Religioni
I ragazzi di Santa Maria di Costantinopoli raccontano l’esperienza in Albania
Ai microfoni di BisceglieViva il racconto di alcuni giovani partecipanti al campo lavoro “Mettici il cuore”
Bisceglie - giovedì 15 agosto 2024
16.00
A partire dal 27 luglio allo scorso 7 agosto ben 13 giovani appartenenti alla parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli hanno avuto l'opportunità di partecipare ad un campo lavoro, dal titolo "Mettici il cuore". L'iniziativa era promossa dalla pastorale giovanile diocesana, nella persona di Don Claudio Maino, coordinatore della stessa, in collaborazione con Suor Liana Campanelli, esponente delle suore adoratrici del Sangue di Cristo. Alla call out, rivolta a tutte le parrocchie della diocesi, hanno risposto due parrocchie, una di Trani ed una di Bisceglie. Dalla parrocchia della Madonna del Pozzo di Trani hanno partecipato due persone, un ragazzo e una ragazza, mentre da Bisceglie da parte della parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli sono giunte 13 disponibilità.
«Durante il campo ci siamo occupati di supporto alla popolazione del posto, con attività di servizio di diverso tipo: dall'oratorio pomeridiano per bambini e giovani della città a lavori di manutenzione di diverse strutture pubbliche, sino alla bonifica di un campo da calcio trascurato in cui i bambini potessero tornare giocare. Alloggiavamo presso le suore a Mamurras, che ci hanno fatto sentire a casa sin dal primo momento» hanno raccontato i ragazzi di Santa Maria di Costantinopoli che hanno preso parte all'esperienza all'estero.
Il progetto ha permesso ai giovani partecipanti di incontrare contesti differenti dal loro e allenare la loro empatia ed il loro spirito critico: «Abbiamo avuto la possibilità di visitare un orfanotrofio in una città vicina dove abbiamo giocato con bambini diversi del posto, alcuni dei quali venivano da famiglie in difficoltà. Tutto ciò con cui ci siamo confrontati durante il campo ci ha insegnato qualcosa, ci è entrato dentro. La disponibilità e l'accoglienza delle persone del luogo sicuramente restano tra i ricordi più belli».
Parallelamente al viaggio fisico, i ragazzi hanno avviato durante il campo un percorso di introspezione delle esperienze fatte sotto la guida dei due responsabili, Don Claudio e Suora Liana, sia alla luce della parola di Dio sia alla luce della loro crescita personale: «Esperienza ancor più particolare è stata la trasferta a Scutari, città molto importante dell'Albania, soprattutto per le strutture in memoria della persecuzione che il popolo albanese ha subito negli anni della dittatura comunista dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla caduta del muro di Berlino. Sua eccellenza don Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari, ci ha accolto a Scutari per mostrarci la cattedrale e raccontarci come durante la dittatura fu trasformata in palazzetto dello sport - hanno dichiarato le persone partecipanti al progetto -. Abbiamo visitato il memoriale della persecuzione contro i cattolici, le prigioni, i luoghi di tortura. Nella Cattedrale era possibile visionare alcune fotografie risalenti al periodo in cui, durante la dittatura, le Chiese vennero convertite in teatri e palestre, proprio perché era stato imposto l'ateismo a tutto lo stato».
Molti i posti nuovi, i volti incontrati e le esperienze indimenticabili vissute, ma resta particolarmente vivido nel cuore dei giovani il ricordo di una suora albanese appartenente all'Ordine delle clarisse che hanno avuto il piacere di incontrare a Scutari: «Le suore clarisse a Scutari ci hanno detto che pregano per noi perché, nonostante la nostra libertà, i nostri cuori sono perseguitati dalla confusione della modernità, mentre i loro cuori, durante la persecuzione comunista, erano saldi nonostante le limitazioni materiali. Si tratta di uno spunto di riflessione che sicuramente porteremo dentro i nostri cuori».
«Durante il campo ci siamo occupati di supporto alla popolazione del posto, con attività di servizio di diverso tipo: dall'oratorio pomeridiano per bambini e giovani della città a lavori di manutenzione di diverse strutture pubbliche, sino alla bonifica di un campo da calcio trascurato in cui i bambini potessero tornare giocare. Alloggiavamo presso le suore a Mamurras, che ci hanno fatto sentire a casa sin dal primo momento» hanno raccontato i ragazzi di Santa Maria di Costantinopoli che hanno preso parte all'esperienza all'estero.
Il progetto ha permesso ai giovani partecipanti di incontrare contesti differenti dal loro e allenare la loro empatia ed il loro spirito critico: «Abbiamo avuto la possibilità di visitare un orfanotrofio in una città vicina dove abbiamo giocato con bambini diversi del posto, alcuni dei quali venivano da famiglie in difficoltà. Tutto ciò con cui ci siamo confrontati durante il campo ci ha insegnato qualcosa, ci è entrato dentro. La disponibilità e l'accoglienza delle persone del luogo sicuramente restano tra i ricordi più belli».
Parallelamente al viaggio fisico, i ragazzi hanno avviato durante il campo un percorso di introspezione delle esperienze fatte sotto la guida dei due responsabili, Don Claudio e Suora Liana, sia alla luce della parola di Dio sia alla luce della loro crescita personale: «Esperienza ancor più particolare è stata la trasferta a Scutari, città molto importante dell'Albania, soprattutto per le strutture in memoria della persecuzione che il popolo albanese ha subito negli anni della dittatura comunista dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla caduta del muro di Berlino. Sua eccellenza don Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari, ci ha accolto a Scutari per mostrarci la cattedrale e raccontarci come durante la dittatura fu trasformata in palazzetto dello sport - hanno dichiarato le persone partecipanti al progetto -. Abbiamo visitato il memoriale della persecuzione contro i cattolici, le prigioni, i luoghi di tortura. Nella Cattedrale era possibile visionare alcune fotografie risalenti al periodo in cui, durante la dittatura, le Chiese vennero convertite in teatri e palestre, proprio perché era stato imposto l'ateismo a tutto lo stato».
Molti i posti nuovi, i volti incontrati e le esperienze indimenticabili vissute, ma resta particolarmente vivido nel cuore dei giovani il ricordo di una suora albanese appartenente all'Ordine delle clarisse che hanno avuto il piacere di incontrare a Scutari: «Le suore clarisse a Scutari ci hanno detto che pregano per noi perché, nonostante la nostra libertà, i nostri cuori sono perseguitati dalla confusione della modernità, mentre i loro cuori, durante la persecuzione comunista, erano saldi nonostante le limitazioni materiali. Si tratta di uno spunto di riflessione che sicuramente porteremo dentro i nostri cuori».