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Religioni
Parrocchia Stella Maris: in vista della posa della prima pietra, Don Francesco racconta storie di comunità - LE FOTO
«Quello che vivremo domenica è un punto di partenza per ricordarci da dove veniamo e soprattutto dov'è la nostra meta: l'incontro con Cristo»
Bisceglie - sabato 29 marzo 2025
11.22
La comunità di Stella Maris è pronta a vivere un altro importantissimo momento di fede previsto per domenica 30 marzo. Dopo il pellegrinaggio diocesano giubilare di sabato 22, occasione che ha portato i credenti non solo a vivere un momento importante, ma soprattutto a vivere l'esperienza tipica del Giubileo, cioè l'attraversamento della porta Santa, domenica a partire dalle ore 11 la parrocchia parteciperà della celebrazione della posa della prima pietra, che sancisce ufficialmente l'avvio alla costruzione dell'edificio di culto di comunità. L'importante traguardo è percepito come un nuovo inizio e non come un punto d'arrivo. A parlarcene Don Francesco Colangelo.
«Il rito che vivremo domenica richiamerà a quello che è il significato profondo dell'edificare un tempio, cioè mettere un fondamento. Per noi l'unico fondamento non può che essere Gesù Cristo attraverso proprio l'immagine della pietra – ha dichiarato Don Francesco –Sono davvero tantissimi anni, 16 quest'anno, che la parrocchia esiste giuridicamente e in questi anni abbiamo fatto un percorso di fede, tenendoci per mano l'un l'altro. Questa sarà una nuova fase, come se fosse un continuo costruire e ricostruirsi». «Quello che domenica vivremo attraverso il gesto simbolico della benedizione e deposizione della prima pietra, riguarda anche un rito che in qualche modo precede ciò che avverrà sostanzialmente fra due anni quando l'edificio di culto sarà pronto, dedicato e consacrato».
La Storia di Stella Maris comincia il 31 maggio del 2009, quando l'arcivescovo Monsignor Giovan Battista Pichierri istituiva canonicamente la Comunità attraverso una celebrazione della messa che si tenne presso la chiesa di San Giuseppe nell'Opera Don Uva. In quella celebrazione, ufficialmente iniziava la storia e la vita di questa comunità, affidata al primo parroco, Don Francesco dell'Orco, che la resse lodevolmente per 7 anni e tre mesi. «C'è stato all'inizio un tempo di vita parrocchiale, vissuta tra Villa San Giuseppe, abitazioni personali delle persone, ristorante Salsello, ristorante Memory, Chiesa di San Giuseppe, il camping "La Batteria" – ha ricordato il parroco -. Una sorta di esodo continuo, di peregrinatio, che ha visto poi la comunità radicarsi all'inizio con una tensostruttura e poi appunto con questo prefabbricato che tuttora accoglie la parrocchia in via Luigi di Molfetta 147. Il cambiamento più importante per noi, infatti, sarà la consapevolezza che il nostro luogo di culto c'è, esiste e ci darà stabilità».
Ma il cambiamento, racconta Don Francesco, avrà a che fare con un cammino personale che dovrà tendere sempre di più, ogni giorno, a passare da quella precarietà che a volte si vive e che forse ci accompagna sempre, legata al nostro limite, alla nostra fragilità ad una stabilità in comunità. Una precarietà che è chiamata sempre a svincolarsi, a riscattarsi, perché ogni giorno si possa scegliere il meglio. «Non si tratta semplicemente di passare da un luogo che all'inizio è stato precario a un luogo che ora è perfetto, ma è lasciare tutto ciò che in qualche modo non ci fa mettere radici, che non ci fa radicare relazioni, che ci impedisce di sentirci legati, appartenenti a qualcuno, a qualcosa, quindi a una storia e soprattutto appartenenti tra di noi. Significa trovare una stabilità anche in questo senso». La storia della comunità di Stella Maris è una dimostrazione di fede, una esperienza senza dubbio peculiare: è stata la comunità a creare i luoghi di culto e non viceversa, come spesso accade. «Quello che noi abbiamo vissuto è proprio l'esperienza che si fa quando in qualche modo si vuole decidere di abitare una realtà o di scegliere qualcosa che in qualche modo dia valore alla nostra vita – ha dichiarato Don Francesco - Non è determinante subito un luogo, ma è determinante che ci sia la volontà di due o tre persone, come dice appunto la parola di Dio, che riunite nel nome di Dio, nel nome di Cristo, possano creare già qualcosa. Questo luogo spirituale, che ora riceve un punto di incontro, ci ricorda appunto quanto è fondamentale, prima ancora che ci siano i luoghi, che ci siano le persone che hanno nel cuore il desiderio di stare insieme».
A questo proposito, ancora oggi all'ingresso del prefabbricato in cui ha sede la parrocchia si può leggere "La parrocchia casa di tutti": «Sin dal 18 maggio 2020, quando sono riprese le celebrazioni, subito dopo il momento più acuto della pandemia, abbiamo voluto installare proprio all'ingresso del prefabbricato questa dicitura, la citazione biblica degli atti degli apostoli in cui si racconta che gli apostoli erano insieme concordi e comuni e vivevano ogni cosa insieme e in qualche modo chi era più bisognoso era assicurato nel suo bisogno. E dietro questa immagine della comunità delle origini c'è la nostra volontà di essere casa per tutti, un luogo che si apre a quel tutto, che tante volte rischia di rimanere fuori dai nostri perimetri ecclesiali». «Allora, spero che questo luogo di culto possa trasmettere anche questo messaggio: non un luogo dove mettere da parte i problemi, ma dove sentirti al sicuro perché possano essere in qualche modo vissuti e condivisi insieme. Questa sarà la volontà alla base del nostro nuovo inizio» ha poi concluso il Parroco di Stella Maris.
