Attualità
La strana storia dell'assegno mai spedito dal Comune, costato oltre 2000 euro ai cittadini
Lazzaro: «una triste vicenda che si commenta da sola». Il collegio dei revisori dei conti ha chiesto al segretario comunale di verificare
Bisceglie - mercoledì 26 luglio 2017
07.00
Tutti i responsabili del procedimento sapevano che l'assegno andava pagato.
Si è dovuti arrivare però al pignoramento dalle casse comunali, perché la signora Ferro, residente a Barletta, ottenesse dal comune quanto le spettava. Che poi si tratti di poche centinaia di euro, a copertura delle spese legali, è solo un'aggravante.
I fatti risalgono al 2014, quando, difesa dall'avvocato Cosimo Marzocca, la signora si opponeva ad una sanzione amministrativa elevata dalla polizia municipale nel 2012, per violazione dell'art 126 comma 2 del dlgs 285/92.
Accolto il ricorso e annullato il verbale, il giudice Stangarone condannava il comune di Bisceglie a liquidare 227 euro per coprire le spese di giudizio.
Il servizio affari legali (con determina 381/2014), riconosciuto il debito, indicava alla ripartizione economico – finanziaria di procedere alla liquidazione della cifra: l'1 giugno 2014 il dirigente provvedeva alla liquidazione, emettendo regolare assegno circolare da spedire al Marzocca a stretto giro di posta.
Il 2 luglio con un atto di precetto, l'avvocato della Ferro tornava a farsi sentire, perché né l'assegno né una nota avevano raggiunto il suo domicilio: causa questa ingiunzione di pagamento, la cifra dovuta dal comune era cresciuta a 1069 euro, da liquidarsi entro 10 giorni dalla notifica al protocollo.
Per cercare di parare il colpo Camero, dirigente della ripartizione amministrativa, rispondeva subito con una nota di mezzi chiarimenti all'avvocato, spiegando che: «Per ritardi non imputabili all'ente, l'assegno non risulta a voi recapitato». La richiesta era di ritirare l'atto di precetto e rinunciare all'attivazione della procedura esecutiva a danno del comune.
Siccome l'assegno non partiva ancora, a settembre 2014 al comune venivano pignorati tutti e 1069 gli euro dal conto depositato presso il Monte dei Paschi di Siena.
Un mese dopo, il servizio affari legali prendeva la parola, scrivendo che in effetti l'assegno emesso a giugno, non era mai stato consegnato: «Lascia perplessi - dichiaravano gli avvocati - che la tesoreria comunale, contattata da questo servizio nelle forme brevi per avere informazioni sull'assegno, non sia stata in grado di fornire alcuna notizia in merito alla consegna dello stesso. A tutt'oggi non è dato sapere se l'assegno sia stato recapitato all'avvocato e non riscosso non sia mai partito. Tale ritardo ha determinato in ogni caso l'emissione di un atto di precetto e del correlato atto di pignoramento che comporterà un ingiustificato aggravio di costi per l'ente. Si ribadisce la necessità di modificare la procedura interna di spedizione degli assegni emessi all'utilizzo del servizio postale tramite raccomandata con avviso di ricevimento».
La nota degli avvocati non sortisce effetto, cosicché a giugno 2015 l'atto di precetto viene rinnovato: il comune non ha ancora pagato.
Si arriva ad ottobre di un anno dopo, quando il giudice d'esecuzione del Tribunale di Trani da mandato d'ufficio di procedere al pagamento della cifra, frattanto cresciuta di altri 900 euro.
La ritardata liquidazione è venuta a costare, al netto di tutta la querelle e di più discussioni in sede di consiglio, 2350 euro, con un debito fuori bilancio per "regolarizzazione pignoramento" che il consiglio comunale ha potuto solo approvare nella seduta comunale del 25 luglio 2017.
Quella che il segretario comunale Angelo Lazzaro ha definito una: «triste vicenda che si commenta da sola» riguarda un accumulo di negligenze che sfiora l'assurdo.
A quanto riferiscono nelle note i revisori dei conti, non si tratterebbe del primo caso, ma di una questione annosa.
Il consiglio ha pertanto deliberato che: "fermo restando il contenuto necessitato dell'atto e fatte salve le azioni di responsabilità che la Procura presso la Corte dei Conti riterrà avviare a seguito della segnalazione dei fatti, si ritiene doverosa una verifica del comportamento del tesoriere comunale per accertare eventuali inadempienze rispetto agli obblighi discendenti dalla concessione del servizio di tesoreria comunale; di tanto deve essere investita l'Avvocatura Comunale".
