Politica
Crisi di governo, le posizioni dei due deputati biscegliesi
Boccia conferma la linea del segretario dem Zingaretti, Galantino sembra propenso a negare la fiducia a un nuovo esecutivo coi 5 Stelle
Italia - mercoledì 21 agosto 2019
9.11
La crisi del governo Conte si è conclusa con le dimissioni presentate dall'ormai ex premier nelle mani del presidente della repubblica Sergio Mattarella. La decisione del professore originario di Volturara Appula di passare per un acceso dibattito in Senato prima di salire al Quirinale per rimettere il mandato ha spostato le attenzioni dei media verso uno solo dei due rami del parlamento. Ma della Camera dei deputati fanno parte due biscegliesi, il dem Francesco Boccia e l'ex 5 Stelle Davide Galantino, iscritto da alcune settimane al gruppo misto.
L'economista, vicino alle posizioni del segretario Pd Nicola Zingaretti, ha manifestato senza mezzi termini l'opinione che sarebbe più opportuno andare alle elezioni. Boccia ha sottolineato che «aver aperto a un nuovo governo prima dell'apertura della crisi è stato un tragico errore. E questo per eccesso di protagonismo», attaccando chiaramente Renzi, perché a suo giudizio avrebbe «dato ai 5Stelle una centralità enorme. Solo dopo l'apertura della crisi e la sintesi del presidente della repubblica avremmo posto le nostre condizioni nette per una maggioranza di legislatura o voto immediato».
Il deputato biscegliese ha dichiarato in modo netto: «Quando si è chiari non si ha mai paura del voto. Penso sia più giusto sfidare a viso aperto Salvini andando alle elezioni». Quindi una provocazione: «Se mai dovesse esserci un governo Pd-M5s, Renzi dovrebbe impegnarsi direttamente con il coinvolgimento di personalità a lui vicine come Maria Elena Boschi». Boccia ha espresso freddezza nei confronti dell'ipotesi di una coalizione "Ursula" proposta da Romano Prodi: «Non mi sembra abbastanza per far nascere un governo in Italia». Le posizioni di Boccia sembrano definire in concreto la frattura evidente tra la segreteria del Partito Democratico e la maggioranza dei componenti dei due gruppi parlamentari, candidati da Renzi nel 2018. I dem potrebbero non avere una linea comune sul comportamento da seguire nei confronti di una proposta di governo coi pentastellati, specie considerando che Zingaretti, nel caso di un immediato ritorno alle urne, avrebbe la possibilità di plasmare le liste del Pd estromettendo molti renziani.
Davide Galantino, che nei giorni successivi alla sua uscita dal Movimento 5 Stelle è stato accostato a Fratelli d'Italia (fu anche ospite di un'iniziativa istituzionale promossa dal partito di Giorgia Meloni a Montecitorio), si è limitato a rivolgere un "in bocca al lupo" a Conte prima del suo discorso a Palazzo Madama. Difficile immaginare il suo voto favorevole a un eventuale esecutivo con l'inclusione dei pentastellati. La situazione è apertissima.
L'economista, vicino alle posizioni del segretario Pd Nicola Zingaretti, ha manifestato senza mezzi termini l'opinione che sarebbe più opportuno andare alle elezioni. Boccia ha sottolineato che «aver aperto a un nuovo governo prima dell'apertura della crisi è stato un tragico errore. E questo per eccesso di protagonismo», attaccando chiaramente Renzi, perché a suo giudizio avrebbe «dato ai 5Stelle una centralità enorme. Solo dopo l'apertura della crisi e la sintesi del presidente della repubblica avremmo posto le nostre condizioni nette per una maggioranza di legislatura o voto immediato».
Il deputato biscegliese ha dichiarato in modo netto: «Quando si è chiari non si ha mai paura del voto. Penso sia più giusto sfidare a viso aperto Salvini andando alle elezioni». Quindi una provocazione: «Se mai dovesse esserci un governo Pd-M5s, Renzi dovrebbe impegnarsi direttamente con il coinvolgimento di personalità a lui vicine come Maria Elena Boschi». Boccia ha espresso freddezza nei confronti dell'ipotesi di una coalizione "Ursula" proposta da Romano Prodi: «Non mi sembra abbastanza per far nascere un governo in Italia». Le posizioni di Boccia sembrano definire in concreto la frattura evidente tra la segreteria del Partito Democratico e la maggioranza dei componenti dei due gruppi parlamentari, candidati da Renzi nel 2018. I dem potrebbero non avere una linea comune sul comportamento da seguire nei confronti di una proposta di governo coi pentastellati, specie considerando che Zingaretti, nel caso di un immediato ritorno alle urne, avrebbe la possibilità di plasmare le liste del Pd estromettendo molti renziani.
Davide Galantino, che nei giorni successivi alla sua uscita dal Movimento 5 Stelle è stato accostato a Fratelli d'Italia (fu anche ospite di un'iniziativa istituzionale promossa dal partito di Giorgia Meloni a Montecitorio), si è limitato a rivolgere un "in bocca al lupo" a Conte prima del suo discorso a Palazzo Madama. Difficile immaginare il suo voto favorevole a un eventuale esecutivo con l'inclusione dei pentastellati. La situazione è apertissima.