Cronaca
Bisceglie nella relazione semestrale della Dia
In evidenza, nel primo semestre 2019, l'uso dei minori per lo spaccio di droga e gli spari all'indirizzo delle forze dell'ordine
Bisceglie - sabato 18 gennaio 2020
15.07
È stata diffusa nelle scorse ore la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia al parlamento inerente il periodo gennaio-giugno 2019. Il documento è come di consueto corposo e dettagliato (686 pagine) e affronta la situazione della criminalità organizzata pugliese e lucana in un capitolo specifico (il quinto), dedicando un intero paragrafo alla provincia di Barletta-Andria-Trani, con diversi riferimenti a Bisceglie.
«Il territorio della Bat caratterizzato da un tessuto economico-produttivo in ripresa e, quindi, appetibile ai fini dell'infiltrazione mafiosa, offre uno scenario criminale tra i più complessi nella regione» è quanto contenuto nella relazione. «L'area costituisce il punto d'incontro tra organizzazioni criminali di diversa estrazione geografica (società foggiana, malavita cerignolana e criminalità organizzata barese), quasi una cerniera tra le stesse, generando così un quadro locale eterogeneo, la cui peculiarità si traduce anche nella diversificazione dei traffici illeciti (da reati predatori ad estorsioni, usura, contraffazione, contrabbando, mercato degli stupefacenti, nonché riciclaggio)» è aggiunto.
«Nonostante tali pervasive influenze esterne, i sodalizi autoctoni conservano una propria autonomia operativa, fondata soprattutto su un forte legame con il territorio» è rimarcato nel documento.
Due episodi particolarmente significativi, avvenuti a Bisceglie nel primo semestre del 2019, certificano secondo la Dia una sempre crescente capacità delle organizzazioni criminali di rendersi efficaci e attive anche in una città nella quale, tradizionalmente, erano state poco presenti in passato, quasi come se la piazza biscegliese fosse dichiarata "cuscinetto" tra differenti zone d'influenza.
Uno di essi trova spazio anche nelle conclusioni della Direzione investigativa antimafia: «Una connotazione violenta legata al controllo del territorio, non disgiunta dall'utilizzo di minori, si è riscontrata anche nella criminalità organizzata pugliese. Quanto mai indicativa, in proposito, è l'operazione "Educazione criminale", conclusa a febbraio dall'Arma dei carabinieri, che ha fatto luce su un florido mercato di droga a Bisceglie, dove appartenenti alla rete criminale costringevano i figli minorenni a trasportare gli stupefacenti». Quanto scoperto per le vie del centro storico biscegliese preso ad esempio nella relazione per rappresentare, nel concreto, un "ricambio generazionale" piuttosto cospicuo nei ranghi delle organizzazioni e la spregiudicatezza nell'utilizzo di soggetti minori d'età - in alcuni casi bambini - per l'espletamento delle attività di spaccio.
Il secondo fatto di cronaca plateale («emblematico episodio di violenza») è invece risalente al 25 aprile: «Un pregiudicato per spaccio di stupefacenti ha esploso alcuni colpi di arma da fuoco contro il Comandante e un Maresciallo della Tenenza dei Carabinieri, fortunatamente senza provocare danni alle persone» è riportato nella relazione al parlamento.
«L'episodio merita attenzione, oltre che per la violenza dell'evento, per la vicinanza temporale con l'omicidio del Maresciallo Di Gennaro» avvenuto a Cagnano Varano appena 12 giorni prima. «Entrambi gli eventi, seppur non direttamente legati a dinamiche di criminalità organizzata, sono maturati in contesti dove alla disponibilità di armi s'affiancano sentimenti di male sopportazione della legalità e forme allarmanti di degrado sociale». È anche puntualizzato che il giovane aggressore «il 5 aprile 2019, era stato deferito all'Autorità Giudiziaria in quanto trovato in possesso, a seguito di perquisizione, di 3 dosi di cocaina e circa 300,00 euro, presumibile provento di spaccio, mentre il successivo 7 aprile, è stato nuovamente denunciato per porto di armi ed oggetti tesi a offendere (un coltello)».
Il 13 maggio, invece, l'operazione "Venerdì Nero" della Guardia di Finanza ha dato esecuzione a ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 4 giovani per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish), ricettazione e porto e detenzione di armi comuni da sparo. Nel corso delle attività si è anche proceduto al sequestro di una pistola calibro 7.65 con 19 cartucce.
La contrapposizione tra i referenti dei clan Capriati e Di Cosola a Bisceglie è ancora molto forte, sebbene non abbia causato atti criminali diretti come accaduto nel 2017, quando due omicidi rischiarono di dare origine a un'autentica faida tra le azioni. Quanto all'operazione "Educazione criminale" la Dia ha scritto che «le indagini, avviate a seguito di atti intimidatori in danno di un pregiudicato sorvegliato speciale, hanno ricostruito una rete di soggetti dediti al rifornimento ed allo spaccio degli stupefacenti, gestita attraverso l'efficace connubio tra figure criminali storiche e nuove leve "arruolate" con funzioni di pusher. Il sodalizio si approvvigionava anche fuori del territorio di competenza, presso i gruppi di Andria e Castellana Grotte».
