Attualità
Replica a Biagio Lorusso su Masseria San Felice
Laura Alfarano, cognata del giudice Savasta: «Dov'erano le istituzioni quando quel luogo era abbandonato?»
Bisceglie - venerdì 22 febbraio 2019
7.55
Laura Alfarano, moglie di Francesco e cognata del giudice Antonio Savasta, ha inteso replicare alla lettera aperta inviata dall'avvocato Biagio Lorusso a BisceglieViva e pubblicata in esclusiva dal nostro sito il 18 febbraio scorso.
«Egregio avvocato Biagio Lorusso,
mi permetto di rispondere alla sua lettera aperta per ossequio di verità.
Mi sono occupata personalmente, dopo averla acquistata con mio cognato Antonio Savasta, del recupero di quella dimora, fino ad allora ignorata e abbandonata da privati ed istituzioni, la cui inerzia aveva reso un luogo di nobili origini anche un rifugio di contrabbandieri.
Tanti sforzi, fatica e risorse impiegate, oltre all'amore di tanti tra amici e familiari, avevano reso possibile ciò che sembrava non esserlo.
Poi la mia decisione di farne attività commerciale, inizialmente con lo scopo di aprire al pubblico un luogo affascinante e autentico ed in seguito, costretta a cederne la gestione, per liberarmi dalle pressioni di un fantomatico socio che un maledetto e maldestro accordo di mio cognato ne aveva nutrito le aspettative illegittime. E poi le vicende giudiziarie, la "fraudolenta donazione" che fraudolenta non era, e infine, la beffa della "accusa di lottizzazione abusiva", nonostante fosse stato seguito l'iter definito dagli Uffici preposti.
Violazioni di tutele ambientali e paesaggistiche inesistenti per ciò che solo oggi Lei ex sindaco definisce "monumentale". Pertanto, oggi mi sorgono i seguenti interrogativi: dov'era Lei e tutte le giunte che lo hanno preceduto quando quell'edificio veniva abbandonato come tutta la civiltà rurale del territorio? Dov'erano le istituzioni, quando si sono distrutti gran parte dei muretti a secco? Dov'erano le istituzioni e dove sono, considerando lo stato di abbandono di gran parte dei casali di cui esempio tangibile è il Casale dei Monaci? Dove sono le istituzioni che consentono che la campagna biscegliese diventi una discarica a cielo aperto?
E faccio le seguenti considerazioni personali: troppo comodo chiamare quella Masseria un monumento, dopo che dei privati cittadini, che avrebbero potuto anche abbatterla, si sono indebitati per restituire la bellezza originaria. Troppo comodo rievocare l'interesse pubblico quando il privato si è legittimamente sostituito alla colpevole inerzia delle amministrazioni. Troppo comodo parlare di investimenti per il turismo rurale e sfruttamento delle risorse agricole, quando chi lo fa si ritrova in un vero e proprio campo minato nel quale le insidie burocratiche vengono utilizzate per fini politici o giudiziari.
Riguardo alla narrazione dei fatti da Lei fatta, non credo sia necessario ricordare quanti mezzi ci siano per cogliere la flagranza di un reato, pertanto mi piace pensare più ad una memoria fallace che ad una scarsa capacità professionale. Ai vari soggetti che in questi ultimi giorni si aggirano intorno alla moribonda immagine pubblica di un Magistrato chiedo il rispetto del dramma che noi familiari stiamo vivendo e di non strumentalizzare le disgrazie altrui a fini propagandistici e di guardarsi la coscienza prima di "affrettarsi" a scagliare la pietra».
Laura Alfarano ha allegato anche il testo di un articolo giornalistico nel quale è descritto l'excursus storico del luogo.
«Egregio avvocato Biagio Lorusso,
mi permetto di rispondere alla sua lettera aperta per ossequio di verità.
Mi sono occupata personalmente, dopo averla acquistata con mio cognato Antonio Savasta, del recupero di quella dimora, fino ad allora ignorata e abbandonata da privati ed istituzioni, la cui inerzia aveva reso un luogo di nobili origini anche un rifugio di contrabbandieri.
Tanti sforzi, fatica e risorse impiegate, oltre all'amore di tanti tra amici e familiari, avevano reso possibile ciò che sembrava non esserlo.
Poi la mia decisione di farne attività commerciale, inizialmente con lo scopo di aprire al pubblico un luogo affascinante e autentico ed in seguito, costretta a cederne la gestione, per liberarmi dalle pressioni di un fantomatico socio che un maledetto e maldestro accordo di mio cognato ne aveva nutrito le aspettative illegittime. E poi le vicende giudiziarie, la "fraudolenta donazione" che fraudolenta non era, e infine, la beffa della "accusa di lottizzazione abusiva", nonostante fosse stato seguito l'iter definito dagli Uffici preposti.
Violazioni di tutele ambientali e paesaggistiche inesistenti per ciò che solo oggi Lei ex sindaco definisce "monumentale". Pertanto, oggi mi sorgono i seguenti interrogativi: dov'era Lei e tutte le giunte che lo hanno preceduto quando quell'edificio veniva abbandonato come tutta la civiltà rurale del territorio? Dov'erano le istituzioni, quando si sono distrutti gran parte dei muretti a secco? Dov'erano le istituzioni e dove sono, considerando lo stato di abbandono di gran parte dei casali di cui esempio tangibile è il Casale dei Monaci? Dove sono le istituzioni che consentono che la campagna biscegliese diventi una discarica a cielo aperto?
E faccio le seguenti considerazioni personali: troppo comodo chiamare quella Masseria un monumento, dopo che dei privati cittadini, che avrebbero potuto anche abbatterla, si sono indebitati per restituire la bellezza originaria. Troppo comodo rievocare l'interesse pubblico quando il privato si è legittimamente sostituito alla colpevole inerzia delle amministrazioni. Troppo comodo parlare di investimenti per il turismo rurale e sfruttamento delle risorse agricole, quando chi lo fa si ritrova in un vero e proprio campo minato nel quale le insidie burocratiche vengono utilizzate per fini politici o giudiziari.
Riguardo alla narrazione dei fatti da Lei fatta, non credo sia necessario ricordare quanti mezzi ci siano per cogliere la flagranza di un reato, pertanto mi piace pensare più ad una memoria fallace che ad una scarsa capacità professionale. Ai vari soggetti che in questi ultimi giorni si aggirano intorno alla moribonda immagine pubblica di un Magistrato chiedo il rispetto del dramma che noi familiari stiamo vivendo e di non strumentalizzare le disgrazie altrui a fini propagandistici e di guardarsi la coscienza prima di "affrettarsi" a scagliare la pietra».
Laura Alfarano ha allegato anche il testo di un articolo giornalistico nel quale è descritto l'excursus storico del luogo.