Politica
Fisco, Ricchiuti: «Si affronti il tema delle società pubbliche di riscossione»
«Non è possibile che gli evasori totali siano più tranquilli di coloro che detengono attività legali»
Italia - giovedì 2 luglio 2020
13.20
«Si torna nuovamente a parlare della riforma fiscale solo nell'ottica della riduzione di qualche punto di percentuale di Irpef, come se questo risolvesse un male atavico che vede nel sistema sanzionatorio un'arma di distruzione di interi comparti produttivi e che con la crisi in atto potrebbe risultare fatale per l'intera economia nazionale». È il parere del biscegliese Lino Ricchiuti, vice-responsabile nazionale imprese e mondi produttivi di Fratelli d'Italia.
«L'assurdità delle società pubbliche di riscossione ma in genere del fisco, è questa: chi presenta la dichiarazione dei redditi ha un'attività legale ma, al contempo, se si trova in difficoltà finanziarie viene perseguitato, e le iscrizioni a ruolo tra sanzioni e interessi triplicano il debito originario» ha spiegato. «Chi, invece, esercita attività economiche nella totale illegalità, ovvero nell'evasione totale, non solo fiscale ma in barba a qualsiasi legge e regolamento, può rimanere tranquillissimo: non può subire iscrizioni a ruolo per debiti erariali/contributivi non versati, in quanto manca proprio la dichiarazione, per cui non vi è la spontanea ammissione. Costui, quindi, non subirà fermi amministrativi, non dovrà chiedere rateizzazioni, non dovrà pagare un bel nulla» ha aggiunto.
«Come può lo Stato affermare, seppur non palesemente, che le sue leggi in materia fiscale sono solo un opuscolo di cattivi consigli? Praticamente una istigazione a lavorare in nero. Ed è risibile rispondere che ogni tanto qualcuno viene scovato, perché le pene sono risibili. Innanzitutto si può ricostruire induttivamente soltanto gli ultimi 5 anni di reddito e colui che viene colpito può patteggiare a un terzo, ammesso che abbia intestato qualcosa. Quindi, chi ha reso dichiarazione dei redditi e non ha sufficienti risorse per pagare dovrà pagare il triplo, chi ha evaso totalmente potrò patteggiare un terzo calcolato su 5 anni di reddito calcolato induttivamente. Questo sistema sarebbe una trama adatta a un film comico, se non avesse cagionato morti» ha concluso Ricchiuti.
«L'assurdità delle società pubbliche di riscossione ma in genere del fisco, è questa: chi presenta la dichiarazione dei redditi ha un'attività legale ma, al contempo, se si trova in difficoltà finanziarie viene perseguitato, e le iscrizioni a ruolo tra sanzioni e interessi triplicano il debito originario» ha spiegato. «Chi, invece, esercita attività economiche nella totale illegalità, ovvero nell'evasione totale, non solo fiscale ma in barba a qualsiasi legge e regolamento, può rimanere tranquillissimo: non può subire iscrizioni a ruolo per debiti erariali/contributivi non versati, in quanto manca proprio la dichiarazione, per cui non vi è la spontanea ammissione. Costui, quindi, non subirà fermi amministrativi, non dovrà chiedere rateizzazioni, non dovrà pagare un bel nulla» ha aggiunto.
«Come può lo Stato affermare, seppur non palesemente, che le sue leggi in materia fiscale sono solo un opuscolo di cattivi consigli? Praticamente una istigazione a lavorare in nero. Ed è risibile rispondere che ogni tanto qualcuno viene scovato, perché le pene sono risibili. Innanzitutto si può ricostruire induttivamente soltanto gli ultimi 5 anni di reddito e colui che viene colpito può patteggiare a un terzo, ammesso che abbia intestato qualcosa. Quindi, chi ha reso dichiarazione dei redditi e non ha sufficienti risorse per pagare dovrà pagare il triplo, chi ha evaso totalmente potrò patteggiare un terzo calcolato su 5 anni di reddito calcolato induttivamente. Questo sistema sarebbe una trama adatta a un film comico, se non avesse cagionato morti» ha concluso Ricchiuti.