Targa commemorativa in via Aldo Moro a Bisceglie
Targa commemorativa in via Aldo Moro a Bisceglie
Politica

«Moro e l'idea di "dignità"»

L'intervento di Gabriella Baldini (Centro Studi "Aldo Moro") nell'anniversario del brutale assassinio dello statista

Nella ricorrenza del quarantatreesimo anniversario della morte dell'onorevole Aldo Moro e a testimonianza del legame storicamente molto forte che lo unisce alla città di Bisceglie, il Centro Studi Aldo Moro vuole ricordare l'inaugurazione del bassorilievo bronzeo, raffigurante il volto del Professore e Statista, collocato nella via centrale di Bisceglie a lui denominata e visitato dopo qualche mese dalla figlia Maria Fida. Una giornata di cinque anni fa promossa dal Centro Studi Aldo Moro con l'adesione dell'amministrazione comunale guidata dal Sindaco dell'epoca, Francesco Spina.

Nel pensiero di Aldo Moro, espresso nei suoi lucidi e magistrali interventi nei lavori dell'Assemblea costituente, si rispecchiano in modo chiaro tutte le esigenze, teoriche e politiche ed il difficile compito di ripristinare la democrazia e la libertà calpestate dal fascismo e, nello stesso tempo, di prefigurare una nuova società, ispirata all'eguaglianza e alla solidarietà.

«Non accontentiamoci di parole – disse Moro – di dichiarazioni astratte, facciamo in modo attraverso la nostra legislazione sociale, che, il più possibile, siano di fatto eguali le condizioni e le possibilità di vita di tutti i cittadini».

La sintesi dei diritti fondamentali della Costituzione italiana si trova, nel pensiero di Moro, nell'idea di "dignità", perno della concezione personalista posta alla base di tutta la Costituzione nascente. A chi ironizzava sulla norme di principio, che apparivano mere proclamazioni retoriche, rispondeva così: «L'effetto giuridico è quello di vincolare il legislatore, di imporre al futuro legislatore di attenersi a questi criteri supremi che sono permanentemente validi».

Ecco il valore "storico" della Costituzione, esaltato da Moro. Per comprendere bene il valore sociale e politico del compito di "educare il popolo" bisogna guardare alla reale situazione del nostro Paese in quel particolare momento storico. Abbiamo di fronte un popolo vinto e oppresso che ha ancora nelle orecchie il lugubre suono delle sirene che preannunciano i bombardamenti e negli occhi lo spettacolo disarmante delle macerie delle case, delle fabbriche, degli edifici pubblici; un popolo che soffre la povertà e la miseria con il razionamento dei generi alimentari e del vestiario, del mercato nero, del dolore dei loro cari morti in guerra. Questo cambiamento di cultura e di mentalità e di educazione del popolo sovrano, ai nuovi valori della democrazia, non può che avere inizio e propulsione dall'Università, affinchè ritorni ad essere una comunità educante, pronta a contribuire all'amore per il lavoro ed a soddisfare i bisogni degli uomini, alla creazione delle competenze a servire la vita in tutte le sue esigenze.

L'Università ha un ruolo fondamentale nella crescita dello Stato democratico, attraverso il comune impegno dei docenti e studenti per riaccendere quella speranza e fiducia in un futuro migliore, affinchè vi sia una comunità libera per avviare un processo di sviluppo economico e sociale all'interno dello Stato.

«Cari giovani, non dimenticate i morti e la ragione per la quale morirono; non volgete loro le spalle; non scrollatevi di dosso la sanguinante epopea del riscatto e della redenzione nazionale… Prendete allora nelle vostre mani il destino del nostro Paese» (Bari, 1975).

Questo è il modo più giusto per rendergli testimonianza e onorare la sua memoria, sollecitando i giovani a formarsi, come uomini e come futuri professionisti, attingendo alla purissima fonte del pensiero di Aldo Moro, studiando e meditando, con profonda onestà intellettuale i suoi scritti. Ritengo che così i nostri studenti potranno prendere nelle loro mani il destino del Paese, così come auspicato da Moro raccordando l'Università alla vita e svolgendo validamente la funzione sociale di studenti.
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