Cultura
Economia circolare: Chiesa, ricerca e impresa siglano a Bisceglie una importante alleanza
Partirà dalla Puglia la prima filiera dell'economia civile del settore agroalimentare. Sintesi del primo convegno unificato della Società italiana di economia agraria e della Società italiana di economia agroalimentare
Bisceglie - giovedì 14 settembre 2017
06.54
Non capita troppo spesso di ospitare a Bisceglie iniziative di tale spessore accademico. Capita quando si muovono determinate macchine e persone che superano, per profilo, i confini locali e a volte quelli regionali.
Sebbene la prima conferenza unita tra Sidea , Siea e Università di Foggia, in corso dal 13 al 16 settembre tra Bisceglie e ari sia una iniziativa collettiva, non sorprende sapere che tra gli organizzatori ci sia anche il nome del prof. Francesco Contò (direttore del dipartimento di Economia dell'Università degli studi di Foggia), che in genere non ama essere menzionato, ma ogni tanto dovrebbe.
La prima conferenza unificata della Società italiana di economia agraria e della Società italiana di economia agroalimentare ha aperto i lavori su tema della "cooperazione e della creazione del valore nella filiera agroalimentare" alternando a sessioni tecniche un pubblico dibattito in materia di "Economia circolare e innovazione del settore Agroalimentare".
A dibattere, moderati da don Lucio Ciardo, vicepresidente della fondazione De finibus Terrae, sono stati esponenti del mondo accademico ed ecclesiastico, che condividono una impostazione di fondo: mondo della ricerca, Chiesa, istituzioni, associazionismo e operatori del settore agroalimentare devono smetterla di avere un approccio lineare basato sulla massimizzazione dell'utilità e sul prendo – produco – scarto e adottarne uno circolare (prendo – produco – recupero e reimmetto in circolo), che dia valore ai beni spirituali, relazionali, ambientali di cui una comunità può godere nel territorio.
Leonardo Becchetti, dell'università Tor Vergata di Roma spiega che il passaggio passa prima di tutto dalla cultura: «Siamo abituati a dare troppo valore decisionale alla politica, mentre in realtà la politica insegue la sensibilità dell'opinione pubblica. Il pianificatore benevolente, che cala dall'alto a soccorrere il cittadino passivo, non è più un modello perseguibile. Il futuro e a quattro mani: oltre allo stato e al mercato, ad agire ci sono i cittadini attivi e le imprese sostenibili».
I concetti chiave per Becchetti, che ha già svolto diversi esperimenti di cambiamento, sono due: il primo è "voto con il portafoglio", che esprime la sovranità del consumatore, quando sceglie di usare il suo potere di acquisto per premiare o punire, aziende responsabili o irresponsabili dal punto di vista sociale e ambientale; il secondo è "partecipazione": «Se vogliamo che qualcosa funzioni nel verso della sostenibilità occorre agire dal asso in tre direzioni. La comunicazione, che porta alla consapevolezza del consumatore; l'informazione e una policy smart della domanda, che possa aiutare chi coopera a cooperare superando il cosiddetto dilemma del prigioniero».
Del ruolo della Chiesa e della formazione alla sostenibilità ha parlato monsignor Luigi Renna, che citando l'enciclica di Papa Francesco ha ricordato che: «Non basta una preghiera o un buon proposito, serve recuperare la capacità di giudicare. È la sfida della dottrina sociale della Chiesa. La visione cristiana, né radicalmente ambientalista, né antropocentrica, né teologicamente centrata su Dio, si ispira al concetto di connessioni. Il concetto di ecologia integrale, molto vicino a quello di umanesimo integrale, affronta il tema dell'uomo nelle sue relazioni, con l'altro, con Dio, con la Natura. Ed è da questo approccio totale che serve ripartire».
A parlare di "convenienza" dell'economia circolare in un'ottica strettamente imprenditoriale, Federica Gasparro, della Scuola Sant'Anna di Pisa. Partendo dal concetto dell'inquinamento come costo per l'impresa, ha spiegato che i costi di conversione dal lineare al circolare sono spesso costosi, vengono ammortizzati solo sul medio e lungo periodo, non sempre sono remunerati dalle scelte dei consumatori. Ma se un'impresa è intelligente dalla conversione otterrà benefici in termini di risparmi sugli approvvigionamenti, sulle esportazioni, generando anche effetti positivi sull'occupazione. Cruciale, per la Gasparro, il ruolo della politica, che ha il dovere di sostenere sia i consumatori che le imprese che agiscono sostenibilmente.
A portare le esperienze dell'associazionismo e del mondo cattolico, don Raffaele Sarno, Franco Mastrogiacomo (presidente diocesano del progetto RecuperiAmoci) e Massimo Mezzina di Compagnia delle Opere – Foggia, già protagonisti di esperimenti di economia circolare sul territorio che aspettano solo di essere replicati.
