Politica
Il ministero della salute: «Mai chiesta la chiusura del punto nascita di Bisceglie»
Nota del dicastero: «La decisione è stata assunta dalla regione in piena autonomia»
Italia - venerdì 12 luglio 2019
17.16
Il punto nascita di Bisceglie non è mai stato a rischio di chiusura. Lo hanno fatto sapere dal ministero della salute, precisando che toccherà a Michele Emiliano, presidente della regione Puglia, attivarsi per garantire gli standard di salute di mamme e bambini.
Venerdì mattina la deputata Francesca Galizia e la senatrice Bruna Piarulli hanno incontrato i dirigenti del dicastero, che hanno voluto rassicurare i biscegliesi. «In riferimento alle notizie circa la volontà del ministero della salute di chiudere il punto nascita di Bisceglie, si precisa che le stesse appaiono destituite da ogni fondamento» è quanto contenuto in una nota.
«Il punto nascita dell'ospedale "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie ha presentato nel 2018 e negli anni precedenti un volume di attività sempre superiore allo standard minimo dei 500 parti l'anno, attestandosi nel 2018 a 639 nascite; pertanto non sono mai ricorse, né ricorrono, le condizioni per la richiesta di parere di deroga al Comitato percorso nascita nazionale che, ripetiamo, riguardano esclusivamente i punti nascita con volumi inferiori ai 500 parti annui e in condizioni oro-geografiche difficili» hanno puntualizzato.
«Per opportuna precisazione si evidenzia che la regione Puglia, in data 21 settembre 2018, ha presentato istanza di parere consultivo di deroga (a firma del direttore generale Giancarlo Ruscitti), esclusivamente per i punti nascita di Scorrano, Gallipoli e Galatina, che risultavano sotto-standard rispetto al volume minimo di 500 parti/annui e, nella stessa richiesta, ha altresì affermato che, valutati i dati dei punti nascita della Asl Bt, nonché la sussistenza dei requisiti previsti dall'accordo Stato-regioni in materia, intende procedere alla disattivazione del punto nascita di Bisceglie, considerata la possibilità che le altre unità operative di ostetricia e ginecologia della Asl Bt (ospedali di Andria e Barletta) possano farsi carico della quota di parti del predetto punto nascita.
Si sottolinea, infine, che la delibera di giunta regionale della Puglia n° 1195 del 2 luglio 2019 di riordino della rete ospedaliera, in osservanza al decreto ministeriale 70/2015, presentata dalla regione, conferma la soppressione dei posti letto di ostetricia-ginecologia, nonché dell'intera unità operativa complessa dell'ospedale di Bisceglie. Pertanto, la regione Puglia ha operato le sue scelte nell'ambito della sua autonomia amministrativo-gestionale, così come previsto dalle modifiche del Titolo V della Costituzione. Alla luce di quanto qui ricostruito, si conferma che il ministero della salute non ha mai richiesto la chiusura del punto nascita di Bisceglie».
Le parlamentari del territorio del Movimento 5 Stelle hanno assicurato: «Continueremo a impegnarci nel seguire e monitorare la questione del punto nascita. Stiamo già presentando un'interrogazione parlamentare perché si faccia chiarezza soprattutto su quali siano gli standard di salute garantiti o meno dall'ospedale di Bisceglie».
Venerdì mattina la deputata Francesca Galizia e la senatrice Bruna Piarulli hanno incontrato i dirigenti del dicastero, che hanno voluto rassicurare i biscegliesi. «In riferimento alle notizie circa la volontà del ministero della salute di chiudere il punto nascita di Bisceglie, si precisa che le stesse appaiono destituite da ogni fondamento» è quanto contenuto in una nota.
«Il punto nascita dell'ospedale "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie ha presentato nel 2018 e negli anni precedenti un volume di attività sempre superiore allo standard minimo dei 500 parti l'anno, attestandosi nel 2018 a 639 nascite; pertanto non sono mai ricorse, né ricorrono, le condizioni per la richiesta di parere di deroga al Comitato percorso nascita nazionale che, ripetiamo, riguardano esclusivamente i punti nascita con volumi inferiori ai 500 parti annui e in condizioni oro-geografiche difficili» hanno puntualizzato.
«Per opportuna precisazione si evidenzia che la regione Puglia, in data 21 settembre 2018, ha presentato istanza di parere consultivo di deroga (a firma del direttore generale Giancarlo Ruscitti), esclusivamente per i punti nascita di Scorrano, Gallipoli e Galatina, che risultavano sotto-standard rispetto al volume minimo di 500 parti/annui e, nella stessa richiesta, ha altresì affermato che, valutati i dati dei punti nascita della Asl Bt, nonché la sussistenza dei requisiti previsti dall'accordo Stato-regioni in materia, intende procedere alla disattivazione del punto nascita di Bisceglie, considerata la possibilità che le altre unità operative di ostetricia e ginecologia della Asl Bt (ospedali di Andria e Barletta) possano farsi carico della quota di parti del predetto punto nascita.
Si sottolinea, infine, che la delibera di giunta regionale della Puglia n° 1195 del 2 luglio 2019 di riordino della rete ospedaliera, in osservanza al decreto ministeriale 70/2015, presentata dalla regione, conferma la soppressione dei posti letto di ostetricia-ginecologia, nonché dell'intera unità operativa complessa dell'ospedale di Bisceglie. Pertanto, la regione Puglia ha operato le sue scelte nell'ambito della sua autonomia amministrativo-gestionale, così come previsto dalle modifiche del Titolo V della Costituzione. Alla luce di quanto qui ricostruito, si conferma che il ministero della salute non ha mai richiesto la chiusura del punto nascita di Bisceglie».
Le parlamentari del territorio del Movimento 5 Stelle hanno assicurato: «Continueremo a impegnarci nel seguire e monitorare la questione del punto nascita. Stiamo già presentando un'interrogazione parlamentare perché si faccia chiarezza soprattutto su quali siano gli standard di salute garantiti o meno dall'ospedale di Bisceglie».