Cultura
Libri nel Borgo Antico, Ferdinando De Giorgi racconta la sua filosofia vincente - INTERVISTA
Il CT della nazionale italiana di volley ha presentato il suo libro, parlando di sport, vita e dell'importanza di valorizzare i talenti di squadra per raggiungere grandi risultati
Bisceglie - sabato 31 agosto 2024
9.20
Non solo pallavolo. "Egoisti di squadra" di Ferdinando De Giorgi, oggi CT della nazionale italiana di volley maschile, è un libro che parla di sport, ma anche di tanto altro. Il tecnico salentino, ospite della prima serata di Libri nel Borgo Antico per presentare il suo lavoro, ha parlato in maniera molto schietta - come è sua abitudine - di quelli che secondo lui sono i fondamentali, tanto nella vita quanto nello sport, per raggiungere dei risultati.
«Non sono mai stato tanto alto, lo vedete. Mi dicevano tutti che sarei potuto arrivare lontano se avessi avuto cinque centimetri in più. Però poi ho vinto di tutto col club e con la nazionale e nessuno mi ha più tirato fuori la cosa dell'altezza» ha raccontato De Giorgi sul palco di piazza Castello. «Questo perché io sapevo quali erano i miei limiti, e ho lavorato su tutto il resto per essere sempre utile alla mia squadra». E questa filosofia la applica anche da allenatore: «Un buon allenatore non evidenzia i limiti dei propri giocatori, già lo fanno in tanti. Un buon allenatore deve vedere ciò che c'è di buono in ognuno dei propri ragazzi, e aiutare a tirarli fuori».
Il valore della fatica per raggiungere i risultati, lo stare insieme (la squadra azzurra non può usare i telefoni a tavola, ndr), la responsabilità di indossare la maglia azzurra e di rappresentarla in ogni momento: «Si parte sempre dall'educazione. Io nel mio staff ho anche un pedagogista, perché solo spiegando ai ragazzi come usare gli strumenti nel modo giusto, possiamo davvero aiutarli».
Per Fefè «siamo tutti egoisti. Il punto è essere bravi a non sacrificare le doti singole, ma piuttosto metterle al servizio della squadra».
«Non sono mai stato tanto alto, lo vedete. Mi dicevano tutti che sarei potuto arrivare lontano se avessi avuto cinque centimetri in più. Però poi ho vinto di tutto col club e con la nazionale e nessuno mi ha più tirato fuori la cosa dell'altezza» ha raccontato De Giorgi sul palco di piazza Castello. «Questo perché io sapevo quali erano i miei limiti, e ho lavorato su tutto il resto per essere sempre utile alla mia squadra». E questa filosofia la applica anche da allenatore: «Un buon allenatore non evidenzia i limiti dei propri giocatori, già lo fanno in tanti. Un buon allenatore deve vedere ciò che c'è di buono in ognuno dei propri ragazzi, e aiutare a tirarli fuori».
Il valore della fatica per raggiungere i risultati, lo stare insieme (la squadra azzurra non può usare i telefoni a tavola, ndr), la responsabilità di indossare la maglia azzurra e di rappresentarla in ogni momento: «Si parte sempre dall'educazione. Io nel mio staff ho anche un pedagogista, perché solo spiegando ai ragazzi come usare gli strumenti nel modo giusto, possiamo davvero aiutarli».
Per Fefè «siamo tutti egoisti. Il punto è essere bravi a non sacrificare le doti singole, ma piuttosto metterle al servizio della squadra».