Apertura porta santa
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Religioni

Mons. D'Ascenzo: «Possa essere un anno verso la Santità!»

Omelia dell’Arcivescovo nella concelebrazione eucaristica di apertura dell’Anno Giubilare nell’Arcidiocesi

Con l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, la sera del 24 dicembre scorso, Papa Francesco ha inaugurato il Giubileo per la Chiesa universale. Oggi in questa chiesa Cattedrale, come in tutte le diocesi del mondo, celebriamo l'apertura diocesana del Giubileo.

Dice Papa Francesco: "La speranza è una delle tre virtù teologali, che si chiamano così perché possiamo viverle solo grazie al dono di Dio, ed è la sorella minore delle altre due: la fede e la carità. Possiamo immaginarla tenuta per manodalle due più grandi, ma in realtà è lei a guidarle. È quella virtù umile che corre sotto il pelo dell'acqua della vita, ma che ci sostiene per non farci annegare tra le difficoltà che ci circondano. È la più nascosta, ma è quotidiana" (PAPA FRANCESCO, La speranza non delude mai, Piemme, Milano 2024, p.10).

Pellegrini di speranza è il titolo di questa straordinaria esperienza di grazia per tutti noi. Pellegrini, cioè comunità di battezzati, che camminano insieme, in comunione, verso l'incontro con il Signore, con degli obiettivi da raggiungere. Comunione da costruire e maturare sempre di più, una comunione da accogliere come dono che proviene dall'alto, che in questo anno ci viene proposto in modo sovrabbondante. Obiettivi che, nel contesto del cammino sinodale che ci sta coinvolgendo ed entusiasmando profondamente, desideriamo concretizzare anche nelle scelte che andremo a delineare nell'ambito della pastorale famigliare e giovanile, della cultura, della comunicazione e dei nuovi linguaggi.

In questo Anno Santo tutto dovrà convergere e partire dal cuore di Dio, dalla sua infinita misericordia che si fa perdono della colpa morale e remissione dellapena temporale legate ai nostri peccati e, da parte nostra, impegno sincero egioioso di conversione. È Anno Santo perché ci chiama ad impostare conmaggiore determinazione la nostra vita come un cammino, un pellegrinaggio verso la santità.
Dice ancora il Papa: "Quando penso alla speranza, penso anche alla Chiesa e alla necessità di contrastare tante cose che ci fanno disperare. Occorre una conversione continua, fatta di atteggiamenti di servizio e non di dominio, occorre ascoltare senza dogmatizzare".

Uno degli aspetti del Giubileo nella tradizione ebraica era quello di un anno di riposo della terra. Un anno di riposo perché poi la produzione delle coltivazionifosse migliore. Come sarebbe bello, quanti ulteriori frutti potremmo produrre se, nella nostra quotidianità, nelle relazioni all'interno delle nostre parrocchie, nelle zone pastorali e nella Chiesa diocesana potessimo vivere un anno di riposo, un anno di riposo dalle chiusure inutili, dalle opposizioni e ostruzionismi immotivati, dalle lamentele e dal chiacchiericcio non costruttivi, dalla rinuncia alla partecipazione personale alla vita della nostra comunità che, a volte, si attribuisce il diritto di impedire anche la partecipazione di altri.

"Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te" (S. Agostino, Confessioni I,1). Il vero cammino, il più difficile ma il più bello, è quello verso il proprio cuore, inquieto finché non sperimenta pace dentro di sé, finché non vive pace con gli altri fratelli e sorelle, finché la pace non abbraccia il mondo intero!

L'infinita misericordia di Dio, che è disponibile sempre al perdono delle nostre colpe e, durante il Giubileo, anche alla remissione delle conseguenti pene temporali domanda soltanto la nostra disponibilità ad accogliere tutto ciò che Lui è già disposto ad offrirci. Ciò significa che nella misura in cui sapremodisaffezionarci al peccato potremmo essere aperti ai doni di grazia straordinari come le indulgenze.

Ognuno di noi possa orientare mente, cuore e azione verso il recupero, la cura di quelle relazioni che risultano ferite, o malate, per tanti motivi. Non è possibile continuare a trascinare rancori, lamentele, ricordi che imprigionano cuore e sguardo verso il passato e impediscono di incamminarci verso il futuro con lacapacità di chi sa riconoscere i tanti semi, e forse più che semi, di speranza che il Signore ha sparso e continua a spargere con abbondanza nella vita della nostra Chiesa diocesana.

Sappiamo bene che, a volte, la nostra vita si fa difficile per tanti motivi che ognuno di noi potrebbe ora elencare. Ci capita perfino di provare la sensazione di aver smarrito Gesù, proprio come accadde a Maria e Giuseppe mentre stavano facendo ritorno a casa dopo essersi recati a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Gesù, a loro insaputa, era rimasto a Gerusalemme e loro avevano cominciato a cercarlo con angoscia. È la stessa esperienza che facciamo quando ci assalgono dei dubbi di fede, nei confronti della vita …, quando la malattia tocca il nostro corpo o quello delle persone alle quali vogliamo particolarmente bene. Non riusciamo sempre a comprendere gli insegnamenti della Chiesa, o della Parola di Dio e ci chiediamo: perché è accaduto questo, perché proprio a me, perché Dio permette queste cose.

Oggi è la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. A questa famiglia guardiamo come modello da imitare come motivo di speranza per ogni comunità. Nella Santa Famiglia, come ha detto il Santo Padre questa mattina all'Angelus, ci sono difficoltà, incomprensioni. Tuttavia è un modello. Perché?Perché è una famiglia che dialoga, che si ascolta, che parla. Una famiglia che noncomunica non può essere una famiglia felice. Ciò è vero anche per le nostrecomunità parrocchiali e per la nostra comunità diocesana.

Desidero concludere invitando tutti a pregare con le parole che ci vengono proposte dalla liturgia dei vespri di questa festa:

O Cristo, tu sei il modello e il salvatore di tutti gli uomini.
Per il mistero della tua sottomissione a Maria e a Giuseppe,
insegnaci l'obbedienza e il rispetto verso coloro che hai posto a capo dellacomunità.
Tu, che hai amato con affetto filiale i tuoi genitori, Maria e Giuseppe,
custodisci le nostre famiglie nel vincolo della carità e della pace.
Fosti ardente di zelo per le cose del Padre tuo,
fa' che in ogni famiglia Dio sia amato e onorato.
Dopo tre giorni di ansiosa ricerca, fosti ritrovato nel tempio,
donaci la tua sapienza nel cercare soprattutto il regno di Dio.
Hai unito a te Maria e Giuseppe nella gloria del cielo,
accogli tutti i defunti nella famiglia dei beati.
  • Arcivescovo Leonardo D'Ascenzo
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