Attualità
L'UE bacchetta l'Italia per 44 discariche mai bonificate. C'è anche quella di Bisceglie
La storia dell'impianto Co.ge.ser., che smaltisce rifiuti derivanti dalle attività di cava
Bisceglie - giovedì 1 giugno 2017
12.45
Severa batosta dall'UE, che contesta all'Italia la mancata messa a norma o la mancata chiusura entro il termine previsto del 16 luglio 2009, delle discariche già autorizzate e in funzione al momento del recepimento della direttiva.
La Commissione europea ha deciso di deferire per la seconda volta l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata bonifica o chiusura di 44 discariche che "costituiscono un grave rischio per la salute umana e l'ambiente".
Tra gli impianti che violano la direttiva comunitaria del 1999 sul trattamento dei rifiuti, anche quello di Bisceglie gestito dalla CO.GE.SER.
La direttiva imponeva di bonificare entro il 16 luglio 2009 le discariche che avevano ottenuto un'autorizzazione o che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001 ("discariche esistenti"), adeguandole a nuove norme di sicurezza. Alternativa all'adeguamento, la chiusura.
IL PARERE DELL'ASSESSORE REGIONALE ALLA QUALITÀ DELL'AMBIENTE SANTORSOLA
«In tema di discariche cosiddette preesistenti e del fatto che esse possano costituire oggetto di sanzioni da infrazioni comunitarie vanno precisati alcuni aspetti.
In primo luogo le presunte infrazioni non riguardano tematiche di ordine ambientale o sanitario bensì procedure di chiusura e post gestione dei siti anche in ordine alla congruità delle garanzie finanziare prestate dai soggetti privati per esercire gli impianti. Si tratta, questo si, di adempimenti formali da portare a termine».
A dichiararlo l'Assessore alla Qualità dell'Ambiente Domenico Santorsola.
«Il Dipartimento Mobilità, Qualità Urbana, Opere Pubbliche e Paesaggio della Regione segue la questione ed ha puntualmente controdedotto gli appunti della Commissione Europea, attraverso una corposa documentazione inviata al Ministero dell'Ambiente e da quest'ultimo trasmessa a Bruxelles, sulla quale non abbiamo ancora ricevuto riscontri ufficiali. Nel plico – prosegue Santorsola – è stato ricostruito lo stato dell'arte dei 5 impianti, così come emerso dalla documentazione in possesso della Provincia BAT, dove erano incardinati i procedimenti. In particolare è emerso che due degli impianti, quello di Trani (Igea) e quello di Bisceglie (Cogeser) sono ancora in gestione ed hanno prestato garanzie finanziari congrue e, quindi, sono evidentemente fuori dalla casistica dell'art. 14 della Direttiva 1999/31/CE (che riguarda appunto gli impianti non in esercizio). I due impianti di Andria (F.lli Acquaviva e D'Oria), pur non essendo in esercizio, hanno piani di adeguamento approvati e realizzati. L'iter effettivamente da perfezionare riguarda l'impianto di Canosa (Cobema) dove pure la via è definita ed è stata acquisita la disponibilità del gestore ad effettuare gli interventi richiesti».
«L'esigenza di chiarezza - conclude Santorsola - scaturisce dalla necessità di restituire una informazione corretta oltre a dare evidenza del lavoro svolto da Dipartimento e Strutture Tecniche dell'Assessorato».
La Commissione europea ha deciso di deferire per la seconda volta l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata bonifica o chiusura di 44 discariche che "costituiscono un grave rischio per la salute umana e l'ambiente".
Tra gli impianti che violano la direttiva comunitaria del 1999 sul trattamento dei rifiuti, anche quello di Bisceglie gestito dalla CO.GE.SER.
La direttiva imponeva di bonificare entro il 16 luglio 2009 le discariche che avevano ottenuto un'autorizzazione o che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001 ("discariche esistenti"), adeguandole a nuove norme di sicurezza. Alternativa all'adeguamento, la chiusura.
IL PARERE DELL'ASSESSORE REGIONALE ALLA QUALITÀ DELL'AMBIENTE SANTORSOLA
«In tema di discariche cosiddette preesistenti e del fatto che esse possano costituire oggetto di sanzioni da infrazioni comunitarie vanno precisati alcuni aspetti.
In primo luogo le presunte infrazioni non riguardano tematiche di ordine ambientale o sanitario bensì procedure di chiusura e post gestione dei siti anche in ordine alla congruità delle garanzie finanziare prestate dai soggetti privati per esercire gli impianti. Si tratta, questo si, di adempimenti formali da portare a termine».
A dichiararlo l'Assessore alla Qualità dell'Ambiente Domenico Santorsola.
«Il Dipartimento Mobilità, Qualità Urbana, Opere Pubbliche e Paesaggio della Regione segue la questione ed ha puntualmente controdedotto gli appunti della Commissione Europea, attraverso una corposa documentazione inviata al Ministero dell'Ambiente e da quest'ultimo trasmessa a Bruxelles, sulla quale non abbiamo ancora ricevuto riscontri ufficiali. Nel plico – prosegue Santorsola – è stato ricostruito lo stato dell'arte dei 5 impianti, così come emerso dalla documentazione in possesso della Provincia BAT, dove erano incardinati i procedimenti. In particolare è emerso che due degli impianti, quello di Trani (Igea) e quello di Bisceglie (Cogeser) sono ancora in gestione ed hanno prestato garanzie finanziari congrue e, quindi, sono evidentemente fuori dalla casistica dell'art. 14 della Direttiva 1999/31/CE (che riguarda appunto gli impianti non in esercizio). I due impianti di Andria (F.lli Acquaviva e D'Oria), pur non essendo in esercizio, hanno piani di adeguamento approvati e realizzati. L'iter effettivamente da perfezionare riguarda l'impianto di Canosa (Cobema) dove pure la via è definita ed è stata acquisita la disponibilità del gestore ad effettuare gli interventi richiesti».
«L'esigenza di chiarezza - conclude Santorsola - scaturisce dalla necessità di restituire una informazione corretta oltre a dare evidenza del lavoro svolto da Dipartimento e Strutture Tecniche dell'Assessorato».