Territorio
Il consiglio regionale approva una mozione contro gli alimenti "Frankenstein"
Coldiretti: «Raccolte già 40 mila firme in Puglia»
Bisceglie - mercoledì 19 aprile 2023
15.32
È stata approvata all'unanimità, dal consiglio regionale della Puglia, la mozione contro il cibo sintetico, fortemente voluta da Coldiretti che ha lanciato la petizione per promuovere una legge che vieti produzione, uso e commercializzazione del cibo sintetico per cui sono state raccolte già 40mila firme in Puglia. Lo hanno reso noto dall'organizzazione dei coltivatori diretti in occasione della sottoscrizione, raccolta dal direttore regionale Pietro Piccioni, per il "no" al cibo sintetico anche da parte dei Vescovi di Molfetta, Monsignor Domenico Cornacchia e di Altamura, il biscegliese Monsignor Giovanni Ricchiuti.
Va sostenuto lo schema di disegno di legge del Governo contro il cibo sintetico che risponde alle richieste di oltre mezzo milione di italiani che hanno firmato la petizione promossa da Coldiretti per salvare il Made in Italy a tavola dall'attacco delle multinazionali. Le firme a supporto della nuova normativa sono state raccolte lungo tutto il Paese da Coldiretti insieme a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia. La petizione ha ricevuto l'adesione anche di altri ministri e sottosegretari, parlamentari nazionali ed europei, governatori, sindaci, personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e numerosi Vescovi. Dopo l'autorizzazione per il consumo umano concessa dall'autorità alimentare americana Fda ai filetti di "pollo" creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della good meat, il rischio è una diffusione anche nell'Unione Europea dove già quest'anno potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all'immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.
«Dopo la carne Frankenstein - hanno spiegato da Coldiretti - è arrivato il pesce fuor d'acqua di mare e il latte senza mucche, nuovo simbolo dell'attacco alle stalle e all'intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo, un'aggressione che, dietro belle parole come "salviamo il pianeta" e "sostenibilità, nasconde l'obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi, mentre il 94% dei pugliesi non si fida degli alimenti costruiti in laboratorio tra provette e processori, perché preferiscono mangiare solo cibo naturale coltivato e allevato (74%), manifestano consistenti dubbi sul fatto che siano sicuri per la salute (13%), mentre il 7% dei pugliesi lo boccia perché il cibo sintetico sfrutta comunque le cellule animali, secondo il sondaggio condotto sul portale regionale dell'organizzazione.
Dopo l'autorizzazione per il consumo umano concessa dall'autorità alimentare americana Fda ai filetti di "pollo" creati in laboratorio dalla Upside Foods, azienda statunitense finanziata da big della finanza mondiale come Bill Gates, Richard Branson e il fratello di Elon Musk – insiste Coldiretti - il rischio è una diffusione anche nell'Unione Europea dove già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all'immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.
Le bugie sul cibo in provetta confermano che c'è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione, con la Coldiretti che sta dando battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci si può fare mangiare.
L'ultima deriva a tavola arriva dalla Germania con i primi bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli Stati Uniti, con un'abile strategia di marketing, si stanno buttando sul sushi in provetta. La società tedesca Bluu Seafood impegnata nel progetto – hanno spiegato da Coldiretti – promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali. Per ora in Germania si punta alla realizzazione di prodotti come bastoncini e polpette facendo biopsie ai pesci e creando masse di cellule autoriproduttive da confezionare poi per il consumo umano. Un business non indifferente se si considera che a livello globale ogni persona consuma oltre 20 chili di pesce vero all'anno, mentre gli italiani ne mangiano circa 28 chili pro capite, sopra la media europea che è di 25 chilogrammi.
Ma al lavoro fra provette e laboratori non ci sono solo i tedeschi della Bluu Seafood. Negli Stati Uniti il colosso Nomad Foods, proprietario tra gli altri del marchio Findus Italia, ha firmato un accordo con la start-up californiana BlueNalu per studiare il lancio di pesce da colture cellulari, mentre la Wildtype di San Francisco ha raccolto capitali per 100 milioni di dollari per sviluppare un sushi da salmone coltivato in laboratorio programmando l'eventuale distribuzione tramite accordi con Snowfox, che gestisce una catena di sushi bar con 1.230 punti vendita negli Stati Uniti e con Pokéworks, che gestisce 65 ristoranti di poke, mentre in Corea del Sud la CellMeat sta lavorando sui gamberetti in provetta.
«Una deriva alimentare iniziata con la carne sintetica della società americana Beyond meat e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca» hanno rilevato da Coldiretti.
«Per quanto riguarda la carne da laboratorio ad esempio la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l'ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c'è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato.
