasi unanime. C'è troppa gente in giro per le strade di Bisceglie. È indiscutibilmente divenuto, col passare dei giorni, sempre più difficile gestire la situazione sul territorio mantenendo un equilibrio tra le necessità della popolazione e l'esigenza di garantire il distanziamento sociale oltre che il rispetto delle disposizioni governative.
L'impressione che il numero di persone in circolazione sia risalito dopo Pasquetta è piuttosto avvertita in città, anche se per il momento le statistiche rilevate sui flussi (e aggiornate a giovedì 16 aprile) non si discostano più di tanto dai dati riscontrati negli stessi giorni delle settimane precedenti. Numerose sono le testimonianze che fanno riferimento al semplice dato "acustico": «Dalle finestre e dai balconi il traffico "si sente" quasi fosse una giornata come le altre» spiegano alcuni biscegliesi.
Potenziali assembramenti si registrano in diversi quartieri della città, specie in zona San Pietro.
«Sono appena rientrato dopo essere uscito per motivi di lavoro. In fondo, pagare è sempre un dovere per un buon imprenditore, ma in questi frangenti diventa un obbligo inderogabile» ha spiegato un cittadino, testimoniando di aver visto «in giro sempre più gente, code ai semafori con auto strombazzanti, rotatorie imboccate come fossero chicanes di un autodromo. Tutto, insomma, tranne che il coprifuoco» ha aggiunto.
La riflessione è presto fatta: «Meglio una "fase 1" con la gente tutta per strada a fare un'ora di coda dal fruttivendolo con mascherine logorate dall'uso e ormai scure per i tanti vapori filtrati oppure una "fase 2" in cui, soprattutto grazie agli interventi dei datori di lavoro, tanta gente sarebbe trattenuta in ambienti lavorativi certamente meno pericolosi?».
Un altro aspetto su cui è posta l'attenzione riguarda il mancato soddisfacimento della necessità di mascherine per la popolazione: «È una vergogna che dopo ormai quasi tre mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza non si sia riusciti ad organizzare una filiera di produzione interna di tali semplicissimi dispositivi».
L'imprenditore biscegliese ha espresso un suo convincimento: «Non mi sento di condannare chi, vivendo in più persone in un appartamento di poche decine di metri quadri, magari logoro da tensioni interne, esce di casa per fare la coda e prendere un mazzettino di prezzemolo...».
L'impressione che il numero di persone in circolazione sia risalito dopo Pasquetta è piuttosto avvertita in città, anche se per il momento le statistiche rilevate sui flussi (e aggiornate a giovedì 16 aprile) non si discostano più di tanto dai dati riscontrati negli stessi giorni delle settimane precedenti. Numerose sono le testimonianze che fanno riferimento al semplice dato "acustico": «Dalle finestre e dai balconi il traffico "si sente" quasi fosse una giornata come le altre» spiegano alcuni biscegliesi.
Potenziali assembramenti si registrano in diversi quartieri della città, specie in zona San Pietro.
«Sono appena rientrato dopo essere uscito per motivi di lavoro. In fondo, pagare è sempre un dovere per un buon imprenditore, ma in questi frangenti diventa un obbligo inderogabile» ha spiegato un cittadino, testimoniando di aver visto «in giro sempre più gente, code ai semafori con auto strombazzanti, rotatorie imboccate come fossero chicanes di un autodromo. Tutto, insomma, tranne che il coprifuoco» ha aggiunto.
La riflessione è presto fatta: «Meglio una "fase 1" con la gente tutta per strada a fare un'ora di coda dal fruttivendolo con mascherine logorate dall'uso e ormai scure per i tanti vapori filtrati oppure una "fase 2" in cui, soprattutto grazie agli interventi dei datori di lavoro, tanta gente sarebbe trattenuta in ambienti lavorativi certamente meno pericolosi?».
Un altro aspetto su cui è posta l'attenzione riguarda il mancato soddisfacimento della necessità di mascherine per la popolazione: «È una vergogna che dopo ormai quasi tre mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza non si sia riusciti ad organizzare una filiera di produzione interna di tali semplicissimi dispositivi».
L'imprenditore biscegliese ha espresso un suo convincimento: «Non mi sento di condannare chi, vivendo in più persone in un appartamento di poche decine di metri quadri, magari logoro da tensioni interne, esce di casa per fare la coda e prendere un mazzettino di prezzemolo...».