Gli equilibri potrebbero anche mutare, secondo quanto lasciato trasparire dalla Direzione investigativa antimafia: «Lungo la litoranea tra Trani e Bisceglie permane la forte influenza dei clan baresi e in particolare dei Capriati. A Trani, alla luce delle vicissitudini investigative e giudiziarie che hanno colpito i gruppi Corda e Colangelo, si sono creati dei vuoti operativi, potenziali fonti di fibrillazione criminale». La lotta per il controllo di quella porzione di territorio sembra più che mai aperta.
«Il territorio della Bat caratterizzato da un tessuto economico-produttivo in ripresa e, quindi, appetibile ai fini dell'infiltrazione mafiosa, offre uno scenario criminale tra i più complessi nella regione» è quanto contenuto nella relazione. «L'area costituisce il punto d'incontro tra organizzazioni criminali di diversa estrazione geografica (società foggiana, malavita cerignolana e criminalità organizzata barese), quasi una cerniera tra le stesse, generando così un quadro locale eterogeneo, la cui peculiarità si traduce anche nella diversificazione dei traffici illeciti (da reati predatori ad estorsioni, usura, contraffazione, contrabbando, mercato degli stupefacenti, nonché riciclaggio)» è aggiunto.
«Nonostante tali pervasive influenze esterne, i sodalizi autoctoni conservano una propria autonomia operativa, fondata soprattutto su un forte legame con il territorio» è rimarcato nel documento.
Due episodi particolarmente significativi, avvenuti a Bisceglie nel primo semestre del 2019, certificano secondo la Dia una sempre crescente capacità delle organizzazioni criminali di rendersi efficaci e attive anche in una città nella quale, tradizionalmente, erano state poco presenti in passato, quasi come se la piazza biscegliese fosse dichiarata "cuscinetto" tra differenti zone d'influenza.
Uno di essi trova spazio anche nelle conclusioni della Direzione investigativa antimafia: «Una connotazione violenta legata al controllo del territorio, non disgiunta dall'utilizzo di minori, si è riscontrata anche nella criminalità organizzata pugliese. Quanto mai indicativa, in proposito, è l'operazione "Educazione criminale", conclusa a febbraio dall'Arma dei carabinieri, che ha fatto luce su un florido mercato di droga a Bisceglie, dove appartenenti alla rete criminale costringevano i figli minorenni a trasportare gli stupefacenti». Quanto scoperto per le vie del centro storico biscegliese preso ad esempio nella relazione per rappresentare, nel concreto, un "ricambio generazionale" piuttosto cospicuo nei ranghi delle organizzazioni e la spregiudicatezza nell'utilizzo di soggetti minori d'età - in alcuni casi bambini - per l'espletamento delle attività di spaccio.
Il secondo fatto di cronaca plateale («emblematico episodio di violenza») è invece risalente al 25 aprile: «Un pregiudicato per spaccio di stupefacenti ha esploso alcuni colpi di arma da fuoco contro il Comandante e un Maresciallo della Tenenza dei Carabinieri, fortunatamente senza provocare danni alle persone» è riportato nella relazione al parlamento.
«L'episodio merita attenzione, oltre che per la violenza dell'evento, per la vicinanza temporale con l'omicidio del Maresciallo Di Gennaro» avvenuto a Cagnano Varano appena 12 giorni prima. «Entrambi gli eventi, seppur non direttamente legati a dinamiche di criminalità organizzata, sono maturati in contesti dove alla disponibilità di armi s'affiancano sentimenti di male sopportazione della legalità e forme allarmanti di degrado sociale». È anche puntualizzato che il giovane aggressore «il 5 aprile 2019, era stato deferito all'Autorità Giudiziaria in quanto trovato in possesso, a seguito di perquisizione, di 3 dosi di cocaina e circa 300,00 euro, presumibile provento di spaccio, mentre il successivo 7 aprile, è stato nuovamente denunciato per porto di armi ed oggetti tesi a offendere (un coltello)».
Il 13 maggio, invece, l'operazione "Venerdì Nero" della Guardia di Finanza ha dato esecuzione a ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 4 giovani per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish), ricettazione e porto e detenzione di armi comuni da sparo. Nel corso delle attività si è anche proceduto al sequestro di una pistola calibro 7.65 con 19 cartucce.
La contrapposizione tra i referenti dei clan Capriati e Di Cosola a Bisceglie è ancora molto forte, sebbene non abbia causato atti criminali diretti come accaduto nel 2017, quando due omicidi rischiarono di dare origine a un'autentica faida tra le azioni. Quanto all'operazione "Educazione criminale" la Dia ha scritto che «le indagini, avviate a seguito di atti intimidatori in danno di un pregiudicato sorvegliato speciale, hanno ricostruito una rete di soggetti dediti al rifornimento ed allo spaccio degli stupefacenti, gestita attraverso l'efficace connubio tra figure criminali storiche e nuove leve "arruolate" con funzioni di pusher. Il sodalizio si approvvigionava anche fuori del territorio di competenza, presso i gruppi di Andria e Castellana Grotte».
Gli equilibri potrebbero anche mutare, secondo quanto lasciato trasparire dalla Direzione investigativa antimafia: «Lungo la litoranea tra Trani e Bisceglie permane la forte influenza dei clan baresi e in particolare dei Capriati. A Trani, alla luce delle vicissitudini investigative e giudiziarie che hanno colpito i gruppi Corda e Colangelo, si sono creati dei vuoti operativi, potenziali fonti di fibrillazione criminale». La lotta per il controllo di quella porzione di territorio sembra più che mai aperta.