Attualità
«Gli indennizzi al settore sono un atto dovuto»
Leo Carriera sulla manifestazione di Assolocali in piazza: «La categoria è "a terra" anche moralmente»
Bisceglie - martedì 3 novembre 2020
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«Oggi siamo qui, al Palazzuolo, numerosi, coraggiosi, pacati ma determinati, perché i pubblici esercizi, e tutto il popolo delle Partite Iva, sono lavoratori che ogni giorno, in silenzio, si rimboccano le maniche. Ma di fronte a questa tragedia la categoria "è a terra" economicamente». È quanto affermato da Leo Carriera, direttore Confcommercio Bari-Bat, nel corso della manifestazione promossa da Assolocali Bisceglie in piazza Vittorio Emanuele II lunedì 2 novembre.
«Il settore sta perdendo quest'anno cifre importanti di fatturato e di posti di lavoro con l'inevitabile cessazione di molte attività che chiuderanno definitivamente. L'ulteriore imposizione della chiusura alle 18 sta accentuando il collasso del settore» ha aggiunto.
«I pubblici esercizi sono la parte terminale della lunga filiera del cibo, la filiera agroalimentare, a cui ogni anno garantiscono acquisti per svariati miliardi di euro. Sono, insomma, una parte fondamentale dell'economia e dell'identità biscegliese anche perché popolano le nostre vie e le piazze della nostra città, dando vita, luce, socialità.
Comprendono e sono responsabili di fronte ad una tragica emergenza sanitaria, subiscono però da mesi la sconfortante definizione di attività "non essenziali" ogni volta in cui la situazione si complica.
Eppure, tutte le attività economiche sono essenziali quando producono reddito, occupazione, servizi.
E tutte le attività sono sicure se garantiscono le giuste regole e attuano i protocolli sanitari assegnati. E loro gli hanno applicati, accollandosi spesso costi importanti e responsabilità spinose.
Per questo, la categoria dei pubblici esercizi più di altre "è a terra" moralmente» ha spiegato.
«Perché dopo quasi otto mesi dal primo lockdown gli imprenditori settore non sono considerati alleati dell'ordine pubblico e non è riconosciuto il loro valore sociale, ma si sentono usati ancora una volta come capro espiatorio di socialità per controlli che mancano e misure di organizzazione che fanno difetto.
"La categoria è a terra", ma non si arrende né ha intenzione di farlo. Lo dicono con il pensiero che va agli amici e colleghi hanno chiuso definitivamente e a quelli che hanno perso la voglia di vivere» ha evidenziato il rappresentante di Confcommercio.
«Un'altra strada è possibile. Ci vogliamo rialzare. Insieme, per quel senso di solidarietà che da sempre appartiene al nostro settore e che oggi attraversa le piazze di tutta Italia. Insieme, perché solo così si può sentire la voce di un piccolo bar, di un ristorante, di un locale amato dal quartiere nel vociare indistinto della pena e del panico. Insieme, con dignità. Con la mascherina e il distanziamento. Con il silenzio assordante di un settore che non ha più fiato ma ha ancora una voce: quella di Assolocali e di Confcommercio» ha sottolineato.
«Il Governo ha preso giorni addietro, grazie anche all'impegno del nostro concittadino e ministro Francesco Boccia, provvedimenti importanti per garantire ristori e indennizzo per le perdite di fatturato. Non vogliano essere disfattisti, apprezzano gli impegni espressi, ma dopo mesi di burocrazia esigono che arrivino non presto, ma subito.
E sperano che arrivino accompagnati da interventi di riduzione dei costi a partire da interventi sulle locazioni, dal prolungamento degli ammortizzatori sociali e dalla cancellazione di impegni fiscali e sulle moratorie dei pagamenti» è l'auspicio di Carriera.
«Gli indennizzi al settore sono un atto dovuto, non una misura compensativa: nulla può compensare la negazione del diritto al lavoro.