Ha tirato le somme dell'incontro, il prof. Francesco Contò, che ha in mente di agire, realizzando da subito in Puglia una filiera dell'economia civile del settore agroalimentare. «Questo convegno ci è servito innanzitutto per mettere intorno ad un tavolo tutti i soggetti che vorranno rendersi protagonisti di un nuovo modello organizzativo, in grado di tradurre le teorie dell'economia circolare riduzione degli sprechi alimentari e ridistribuzione del potere d'acquisto. Il ruolo degli scienziati, in questo caso, è fondamentale: chiunque sia degno di questo nome, deve iniziare a sporcarsi le mani, dimostrando scientificamente ogni rifiuto e ogni problema possono trasformarsi in risorse»
Sebbene la prima conferenza unita tra Sidea , Siea e Università di Foggia, in corso dal 13 al 16 settembre tra Bisceglie e ari sia una iniziativa collettiva, non sorprende sapere che tra gli organizzatori ci sia anche il nome del prof. Francesco Contò (direttore del dipartimento di Economia dell'Università degli studi di Foggia), che in genere non ama essere menzionato, ma ogni tanto dovrebbe.
La prima conferenza unificata della Società italiana di economia agraria e della Società italiana di economia agroalimentare ha aperto i lavori su tema della "cooperazione e della creazione del valore nella filiera agroalimentare" alternando a sessioni tecniche un pubblico dibattito in materia di "Economia circolare e innovazione del settore Agroalimentare".
A dibattere, moderati da don Lucio Ciardo, vicepresidente della fondazione De finibus Terrae, sono stati esponenti del mondo accademico ed ecclesiastico, che condividono una impostazione di fondo: mondo della ricerca, Chiesa, istituzioni, associazionismo e operatori del settore agroalimentare devono smetterla di avere un approccio lineare basato sulla massimizzazione dell'utilità e sul prendo – produco – scarto e adottarne uno circolare (prendo – produco – recupero e reimmetto in circolo), che dia valore ai beni spirituali, relazionali, ambientali di cui una comunità può godere nel territorio.
Leonardo Becchetti, dell'università Tor Vergata di Roma spiega che il passaggio passa prima di tutto dalla cultura: «Siamo abituati a dare troppo valore decisionale alla politica, mentre in realtà la politica insegue la sensibilità dell'opinione pubblica. Il pianificatore benevolente, che cala dall'alto a soccorrere il cittadino passivo, non è più un modello perseguibile. Il futuro e a quattro mani: oltre allo stato e al mercato, ad agire ci sono i cittadini attivi e le imprese sostenibili».
I concetti chiave per Becchetti, che ha già svolto diversi esperimenti di cambiamento, sono due: il primo è "voto con il portafoglio", che esprime la sovranità del consumatore, quando sceglie di usare il suo potere di acquisto per premiare o punire, aziende responsabili o irresponsabili dal punto di vista sociale e ambientale; il secondo è "partecipazione": «Se vogliamo che qualcosa funzioni nel verso della sostenibilità occorre agire dal asso in tre direzioni. La comunicazione, che porta alla consapevolezza del consumatore; l'informazione e una policy smart della domanda, che possa aiutare chi coopera a cooperare superando il cosiddetto dilemma del prigioniero».
Del ruolo della Chiesa e della formazione alla sostenibilità ha parlato monsignor Luigi Renna, che citando l'enciclica di Papa Francesco ha ricordato che: «Non basta una preghiera o un buon proposito, serve recuperare la capacità di giudicare. È la sfida della dottrina sociale della Chiesa. La visione cristiana, né radicalmente ambientalista, né antropocentrica, né teologicamente centrata su Dio, si ispira al concetto di connessioni. Il concetto di ecologia integrale, molto vicino a quello di umanesimo integrale, affronta il tema dell'uomo nelle sue relazioni, con l'altro, con Dio, con la Natura. Ed è da questo approccio totale che serve ripartire».
A parlare di "convenienza" dell'economia circolare in un'ottica strettamente imprenditoriale, Federica Gasparro, della Scuola Sant'Anna di Pisa. Partendo dal concetto dell'inquinamento come costo per l'impresa, ha spiegato che i costi di conversione dal lineare al circolare sono spesso costosi, vengono ammortizzati solo sul medio e lungo periodo, non sempre sono remunerati dalle scelte dei consumatori. Ma se un'impresa è intelligente dalla conversione otterrà benefici in termini di risparmi sugli approvvigionamenti, sulle esportazioni, generando anche effetti positivi sull'occupazione. Cruciale, per la Gasparro, il ruolo della politica, che ha il dovere di sostenere sia i consumatori che le imprese che agiscono sostenibilmente.
A portare le esperienze dell'associazionismo e del mondo cattolico, don Raffaele Sarno, Franco Mastrogiacomo (presidente diocesano del progetto RecuperiAmoci) e Massimo Mezzina di Compagnia delle Opere – Foggia, già protagonisti di esperimenti di economia circolare sul territorio che aspettano solo di essere replicati.
Ha tirato le somme dell'incontro, il prof. Francesco Contò, che ha in mente di agire, realizzando da subito in Puglia una filiera dell'economia civile del settore agroalimentare. «Questo convegno ci è servito innanzitutto per mettere intorno ad un tavolo tutti i soggetti che vorranno rendersi protagonisti di un nuovo modello organizzativo, in grado di tradurre le teorie dell'economia circolare riduzione degli sprechi alimentari e ridistribuzione del potere d'acquisto. Il ruolo degli scienziati, in questo caso, è fondamentale: chiunque sia degno di questo nome, deve iniziare a sporcarsi le mani, dimostrando scientificamente ogni rifiuto e ogni problema possono trasformarsi in risorse»