Lino Patruno lba
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Cultura

Lino Patruno e "Il meglio Sud", quello che produce, inventa e da il pane al Nord

L'orgoglio pugliese dell'ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno protagonista del quarto appuntamento del fuori cartellone di Libri nel Borgo Antico

Chi conosce Lino Patruno sa bene una cosa: con lui è impossibile intavolare un discorso senza finire per parlare di Sud.
Si finisce per farlo tra gente del Mezzogiorno con il cuore gonfio di orgoglio e di amarezza. Perché quel "meglio Sud" su cui da sempre Patruno cerca di far aprire gli occhi proprio ai terroni, continua a subire vessazioni. Da parte dell'altra Italia - quella che le tasse del Sud finanzia, contribuendo a pagare servizi distribuiti male: «perché un anziano pugliese, inutile nasconderlo, vale per lo Stato meno di un emiliano»; da parte dell'Europa, che non sta a guardare al dialogo tra Tacco e Testa e tira avanti; da parte dei media e della politica che alimentano l'idea di una bassa Italia tutta mafia e ozi.

Il discorso è inevitabilmente stato intavolato anche nella Libreria Abbraccio alla Vita martedì 9 maggio, durante il quarto appuntamento del fuori cartellone di Libri nel Borgo Antico. Moderato dal giornalista Francesco Brescia, Patruno ha parlato del bene e del male del Sud tra dati, riflessioni, proiezioni e nomi.

Al pubblico biscegliese, ormai affezionato, ha presentato "Il meglio Sud -Il meglio sud. Attraversare il deserto, superare il divario" (Rubbettino, 2015), pamphlet sulle Resistenze del Sud: la traversata dei cento nuovi Mose, il fior fiore delle cento idee creative, le trincee dei cento ribelli positivi. «Un viaggio nel giorno buono di un Sud che entra nel futuro del mondo tecnologico partendo dal passato della città di pietra».
Quel Sud che nei tg compare solo quando si parla di meteo, cronaca nera, malasanità e che nelle fiction è tutto una Gomorra. «Solo la Puglia - riflette Patruno - è riuscita a comunicare, grazie al cinema, la sua bellezza. La rappresentazione per immagini ha funzionato, è stata saggia. Così, sebbene molti dati economici siano peggiori di quelli del resto del Meridione, questa regione è oggi percepita come un "a parte", oasi felice di sole, bellezze e mare».
I fatti però dicono altro: che entro il 2018 il premier Gentiloni dovrà portare il rapporto debito pubblico/PIL dal 135 al 60% «e dovrà farlo togliendo al Mezzogiorno 50 miliardi di euro all'anno. Non arriva a capire che chi toglie i soldi al Sud li toglie al Nord da cui i meridionali comprano ogni giorno».
I fatti dicono che la Puglia del leader nella diagnostica ferroviaria - il gruppo Mermec - è la stessa della tragedia della Ferrotramviaria e del binario unico. Che la terra degli ideatori dell'aereo superleggero più veloce al mondo è la stessa che da vent'anni non draga il porto di Taranto lasciandosi sfuggire i vantaggi dell'apertura del canale di Suez.
E dicono che la Puglia ha recentemente diminuito le sue aspettative di vita di tre anni in più rispetto al Nord.
La speranza nella "restanza", che è un "crederci e dunque restare", alimentata dalle infinite possibilità di Internet e del digitale, però sopravvive. Come sopravvive l'orgoglio di chi sa che il Sud può e deve farsi sentire.
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