Attualità
Ecosistema Rischio: Bisceglie risponde all'appello di Legambiente
Il panorama nazionale è disastroso. Ma Bisceglie è messa bene in materia di Protezione Civile
Bisceglie - giovedì 23 novembre 2017
Da un lato il consumo di suolo scellerato, le cattive pratiche edificatorie e una serie leggi tra loro mai rese omogenee, dall'altra i grandi cambiamenti climatici.
Le sole inondazioni, secondo le stime riportate dal Cnr2, hanno provocato dal 2010 al 2016 la morte di oltre 145 persone e l'evacuazione di oltre 40000 persone.
Il rapporto Ecosistema Rischio 2017 di Legambiente sul lavoro compiuto dalle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico, traccia un quadro dell'Italia a macchia di leopardo.
Il dossier di monitoraggio viene annualmente stilato per valutare l'esposizione al rischio idrogeologico delle regioni italiane e l'efficacia di attività di prevenzione e mitigazione, sia attraverso una corretta gestione del territorio e dei corsi d'acqua, sia attraverso l'organizzazione e la crescita dei sistemi locali di protezione civile.
Ad aderire all'iniziativa è stata però una percentuale pericolosamente bassa di comuni. Su 7.145 (oltre l'88% del totale) municipi in cui sono presenti aree a pericolosità da frana e idraulica, solo 1458 amministrazioni comunali hanno risposto in maniera completa al questionario Legambiente.
Di queste 41 – su 234 comuni a rischio - sono pugliesi.
Bisceglie, attenta al tema, rientra in quel 18% di comuni pugliesi (appena quattro nella Bat) che l'ISPRA ha inserito nella mappa italiana del rischio idrogeologico e che ha aderito all'iniziativa di Legambiente.
Secondo Legambiente, la città è tra gli 8 comuni pugliesi che possiede strutture sensibili in aree a rischio. Di contro nell'ultimo anno ha adeguato il Piano Regolatore Generale alle perimetrazioni contenute nel Piano per l'Assetto Idrogeologico al fine di stabilire i vincoli all'edificazione delle zone a rischio.
È inoltre tra i pochi (solo il 22% dei comuni partecipanti all'indagine dichiara di organizzare attività di informazione e il 17,1% esercitazioni) ad aver ben sfruttato il sistema locale protezione civile, tramite attività di informazione ed esercitazioni di scenari di rischio.
«Sono ancora molti i comuni che hanno abitazioni e fabbricati industriali in aree a rischio - afferma Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - ma pochissimi quelli che hanno intrapreso azioni di delocalizzazione per tutelare il territorio e ridurre i pericoli a cui sono esposti i cittadini e le attività produttive».
«Le amministrazioni comunali – conclude Tarantini – hanno un ruolo strategico e determinante nelle attività legate alla gestione del territorio, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, l'adeguamento alle norme di salvaguardia dettate dalla pianificazione di bacino e la corretta manutenzione del territorio. Tutte attività che, se adeguatamente pianificate e supportate, porterebbero a una riduzione reale del rischio idrogeologico».
Le sole inondazioni, secondo le stime riportate dal Cnr2, hanno provocato dal 2010 al 2016 la morte di oltre 145 persone e l'evacuazione di oltre 40000 persone.
Il rapporto Ecosistema Rischio 2017 di Legambiente sul lavoro compiuto dalle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico, traccia un quadro dell'Italia a macchia di leopardo.
Il dossier di monitoraggio viene annualmente stilato per valutare l'esposizione al rischio idrogeologico delle regioni italiane e l'efficacia di attività di prevenzione e mitigazione, sia attraverso una corretta gestione del territorio e dei corsi d'acqua, sia attraverso l'organizzazione e la crescita dei sistemi locali di protezione civile.
Ad aderire all'iniziativa è stata però una percentuale pericolosamente bassa di comuni. Su 7.145 (oltre l'88% del totale) municipi in cui sono presenti aree a pericolosità da frana e idraulica, solo 1458 amministrazioni comunali hanno risposto in maniera completa al questionario Legambiente.
Di queste 41 – su 234 comuni a rischio - sono pugliesi.
Bisceglie, attenta al tema, rientra in quel 18% di comuni pugliesi (appena quattro nella Bat) che l'ISPRA ha inserito nella mappa italiana del rischio idrogeologico e che ha aderito all'iniziativa di Legambiente.
Secondo Legambiente, la città è tra gli 8 comuni pugliesi che possiede strutture sensibili in aree a rischio. Di contro nell'ultimo anno ha adeguato il Piano Regolatore Generale alle perimetrazioni contenute nel Piano per l'Assetto Idrogeologico al fine di stabilire i vincoli all'edificazione delle zone a rischio.
È inoltre tra i pochi (solo il 22% dei comuni partecipanti all'indagine dichiara di organizzare attività di informazione e il 17,1% esercitazioni) ad aver ben sfruttato il sistema locale protezione civile, tramite attività di informazione ed esercitazioni di scenari di rischio.
«Sono ancora molti i comuni che hanno abitazioni e fabbricati industriali in aree a rischio - afferma Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - ma pochissimi quelli che hanno intrapreso azioni di delocalizzazione per tutelare il territorio e ridurre i pericoli a cui sono esposti i cittadini e le attività produttive».
«Le amministrazioni comunali – conclude Tarantini – hanno un ruolo strategico e determinante nelle attività legate alla gestione del territorio, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, l'adeguamento alle norme di salvaguardia dettate dalla pianificazione di bacino e la corretta manutenzione del territorio. Tutte attività che, se adeguatamente pianificate e supportate, porterebbero a una riduzione reale del rischio idrogeologico».