«Il rito che vivremo domenica richiamerà a quello che è il significato profondo dell'edificare un tempio, cioè mettere un fondamento. Per noi l'unico fondamento non può che essere Gesù Cristo attraverso proprio l'immagine della pietra – ha dichiarato Don Francesco –Sono davvero tantissimi anni, 16 quest'anno, che la parrocchia esiste giuridicamente e in questi anni abbiamo fatto un percorso di fede, tenendoci per mano l'un l'altro. Questa sarà una nuova fase, come se fosse un continuo costruire e ricostruirsi». «Quello che domenica vivremo attraverso il gesto simbolico della benedizione e deposizione della prima pietra, riguarda anche un rito che in qualche modo precede ciò che avverrà sostanzialmente fra due anni quando l'edificio di culto sarà pronto, dedicato e consacrato».
La Storia di Stella Maris comincia il 31 maggio del 2009, quando l'arcivescovo Monsignor Giovan Battista Pichierri istituiva canonicamente la Comunità attraverso una celebrazione della messa che si tenne presso la chiesa di San Giuseppe nell'Opera Don Uva. In quella celebrazione, ufficialmente iniziava la storia e la vita di questa comunità, affidata al primo parroco, Don Francesco dell'Orco, che la resse lodevolmente per 7 anni e tre mesi. «C'è stato all'inizio un tempo di vita parrocchiale, vissuta tra Villa San Giuseppe, abitazioni personali delle persone, ristorante Salsello, ristorante Memory, Chiesa di San Giuseppe, il camping "La Batteria" – ha ricordato il parroco -. Una sorta di esodo continuo, di peregrinatio, che ha visto poi la comunità radicarsi all'inizio con una tensostruttura e poi appunto con questo prefabbricato che tuttora accoglie la parrocchia in via Luigi di Molfetta 147. Il cambiamento più importante per noi, infatti, sarà la consapevolezza che il nostro luogo di culto c'è, esiste e ci darà stabilità».
Ma il cambiamento, racconta Don Francesco, avrà a che fare con un cammino personale che dovrà tendere sempre di più, ogni giorno, a passare da quella precarietà che a volte si vive e che forse ci accompagna sempre, legata al nostro limite, alla nostra fragilità ad una stabilità in comunità. Una precarietà che è chiamata sempre a svincolarsi, a riscattarsi, perché ogni giorno si possa scegliere il meglio. «Non si tratta semplicemente di passare da un luogo che all'inizio è stato precario a un luogo che ora è perfetto, ma è lasciare tutto ciò che in qualche modo non ci fa mettere radici, che non ci fa radicare relazioni, che ci impedisce di sentirci legati, appartenenti a qualcuno, a qualcosa, quindi a una storia e soprattutto appartenenti tra di noi. Significa trovare una stabilità anche in questo senso». La storia della comunità di Stella Maris è una dimostrazione di fede, una esperienza senza dubbio peculiare: è stata la comunità a creare i luoghi di culto e non viceversa, come spesso accade. «Quello che noi abbiamo vissuto è proprio l'esperienza che si fa quando in qualche modo si vuole decidere di abitare una realtà o di scegliere qualcosa che in qualche modo dia valore alla nostra vita – ha dichiarato Don Francesco - Non è determinante subito un luogo, ma è determinante che ci sia la volontà di due o tre persone, come dice appunto la parola di Dio, che riunite nel nome di Dio, nel nome di Cristo, possano creare già qualcosa. Questo luogo spirituale, che ora riceve un punto di incontro, ci ricorda appunto quanto è fondamentale, prima ancora che ci siano i luoghi, che ci siano le persone che hanno nel cuore il desiderio di stare insieme».
A questo proposito, ancora oggi all'ingresso del prefabbricato in cui ha sede la parrocchia si può leggere "La parrocchia casa di tutti": «Sin dal 18 maggio 2020, quando sono riprese le celebrazioni, subito dopo il momento più acuto della pandemia, abbiamo voluto installare proprio all'ingresso del prefabbricato questa dicitura, la citazione biblica degli atti degli apostoli in cui si racconta che gli apostoli erano insieme concordi e comuni e vivevano ogni cosa insieme e in qualche modo chi era più bisognoso era assicurato nel suo bisogno. E dietro questa immagine della comunità delle origini c'è la nostra volontà di essere casa per tutti, un luogo che si apre a quel tutto, che tante volte rischia di rimanere fuori dai nostri perimetri ecclesiali». «Allora, spero che questo luogo di culto possa trasmettere anche questo messaggio: non un luogo dove mettere da parte i problemi, ma dove sentirti al sicuro perché possano essere in qualche modo vissuti e condivisi insieme. Questa sarà la volontà alla base del nostro nuovo inizio» ha poi concluso il Parroco di Stella Maris.