Queste misure sono necessarie per rimettersi in piedi. I titolari dei pubblici esercizi chiedono con forza che si renda giustizia a un settore che oggi è sì a terra, ma che vuole tornare a correre sulle sue gambe. Lo chiedono per la storia delle loro imprese, per il presente delle loro famiglie, ma soprattutto per il futuro dei loro figli, della loro città; della città di Bisceglie».
«Il settore sta perdendo quest'anno cifre importanti di fatturato e di posti di lavoro con l'inevitabile cessazione di molte attività che chiuderanno definitivamente. L'ulteriore imposizione della chiusura alle 18 sta accentuando il collasso del settore» ha aggiunto.
«I pubblici esercizi sono la parte terminale della lunga filiera del cibo, la filiera agroalimentare, a cui ogni anno garantiscono acquisti per svariati miliardi di euro. Sono, insomma, una parte fondamentale dell'economia e dell'identità biscegliese anche perché popolano le nostre vie e le piazze della nostra città, dando vita, luce, socialità.
Comprendono e sono responsabili di fronte ad una tragica emergenza sanitaria, subiscono però da mesi la sconfortante definizione di attività "non essenziali" ogni volta in cui la situazione si complica.
Eppure, tutte le attività economiche sono essenziali quando producono reddito, occupazione, servizi.
E tutte le attività sono sicure se garantiscono le giuste regole e attuano i protocolli sanitari assegnati. E loro gli hanno applicati, accollandosi spesso costi importanti e responsabilità spinose.
Per questo, la categoria dei pubblici esercizi più di altre "è a terra" moralmente» ha spiegato.
«Perché dopo quasi otto mesi dal primo lockdown gli imprenditori settore non sono considerati alleati dell'ordine pubblico e non è riconosciuto il loro valore sociale, ma si sentono usati ancora una volta come capro espiatorio di socialità per controlli che mancano e misure di organizzazione che fanno difetto.
"La categoria è a terra", ma non si arrende né ha intenzione di farlo. Lo dicono con il pensiero che va agli amici e colleghi hanno chiuso definitivamente e a quelli che hanno perso la voglia di vivere» ha evidenziato il rappresentante di Confcommercio.
«Un'altra strada è possibile. Ci vogliamo rialzare. Insieme, per quel senso di solidarietà che da sempre appartiene al nostro settore e che oggi attraversa le piazze di tutta Italia. Insieme, perché solo così si può sentire la voce di un piccolo bar, di un ristorante, di un locale amato dal quartiere nel vociare indistinto della pena e del panico. Insieme, con dignità. Con la mascherina e il distanziamento. Con il silenzio assordante di un settore che non ha più fiato ma ha ancora una voce: quella di Assolocali e di Confcommercio» ha sottolineato.
«Il Governo ha preso giorni addietro, grazie anche all'impegno del nostro concittadino e ministro Francesco Boccia, provvedimenti importanti per garantire ristori e indennizzo per le perdite di fatturato. Non vogliano essere disfattisti, apprezzano gli impegni espressi, ma dopo mesi di burocrazia esigono che arrivino non presto, ma subito.
E sperano che arrivino accompagnati da interventi di riduzione dei costi a partire da interventi sulle locazioni, dal prolungamento degli ammortizzatori sociali e dalla cancellazione di impegni fiscali e sulle moratorie dei pagamenti» è l'auspicio di Carriera.
«Gli indennizzi al settore sono un atto dovuto, non una misura compensativa: nulla può compensare la negazione del diritto al lavoro.
Queste misure sono necessarie per rimettersi in piedi. I titolari dei pubblici esercizi chiedono con forza che si renda giustizia a un settore che oggi è sì a terra, ma che vuole tornare a correre sulle sue gambe. Lo chiedono per la storia delle loro imprese, per il presente delle loro famiglie, ma soprattutto per il futuro dei loro figli, della loro città; della città di Bisceglie».