Mimmo Palmiotti: «Chi sono i musicisti? E come si spiegano certe cose»
La nota: «Si è musicisti anche se soffi all’interno di una canna di bambù, se batti le mani o emetti un fischio»
Un anno fa usciva la recensione di Circumnavigazione, un lavoro di ricerca del sound designer biscegliese Mimmo Palmiotti, attorno alla celebrazione della vita e dell'esistenza. Oggi, Palmiotti torna a proporre delle riflessioni sul ruolo del musicista: una definizione d'artista che prende le mosse dall'origine delle cose, a ciò che sarà domani del panorama musicale, in una nota intitolata Come si spiegano certe cose.
«Gli antichi filosofi greci asserivano che il tutto (la materia, la natura, l'arte, i sogni) derivi da una specie di brodo primordiale (ápeiron) che è sempre in movimento: evolve e genera ciò che per convenzione definiamo "universo". La bellezza di questo pensiero, che getta le basi sui principi elementari della conoscenza e della scienza attuali, sta nel fatto che sia impossibile asserire che le cose sono immutabili e assolute: i nostri sensi cioè non ci consegnano la verità, ma un'approssimazione di essa, e la realtà è diversa da come appare. Ciò che osserviamo non rappresenta la vera verità ma una contaminazione, perché osservandola l'uomo condiziona quel sistema e lo influenza: il principio di indeterminazione di Heisenberg», afferma Mimmo Palmiotti.
«In uno scambio di battute intercorso con il mio grande amico Lino Albanese, grande chitarrista e polistrumentista, che ha rappresentato una pietra miliare nel mio percorso di crescita e conoscenza nel campo musicale – prosegue il light designer biscegliese - affermavo, in antitesi con quanti dichiarano l'essenza di un musicista esclusivamente nel suonare uno strumento tradizionale, che si è musicisti anche se soffi all'interno di una canna di bambù, se batti le mani o emetti un fischio. In ciò, visualizzo il primo essere umano che si trova di fronte a un pezzo di tronco di albero e con un ramo nella mano si appresta a battere su di esso, imitando il battito del cuore, dando il via alla musica. Se così non fosse, i suoni prodotti da strumenti elettronici, come sintetizzatori o computer, sarebbero degni entrare nella definizione di "musica"? Jean-Michel Jarre, Tangerine Dream, Giorgio Moroder, Daft Punk, Federico Monti Arduini (Il Guardiano del Faro), Vangelis, Kraftwerk, Depeche Mode, Massive Attack e tantissimi altri, non potremmo chiamarli musicisti».
Palmiotti continua: «Che dire dei Djs? Potremmo mai definirli "musicisti"? Potranno mai dire "Stasera vado a suonare"? Cosa che irrita alcuni, anche se, molto audacemente, alcuni artisti - vedi Linkin Park - schierano nella propria formazione un Dj che suona un giradischi, elevando l'elettrodomestico al rango di strumento. Sarà forse che nell'ápeiron musicale non è del tutto corretto sostenere che musicisti si è solo se solfeggi, ma che si può essere Heroes per un giorno, come suggerisce David Bowie, e che chiunque ha il diritto di musicare le emozioni con qualsiasi cosa, voce, strumenti, campi magnetici? Perfino l'universo suona raccontandoci del Big Bang».
«Sarà per questo – conclude Mimmo Palmiotti - che ascoltando un brano di Moroder, disk jockey italiano famoso in tutto il mondo, riconosciuto come uno dei padri della musica elettronica e celebrato in un multi-premiato cd dei Daft Pank, Random Access Memories, eseguito live da un'orchestra sinfonica, che alla fine sorga spontaneo alzarsi in standing ovation e dire: "Bravo Maestro". "Non è solo uno l'incastro giusto di un pezzo nel puzzle", direbbe Davide Enia in Rembò. Ringrazio Talete, Anassimandro, Anassimene, Copernico, Newton, Einstein, Heisenberg, Hawking. Veri padri dei Djs».