Religioni
Don Franco Di Liddo festeggia 25 anni di sacerdozio
Solenne celebrazione martedì 28 maggio con l'arcivescovo D'Ascenzo
Bisceglie - domenica 26 maggio 2019
9.50
Ricorre il venticinquesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale di don Franco Di Liddo, avvenuta il 28 maggio del 1994. La comunità parrocchiale di Sant'Andrea Apostolo e i tanti amici lo festeggeranno martedì, alle ore 19:30, nel corso di una solenne concelebrazione presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Leonardo D'Ascenzo.
Don Franco Di Liddo è nato a Bisceglie il 16 febbraio 1968, terzo figlio di una famiglia di 4 fratelli maschi: «Sono figlio del mare, mio padre armatore di barche e pescivendolo: io, da pescatore di pesci, sono diventato pescatore di uomini grazie al Signore che mi ha chiamato a seguirlo sulla strada del sacerdozio» ha raccontato.
«Papà Salvatore ha costruito da buon armatore 2 barche di legno, io grazie all'obbedienza al mio amato e indimenticabile Arcivescovo monsignor Giovan Battista Pichierri ho costruito una barca di pietra, l'edificio sacro di Sant'Andrea Apostolo in Bisceglie. Vi divenni parroco il 1 gennaio 2001, iniziando l'opera da un ettaro e 800 mq di terra meritando anche il titolo di parroco dei buchi, in quanto in precedenza ho avuto incarichi in parrocchie allocate in sottani o in costruzione. Sono Canonico Arciprete del Capitolo concattedrale di Bisceglie e delegato episcopale dei Gruppi di preghiera di San Pio dell'Arcidiocesi».
Quanto ai suoi venticinque anni di sacerdozio, don Franco ha aggiunto: «Sono stati anni intensi, di impegno e di lotte continue, in quanto, fermo restando le mie imperfezioni, ho tenuto lontano da me i compromessi e ho cercato di dare più esempio che parole. Il mio sacerdozio l'ho vissuto e lo vivo all'insegna dell'accoglienza della gente, di qualsiasi estrazione. Da tutta la città sono venuti a cercarmi per avere una parola di conforto e per chiedere aiuto a risolvere qualche problema.
I punti di riferimento ideali sono stati e sono: prima di tutto Gesù, sommo sacerdote; ma non potrò mai dimenticare il mio parroco, don Giuseppe Di Buduo, da lui ho appreso lo spirito sacerdotale, uomo retto, irreprensibile e di preghiera. L'altro punto di riferimento è stato il compianto monsignor Giovan Battista Pichierri, che non dimenticherò mai, per avere avuto fiducia in me e per avermi accompagnato nel mio cammino. Ma non posso dimenticare la Madonna! Noi sacerdoti per lei siamo figli prediletti! Dobbiamo amarla! Vorrei citare un consiglio, che conservo sempre, datomi da Padre Mario Pascolo, giuseppino, quando ero cappellano all'ospedale di Barletta, erano gli 1994, 1995. Mi disse così: don Franco, l'omelia deve essere corta, aderente alla vita, aperta al mistero. E, poi, vorrei annoverare la mia devozione a Padre Pio, che è sempre stato di sostegno al mio sacerdozio. Su questo ho costruito il mio tutto e il mio niente!».
Don Franco Di Liddo è nato a Bisceglie il 16 febbraio 1968, terzo figlio di una famiglia di 4 fratelli maschi: «Sono figlio del mare, mio padre armatore di barche e pescivendolo: io, da pescatore di pesci, sono diventato pescatore di uomini grazie al Signore che mi ha chiamato a seguirlo sulla strada del sacerdozio» ha raccontato.
«Papà Salvatore ha costruito da buon armatore 2 barche di legno, io grazie all'obbedienza al mio amato e indimenticabile Arcivescovo monsignor Giovan Battista Pichierri ho costruito una barca di pietra, l'edificio sacro di Sant'Andrea Apostolo in Bisceglie. Vi divenni parroco il 1 gennaio 2001, iniziando l'opera da un ettaro e 800 mq di terra meritando anche il titolo di parroco dei buchi, in quanto in precedenza ho avuto incarichi in parrocchie allocate in sottani o in costruzione. Sono Canonico Arciprete del Capitolo concattedrale di Bisceglie e delegato episcopale dei Gruppi di preghiera di San Pio dell'Arcidiocesi».
Quanto ai suoi venticinque anni di sacerdozio, don Franco ha aggiunto: «Sono stati anni intensi, di impegno e di lotte continue, in quanto, fermo restando le mie imperfezioni, ho tenuto lontano da me i compromessi e ho cercato di dare più esempio che parole. Il mio sacerdozio l'ho vissuto e lo vivo all'insegna dell'accoglienza della gente, di qualsiasi estrazione. Da tutta la città sono venuti a cercarmi per avere una parola di conforto e per chiedere aiuto a risolvere qualche problema.
I punti di riferimento ideali sono stati e sono: prima di tutto Gesù, sommo sacerdote; ma non potrò mai dimenticare il mio parroco, don Giuseppe Di Buduo, da lui ho appreso lo spirito sacerdotale, uomo retto, irreprensibile e di preghiera. L'altro punto di riferimento è stato il compianto monsignor Giovan Battista Pichierri, che non dimenticherò mai, per avere avuto fiducia in me e per avermi accompagnato nel mio cammino. Ma non posso dimenticare la Madonna! Noi sacerdoti per lei siamo figli prediletti! Dobbiamo amarla! Vorrei citare un consiglio, che conservo sempre, datomi da Padre Mario Pascolo, giuseppino, quando ero cappellano all'ospedale di Barletta, erano gli 1994, 1995. Mi disse così: don Franco, l'omelia deve essere corta, aderente alla vita, aperta al mistero. E, poi, vorrei annoverare la mia devozione a Padre Pio, che è sempre stato di sostegno al mio sacerdozio. Su questo ho costruito il mio tutto e il mio niente!».