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Associazioni
Il collettivo Ziwanda organizza un presidio contro i femminicidi, Bisceglie non risponde all’appello
La nota del collettivo per le questioni di genere
Bisceglie - lunedì 7 aprile 2025
10.36
«La questione della violenza maschile sulle donne interessa Bisceglie? È questa la domanda sulla quale ci siamo interrogate noi, della Collettiva Ziwanda, radunate in piazza San Francesco nella giornata di venerdì 4 marzo. Data l'assenza di riscontro in piazza, la mobilitazione si è trasformata in confronti itineranti tra persone attiviste e membri della comunità cittadina» affermano dal collettivo Ziwanda di Bisceglie.
«Siamo ben lontane dai clamori e dalla marea che ha invaso la nostra città il 26 novembre 2023, quando – dopo una settimana di attesa e ricerche per la presunta scomparsa – apprendevamo, esterrefatte, il tragico epilogo della vicenda di nostra sorella Giulia Cecchettin.Ricordiamo con nostalgia quella rabbia che si era fatta collettiva, che ci aveva fatte sentire abbracciate da una città capace di riconoscere e legittimare le nostre istanze. A meno di un anno di distanza, ci sentiamo nuovamente sole» afferma il gruppo.
«Le storie di Liza Stefania Feru (29 anni), Maria Porunbescu (57 anni), Johanna Natalya Quintanilla Valle (40 anni), Eleonora Guidi (35 anni), Cinzia D'Aries (51 anni), Tilde Buffoni (80 anni), Sabrina Baldini Paleni (56 anni), Laura Papadia (36 anni), Ilaria Sula e Sara Campanella – tutte uccise dall'inizio del 2025 – non sono solo numeri. Sono morti violente, inflitte da mano maschile. E ogni nome è una vita spezzata, una storia cancellata, una ferita collettiva» proseguono.
«Dov'è l'indignazione della nostra comunità, quando una notizia non diventa un caso mediatico? Dove sono le associazioni, i partiti e le istituzioni, quando le manifestazioni non sono spendibili in campagne elettorali? Vogliamo però riportare un dato: quando interrogata, la comunità ha risposto – in molti casi – con attenzione, curiosità e rispetto. Certo, non sempre. Ma d'altronde, come possiamo aspettarci una partecipazione unanime da parte di una collettività sempre più impoverita di luoghi di condivisione e di costruzione collettiva delle istanze?» si chiede il gruppo
«La cura ha bisogno di mezzi, strumenti e spazi comuni.La sensibilità va allenata, non solo in risposta all'emergenza, ma con costanza. Cittadine e cittadini che non scendono in piazza sono il sintomo di una città che non coltiva adeguatamente la propria democrazia. Le piazze sono le nostre. Vederle vuote è una sconfitta per tutte e tutti. Noi non abbiamo intenzione di gettare la spugna e vi aspettiamo per aprire spazi di confronto e decostruzione… E se vi siete detti: "Non sta succedendo niente", convinti che fosse un gioco a cui avremmo giocato poco...Provate pure a credervi assolti. Sarete per sempre coinvolti.
«Siamo ben lontane dai clamori e dalla marea che ha invaso la nostra città il 26 novembre 2023, quando – dopo una settimana di attesa e ricerche per la presunta scomparsa – apprendevamo, esterrefatte, il tragico epilogo della vicenda di nostra sorella Giulia Cecchettin.Ricordiamo con nostalgia quella rabbia che si era fatta collettiva, che ci aveva fatte sentire abbracciate da una città capace di riconoscere e legittimare le nostre istanze. A meno di un anno di distanza, ci sentiamo nuovamente sole» afferma il gruppo.
«Le storie di Liza Stefania Feru (29 anni), Maria Porunbescu (57 anni), Johanna Natalya Quintanilla Valle (40 anni), Eleonora Guidi (35 anni), Cinzia D'Aries (51 anni), Tilde Buffoni (80 anni), Sabrina Baldini Paleni (56 anni), Laura Papadia (36 anni), Ilaria Sula e Sara Campanella – tutte uccise dall'inizio del 2025 – non sono solo numeri. Sono morti violente, inflitte da mano maschile. E ogni nome è una vita spezzata, una storia cancellata, una ferita collettiva» proseguono.
«Dov'è l'indignazione della nostra comunità, quando una notizia non diventa un caso mediatico? Dove sono le associazioni, i partiti e le istituzioni, quando le manifestazioni non sono spendibili in campagne elettorali? Vogliamo però riportare un dato: quando interrogata, la comunità ha risposto – in molti casi – con attenzione, curiosità e rispetto. Certo, non sempre. Ma d'altronde, come possiamo aspettarci una partecipazione unanime da parte di una collettività sempre più impoverita di luoghi di condivisione e di costruzione collettiva delle istanze?» si chiede il gruppo
«La cura ha bisogno di mezzi, strumenti e spazi comuni.La sensibilità va allenata, non solo in risposta all'emergenza, ma con costanza. Cittadine e cittadini che non scendono in piazza sono il sintomo di una città che non coltiva adeguatamente la propria democrazia. Le piazze sono le nostre. Vederle vuote è una sconfitta per tutte e tutti. Noi non abbiamo intenzione di gettare la spugna e vi aspettiamo per aprire spazi di confronto e decostruzione… E se vi siete detti: "Non sta succedendo niente", convinti che fosse un gioco a cui avremmo giocato poco...Provate pure a credervi assolti. Sarete per sempre coinvolti.