Attualità
Il Gruppo giovani Amnesty aderisce ad una nuova mobilitazione per Patrick Zaki
Palazzo San Domenico tornerà ad essere illuminato di giallo martedì 7 febbraio
Bisceglie - lunedì 6 febbraio 2023
15.25
Palazzo San Domenico, a Bisceglie, sarà illuminato di giallo martedì 7 febbraio in occasione del terzo anniversario dall'arresto di Patrick Zaki. L'iniziativa di sensibilizzazione promossa da Amnesty International si svolgerà contemporaneamente in decine di altri monumenti e luoghi di interesse disseminati in tutta Italia.
Tiene ancora tutti con il fiato sospeso la vicenda dello studente egiziano dell'Università di Bologna che aspetta ancora di tornare in Italia per continuare i suoi studi. Era infatti il 7 febbraio 2020 quando venne fermato all'aeroporto del Cairo, con le accuse di "minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie e propaganda per il terrorismo", a causa di dieci post pubblicati su Facebook in difesa della minoranza copta in Egitto.
Il 7 dicembre 2021, dopo 22 mesi di prigionia, veniva disposta la sua scarcerazione ma non l'assoluzione da tutti i capi di accusa. Da allora Patrick è in stato di libertà vigilata e non può lasciare l'Egitto, in attesa di un'udienza definitiva che però viene ciclicamente rinviata.
«È un rinvio abnorme al 28 febbraio quello del processo a Patrick. La nona udienza del processo si terrà quando saranno stati superati abbondantemente i 3 anni di questa persecuzione giudiziaria» ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, lo scorso 29 novembre a seguito della pronuncia dei giudici del tribunale di Mansura.
«È importante continuare a fare luce sul caso di Patrick, mantenendo alta l'attenzione mediatica e la sensibilità della città, che attraverso la decisione del consiglio comunale il 26 aprile 2021 ha insignito il giovane attivista della cittadinanza onoraria» hanno sottolineato dal Gruppo Giovani 063 di Amnesty International di Bisceglie. «Confidiamo che il governo ponga come prioritario il rispetto dei diritti umani in ogni presente e futuro dialogo con il governo di Al-Sisi, affinché Patrick possa al più presto tornare a studiare presso l'università bolognese e nessun altro debba più essere sottoposto allo stillicidio della (in)giustizia egiziana».
Tiene ancora tutti con il fiato sospeso la vicenda dello studente egiziano dell'Università di Bologna che aspetta ancora di tornare in Italia per continuare i suoi studi. Era infatti il 7 febbraio 2020 quando venne fermato all'aeroporto del Cairo, con le accuse di "minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie e propaganda per il terrorismo", a causa di dieci post pubblicati su Facebook in difesa della minoranza copta in Egitto.
Il 7 dicembre 2021, dopo 22 mesi di prigionia, veniva disposta la sua scarcerazione ma non l'assoluzione da tutti i capi di accusa. Da allora Patrick è in stato di libertà vigilata e non può lasciare l'Egitto, in attesa di un'udienza definitiva che però viene ciclicamente rinviata.
«È un rinvio abnorme al 28 febbraio quello del processo a Patrick. La nona udienza del processo si terrà quando saranno stati superati abbondantemente i 3 anni di questa persecuzione giudiziaria» ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, lo scorso 29 novembre a seguito della pronuncia dei giudici del tribunale di Mansura.
«È importante continuare a fare luce sul caso di Patrick, mantenendo alta l'attenzione mediatica e la sensibilità della città, che attraverso la decisione del consiglio comunale il 26 aprile 2021 ha insignito il giovane attivista della cittadinanza onoraria» hanno sottolineato dal Gruppo Giovani 063 di Amnesty International di Bisceglie. «Confidiamo che il governo ponga come prioritario il rispetto dei diritti umani in ogni presente e futuro dialogo con il governo di Al-Sisi, affinché Patrick possa al più presto tornare a studiare presso l'università bolognese e nessun altro debba più essere sottoposto allo stillicidio della (in)giustizia egiziana».