Si è dovuti arrivare però al pignoramento dalle casse comunali, perché la signora Ferro, residente a Barletta, ottenesse dal comune quanto le spettava. Che poi si tratti di poche centinaia di euro, a copertura delle spese legali, è solo un'aggravante.
I fatti risalgono al 2014, quando, difesa dall'avvocato Cosimo Marzocca, la signora si opponeva ad una sanzione amministrativa elevata dalla polizia municipale nel 2012, per violazione dell'art 126 comma 2 del dlgs 285/92.
Accolto il ricorso e annullato il verbale, il giudice Stangarone condannava il comune di Bisceglie a liquidare 227 euro per coprire le spese di giudizio.
Il servizio affari legali (con determina 381/2014), riconosciuto il debito, indicava alla ripartizione economico – finanziaria di procedere alla liquidazione della cifra: l'1 giugno 2014 il dirigente provvedeva alla liquidazione, emettendo regolare assegno circolare da spedire al Marzocca a stretto giro di posta.
Il 2 luglio con un atto di precetto, l'avvocato della Ferro tornava a farsi sentire, perché né l'assegno né una nota avevano raggiunto il suo domicilio: causa questa ingiunzione di pagamento, la cifra dovuta dal comune era cresciuta a 1069 euro, da liquidarsi entro 10 giorni dalla notifica al protocollo.
Per cercare di parare il colpo Camero, dirigente della ripartizione amministrativa, rispondeva subito con una nota di mezzi chiarimenti all'avvocato, spiegando che: «Per ritardi non imputabili all'ente, l'assegno non risulta a voi recapitato». La richiesta era di ritirare l'atto di precetto e rinunciare all'attivazione della procedura esecutiva a danno del comune.
Siccome l'assegno non partiva ancora, a settembre 2014 al comune venivano pignorati tutti e 1069 gli euro dal conto depositato presso il Monte dei Paschi di Siena.
Un mese dopo, il servizio affari legali prendeva la parola, scrivendo che in effetti l'assegno emesso a giugno, non era mai stato consegnato: «Lascia perplessi - dichiaravano gli avvocati - che la tesoreria comunale, contattata da questo servizio nelle forme brevi per avere informazioni sull'assegno, non sia stata in grado di fornire alcuna notizia in merito alla consegna dello stesso. A tutt'oggi non è dato sapere se l'assegno sia stato recapitato all'avvocato e non riscosso non sia mai partito. Tale ritardo ha determinato in ogni caso l'emissione di un atto di precetto e del correlato atto di pignoramento che comporterà un ingiustificato aggravio di costi per l'ente. Si ribadisce la necessità di modificare la procedura interna di spedizione degli assegni emessi all'utilizzo del servizio postale tramite raccomandata con avviso di ricevimento».
La nota degli avvocati non sortisce effetto, cosicché a giugno 2015 l'atto di precetto viene rinnovato: il comune non ha ancora pagato.
Si arriva ad ottobre di un anno dopo, quando il giudice d'esecuzione del Tribunale di Trani da mandato d'ufficio di procedere al pagamento della cifra, frattanto cresciuta di altri 900 euro.
La ritardata liquidazione è venuta a costare, al netto di tutta la querelle e di più discussioni in sede di consiglio, 2350 euro, con un debito fuori bilancio per "regolarizzazione pignoramento" che il consiglio comunale ha potuto solo approvare nella seduta comunale del 25 luglio 2017.
Quella che il segretario comunale Angelo Lazzaro ha definito una: «triste vicenda che si commenta da sola» riguarda un accumulo di negligenze che sfiora l'assurdo.
A quanto riferiscono nelle note i revisori dei conti, non si tratterebbe del primo caso, ma di una questione annosa.
Il consiglio ha pertanto deliberato che: "fermo restando il contenuto necessitato dell'atto e fatte salve le azioni di responsabilità che la Procura presso la Corte dei Conti riterrà avviare a seguito della segnalazione dei fatti, si ritiene doverosa una verifica del comportamento del tesoriere comunale per accertare eventuali inadempienze rispetto agli obblighi discendenti dalla concessione del servizio di tesoreria comunale; di tanto deve essere investita l'Avvocatura Comunale".