Attualità
Il nuovo destino dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Sergio Ricchitelli firma un nuovo studio tra teoria e pratica
Anticipando le ultime riforme parlamentari, l'ispettore della Guardia di Finanza pubblica un testo sulle Misure patrimoniali di prevenzione antimafia
Bisceglie - sabato 9 dicembre 2017
Questa volta si concentra sulle "Misure patrimoniali di prevenzione antimafia".Sergio Ricchitelli, ispettore della Guardia di Finanza, due lauree (una in Economia, l'altra in Giurisprudenza), una freschissima onorificenza di Cavaliere all'Ordine della Repubblica Italiana per meriti e una carriera di docente universitario già ricca di collaborazioni, ha puntato ancora una volta sulla più stretta attualità per colpire l'attenzione di colleghi, studiosi, avvocati, semplici curiosi.
Il nuovo quaderno di appunti pubblicato per La Nuova Mezzina Molfetta da pochi giorni e introdotto da una breve ma preziosa prefazione del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bari Ettore Cardinali, è un contributo scientifico chiaro e completo, con il valore aggiunto di un perfetto tempismo e dell'esperienza sul campo di chi scrive.
Mentre il lavoro si apprestava ad andare in stampa, il Parlamento ha difatti approvato il disegno di legge con cui si modifica il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, modifiche che il Ricchitelli anticipa nel suo coinciso volumetto corredato da tutti i riferimenti normativi.
Partendo da una panoramica sulla disciplina e le differenze che intercorrono tra sequestro preventivo e confisca definitiva, l'autore passa in rassegna il ruolo dell'Agenzia nazionale in supporto alle attività dell'autorità giudiziaria, le diverse modalità di gestione di un bene sequestrato e di quello che - un a volta confiscato - torna nelle disponibilità dello stato entro 90 giorni.
Si tratta in totale di 139.187 beni, di cui solo 5240 "destinati", ovvero confiscati e poi assegnati ad enti locali o mantenuti al patrimonio dello Stato.
Un "tesoro", quello che la criminalità organizzata è costretta a cedere all'Italia, troppo poco sfruttato, se è vero come è vero che sono più che dimezzate, dal 2010 ad oggi (ma gli ultimi dati ufficiali risalgono al 2014), le assegnazioni.
Spesso, ricorda l'autore, la colpa non è dell'Agenzia nazionale, ma degli immobili, in troppi casi ipotecati, malandati e gravati da costi di manutenzione e gestione che, una volta regolarizzati, diventano insostenibili.
Proprio sulla gestione dei beni sequestrati è intervenuto il Parlamento, in particolar modo a tutela delle aziende confiscate. Con l'introduzioe del nuovo istituto del "controllo giudiziario delle aziende" si prevedono da uno a tre anni di "vigilanza prescrittiva", con commissario giudiziario nominato dal tribunale in grado di monitorare, senza costringere a dolorosa chiusura, dall'interno le attività aziendali.
Il nuovo quaderno di appunti pubblicato per La Nuova Mezzina Molfetta da pochi giorni e introdotto da una breve ma preziosa prefazione del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bari Ettore Cardinali, è un contributo scientifico chiaro e completo, con il valore aggiunto di un perfetto tempismo e dell'esperienza sul campo di chi scrive.
Mentre il lavoro si apprestava ad andare in stampa, il Parlamento ha difatti approvato il disegno di legge con cui si modifica il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, modifiche che il Ricchitelli anticipa nel suo coinciso volumetto corredato da tutti i riferimenti normativi.
Partendo da una panoramica sulla disciplina e le differenze che intercorrono tra sequestro preventivo e confisca definitiva, l'autore passa in rassegna il ruolo dell'Agenzia nazionale in supporto alle attività dell'autorità giudiziaria, le diverse modalità di gestione di un bene sequestrato e di quello che - un a volta confiscato - torna nelle disponibilità dello stato entro 90 giorni.
Si tratta in totale di 139.187 beni, di cui solo 5240 "destinati", ovvero confiscati e poi assegnati ad enti locali o mantenuti al patrimonio dello Stato.
Un "tesoro", quello che la criminalità organizzata è costretta a cedere all'Italia, troppo poco sfruttato, se è vero come è vero che sono più che dimezzate, dal 2010 ad oggi (ma gli ultimi dati ufficiali risalgono al 2014), le assegnazioni.
Spesso, ricorda l'autore, la colpa non è dell'Agenzia nazionale, ma degli immobili, in troppi casi ipotecati, malandati e gravati da costi di manutenzione e gestione che, una volta regolarizzati, diventano insostenibili.
Proprio sulla gestione dei beni sequestrati è intervenuto il Parlamento, in particolar modo a tutela delle aziende confiscate. Con l'introduzioe del nuovo istituto del "controllo giudiziario delle aziende" si prevedono da uno a tre anni di "vigilanza prescrittiva", con commissario giudiziario nominato dal tribunale in grado di monitorare, senza costringere a dolorosa chiusura, dall'interno le attività aziendali.