Attualità
Nasce Adrionet, la rete adriatico-ionica di coordinamento tra i Centri di recupero tartarughe marine
Condividerà dati e procedure operative. Ne farà parte anche il Centro del Wwf di Molfetta, molto attivo nelle acque biscegliesi
Italia - mercoledì 29 luglio 2020
Una rete che non danneggerà certo le tartarughe marine che frequentano l'Adriatico e lo Ionio per nutrirsi e per deporre le uova. Al contrario: Adrionet, la rete adriatico-ionica di coordinamento tra i Centri di recupero tartarughe marine, costituirà uno strumento fondamentale per la condivisione di dati e procedure operative.
Le premesse erano state poste lo scorso dicembre a Città Sant'Angelo (Pescara), in un convegno nazionale nel quale era emersa la necessità di collaborare per ottimizzare i risultati. La formula scelta è quella del protocollo di intesa, firmato da 6 Centri che operano nell'Adriatico e nello Ionio: "Luigi Cagnolaro" Pescara; Museo di storia naturale del Salento Calimera; Rimini/Riccione; Oasi Wwf Policoro; Area Marina Protetta di Torre Guaceto; Wwf Molfetta. Naturalmente saranno possibili ulteriori adesioni. Rilevante è la presenza, tra i membri fondatori, del Centro diretto da Pasquale Salvemini, sempre molto attivo nelle acque biscegliesi e ben inserito nel tessuto sociale della città.
Della rete fanno parte anche professionisti che sono coinvolti, sul piano scientifico e/o operativo, nelle tematiche connesse al recupero delle tartarughe: la Societas herpetologica italica, il Cnr-Irbim di Ancona, l'Istituto zooprofilattico di Teramo e le Università di Bari, Pisa e Foggia.
Gli obiettivi sono ambiziosi: coordinamento e standardizzazione delle modalità e dei protocolli di intervento; condivisione delle esperienze gestionali; regole comuni nella raccolta dei dati con la finalità anche di realizzare studi a più ampio raggio e di maggiore rilievo scientifico; accrescimento della capacità di influenza nei confronti dei decision makers e, analogamente, realizzazione di campagne di informazione rivolte ai cittadini per favorire programmi e iniziative finalizzati alla salvaguardia delle tartarughe e più in generale della biodiversità e delle buone condizioni dei mari Adriatico e Ionio in tutte le loro componenti.
La rete sarà gestita da un Comitato tecnico (un rappresentante per ciascun aderente), da un segretariato e da un coordinatore-portavoce. Tutti gli incarichi avranno durata annuale e saranno svolti a rotazione dagli aderenti.
In passato ciascun centro operava per proprio conto o al più in collaborazione con quelli confinanti con metodologie, di azione e di raccolta dati, difficilmente comparabili, anche se tutte ispirate alle "Linee Guida per il recupero, soccorso, affidamento e gestione delle tartarughe marine ai fini della riabilitazione e per la manipolazione e rilascio a scopi scientifici" varate da Ispra nel 2013 (che oggi avrebbero peraltro bisogno di un aggiornamento). La rete consentirà di ottimizzare i risultati attraverso scambio di informazioni, di buone pratiche e collaborazione concreta in mare e all'interno dei centri. Una svolta epocale: non più competizione ma condivisione nella consapevolezza che insieme si riuscirà a ottenere migliori risultati nell'interesse delle tartarughe e del mare.
Le premesse erano state poste lo scorso dicembre a Città Sant'Angelo (Pescara), in un convegno nazionale nel quale era emersa la necessità di collaborare per ottimizzare i risultati. La formula scelta è quella del protocollo di intesa, firmato da 6 Centri che operano nell'Adriatico e nello Ionio: "Luigi Cagnolaro" Pescara; Museo di storia naturale del Salento Calimera; Rimini/Riccione; Oasi Wwf Policoro; Area Marina Protetta di Torre Guaceto; Wwf Molfetta. Naturalmente saranno possibili ulteriori adesioni. Rilevante è la presenza, tra i membri fondatori, del Centro diretto da Pasquale Salvemini, sempre molto attivo nelle acque biscegliesi e ben inserito nel tessuto sociale della città.
Della rete fanno parte anche professionisti che sono coinvolti, sul piano scientifico e/o operativo, nelle tematiche connesse al recupero delle tartarughe: la Societas herpetologica italica, il Cnr-Irbim di Ancona, l'Istituto zooprofilattico di Teramo e le Università di Bari, Pisa e Foggia.
Gli obiettivi sono ambiziosi: coordinamento e standardizzazione delle modalità e dei protocolli di intervento; condivisione delle esperienze gestionali; regole comuni nella raccolta dei dati con la finalità anche di realizzare studi a più ampio raggio e di maggiore rilievo scientifico; accrescimento della capacità di influenza nei confronti dei decision makers e, analogamente, realizzazione di campagne di informazione rivolte ai cittadini per favorire programmi e iniziative finalizzati alla salvaguardia delle tartarughe e più in generale della biodiversità e delle buone condizioni dei mari Adriatico e Ionio in tutte le loro componenti.
La rete sarà gestita da un Comitato tecnico (un rappresentante per ciascun aderente), da un segretariato e da un coordinatore-portavoce. Tutti gli incarichi avranno durata annuale e saranno svolti a rotazione dagli aderenti.
In passato ciascun centro operava per proprio conto o al più in collaborazione con quelli confinanti con metodologie, di azione e di raccolta dati, difficilmente comparabili, anche se tutte ispirate alle "Linee Guida per il recupero, soccorso, affidamento e gestione delle tartarughe marine ai fini della riabilitazione e per la manipolazione e rilascio a scopi scientifici" varate da Ispra nel 2013 (che oggi avrebbero peraltro bisogno di un aggiornamento). La rete consentirà di ottimizzare i risultati attraverso scambio di informazioni, di buone pratiche e collaborazione concreta in mare e all'interno dei centri. Una svolta epocale: non più competizione ma condivisione nella consapevolezza che insieme si riuscirà a ottenere migliori risultati nell'interesse delle tartarughe e del mare.