La sostituzione del cibo naturale coltivato nei campi con quello creato in laboratorio attraverso chimica e bioreattori mette in pericolo il made in Italy a tavola a partire proprio dalla dieta mediterrenea, giudicata universalmente come la migliore soprattutto dal punto di vista della salute dell'organismo. Un primato che trova un riscontro pratico nel fatto che l'alimentazione degli italiani basata sui prodotti della dieta mediterranea come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari ha consentito una speranza di vita tra le più alte a livello mondiale».
Va sostenuto lo schema di disegno di legge del Governo contro il cibo sintetico che risponde alle richieste di oltre mezzo milione di italiani che hanno firmato la petizione promossa da Coldiretti per salvare il Made in Italy a tavola dall'attacco delle multinazionali. Le firme a supporto della nuova normativa sono state raccolte lungo tutto il Paese da Coldiretti insieme a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia. La petizione ha ricevuto l'adesione anche di altri ministri e sottosegretari, parlamentari nazionali ed europei, governatori, sindaci, personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e numerosi Vescovi. Dopo l'autorizzazione per il consumo umano concessa dall'autorità alimentare americana Fda ai filetti di "pollo" creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della good meat, il rischio è una diffusione anche nell'Unione Europea dove già quest'anno potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all'immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.
«Dopo la carne Frankenstein - hanno spiegato da Coldiretti - è arrivato il pesce fuor d'acqua di mare e il latte senza mucche, nuovo simbolo dell'attacco alle stalle e all'intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo, un'aggressione che, dietro belle parole come "salviamo il pianeta" e "sostenibilità, nasconde l'obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi, mentre il 94% dei pugliesi non si fida degli alimenti costruiti in laboratorio tra provette e processori, perché preferiscono mangiare solo cibo naturale coltivato e allevato (74%), manifestano consistenti dubbi sul fatto che siano sicuri per la salute (13%), mentre il 7% dei pugliesi lo boccia perché il cibo sintetico sfrutta comunque le cellule animali, secondo il sondaggio condotto sul portale regionale dell'organizzazione.
Dopo l'autorizzazione per il consumo umano concessa dall'autorità alimentare americana Fda ai filetti di "pollo" creati in laboratorio dalla Upside Foods, azienda statunitense finanziata da big della finanza mondiale come Bill Gates, Richard Branson e il fratello di Elon Musk – insiste Coldiretti - il rischio è una diffusione anche nell'Unione Europea dove già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all'immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.
Le bugie sul cibo in provetta confermano che c'è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione, con la Coldiretti che sta dando battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci si può fare mangiare.
L'ultima deriva a tavola arriva dalla Germania con i primi bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli Stati Uniti, con un'abile strategia di marketing, si stanno buttando sul sushi in provetta. La società tedesca Bluu Seafood impegnata nel progetto – hanno spiegato da Coldiretti – promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali. Per ora in Germania si punta alla realizzazione di prodotti come bastoncini e polpette facendo biopsie ai pesci e creando masse di cellule autoriproduttive da confezionare poi per il consumo umano. Un business non indifferente se si considera che a livello globale ogni persona consuma oltre 20 chili di pesce vero all'anno, mentre gli italiani ne mangiano circa 28 chili pro capite, sopra la media europea che è di 25 chilogrammi.
Ma al lavoro fra provette e laboratori non ci sono solo i tedeschi della Bluu Seafood. Negli Stati Uniti il colosso Nomad Foods, proprietario tra gli altri del marchio Findus Italia, ha firmato un accordo con la start-up californiana BlueNalu per studiare il lancio di pesce da colture cellulari, mentre la Wildtype di San Francisco ha raccolto capitali per 100 milioni di dollari per sviluppare un sushi da salmone coltivato in laboratorio programmando l'eventuale distribuzione tramite accordi con Snowfox, che gestisce una catena di sushi bar con 1.230 punti vendita negli Stati Uniti e con Pokéworks, che gestisce 65 ristoranti di poke, mentre in Corea del Sud la CellMeat sta lavorando sui gamberetti in provetta.
«Una deriva alimentare iniziata con la carne sintetica della società americana Beyond meat e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca» hanno rilevato da Coldiretti.
«Per quanto riguarda la carne da laboratorio ad esempio la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l'ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c'è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato.
La sostituzione del cibo naturale coltivato nei campi con quello creato in laboratorio attraverso chimica e bioreattori mette in pericolo il made in Italy a tavola a partire proprio dalla dieta mediterrenea, giudicata universalmente come la migliore soprattutto dal punto di vista della salute dell'organismo. Un primato che trova un riscontro pratico nel fatto che l'alimentazione degli italiani basata sui prodotti della dieta mediterranea come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari ha consentito una speranza di vita tra le più alte a livello mondiale».