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Etichettatura, Coldiretti: "Altro stop a cibo falso. Salvata salsa made in Italy"

Passo determinante per tutelare un patrimonio di oltre 5 mld di chili di passata di pomodoro italiana

Un altro stop al cibo falso arriva con l'etichetta di origine obbligatoria che salva la 'salsa' Made in Italy dall'inganno dei prodotti coltivati all'estero ed importati per essere spacciati come italiani. E' quanto afferma la Coldiretti nell'annunciare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018 del decreto interministeriale per l'origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro, firmato dal Ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina di concerto con quello dello sviluppo economico Carlo Calenda.

"Il 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata - precisa il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – e la provincia di Foggia è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 26 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una Produzione Lorda Vendibile di quasi 175.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d'Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita". Intanto, nel 1985 il pomodoro da industria veniva pagato 180 lire. Nel 2017 il prezzo è stato lo stesso, mentre gli industriali – denuncia Coldiretti Puglia - continuano a chiedere di ridurre la produzione nazionale perché ritenuta eccessiva, mentre continuano inarrestabili gli sbarchi di pomodoro concentrato dall'estero, un affronto alle nostre produzioni di qualità made in Italy.

Un passo determinante per tutelare un patrimonio di oltre 5 miliardi di chili di passata di pomodoro italiana che rappresenta una componente fondamentale della dieta mediterranea come richiesto dall'82% dei consumatori nella consultazione on line sull'indicazione di origine obbligatoria degli alimenti.
"E' evidente il danno arrecato al settore – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – dalle tonnellate di concentrato di pomodoro provenienti dalla Cina per produrre salse italiane. Il risultato è che dalla Cina si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. In sostanza i pomodori di provenienza cinese rappresentano circa il 15% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco".
Finalmente – precisa la Coldiretti - sono tolte dall'anonimato tutte le coltivazioni di pomodoro diffuse lungo tutta la penisola su circa 72.000 ettari da 8mila imprenditori agricoli e destinati a 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro in Italia ben 10mila persone. Dopo 10 anni - continua la Coldiretti - si completa per tutti i derivati del pomodoro il percorso di trasparenza iniziato il primo gennaio 2008 con l'entrata in vigore definitiva dell'obbligo di etichettatura di origine per la sola passata di pomodoro.
Il decreto – spiega la Coldiretti – prevede che le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura "Origine del pomodoro: Italia".
Per consentire lo smaltimento delle scorte – continua la Coldiretti - i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dal decreto, perchè immessi sul mercati sul mercato o etichettati prima dell'entrata in vigore del provvedimento, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.
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