Attualità
Pediatra di Minervino deceduto al "Vittorio Emanuele II", il cordoglio dell'ordine dei medici
Delvecchio: «Tanti, troppi i colleghi e anche gli infermieri che si sono ammalati»
Bisceglie - martedì 8 dicembre 2020
8.01
È deceduto nelle scorse ore, all'ospedale "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie, il dottor Michele Cicchelli, pediatra di famiglia originario di Minervino Murge e residente da sempre a Barletta. Lo stimato medico, impegnato anche nelle attività dell'associazione di donatori del sangue Fratres, era risultato positivo al Covid e per questo motivo ricoverato nel nosocomio biscegliese.
«Ho visto andar via persone che conoscevo da oltre vent'anni, amici, pazienti, spesso molto spesso l'uno e l'altro, portate via da un nemico invisibile che ci sta mordendo l'anima strappandoci gli affetti, che ci svuota gli spazi privandoli di umanità, che ci sta rubando il tempo della vita. Oggi rendo omaggio a un collega pediatra di famiglia, il dottor Michele Cicchelli che muore di Covid» ha dichiarato Benedetto Delvecchio, presidente dell'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della Bat.
«Sono in tanti, troppi, i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che si sono ammalati. Non mi importa il come, il dove e il quando: mi importa sapere che tutti loro non hanno mai smesso di lavorare tra la gente, per coloro che chiedono risposte alle sofferenze, alle angosce. Ognuno con lo spirito del sacrificio che li caratterizza, i medici dell'emergenza, delle rianimazioni, dei pronto soccorso stremati da turni di lavoro massacranti, i medici dei reparti strappati alle loro specifiche competenze per dare una mano dove serve, i medici e i pediatri del territorio che non hanno mai chiuso i loro ambulatori perché le malattie, quelle di sempre, non vanno in vacanza durante il Covid, i giovani medici in formazione che a decine lavorano senza riconoscimento economico aggiuntivo presso i dipartimenti di prevenzione, i medici che vestiti come astronauti vanno a domicilio dei pazienti positivi al virus» ha sottolineato.
«Gli stessi medici che un giorno sono eroi e quello dopo vengono aggrediti, picchiati, perché a metterci la faccia sono loro perché se esci vivo dalle rianimazioni ti hanno salvato la vita ma se non riesci a trovare un'assistenza tempestiva in corso di infarto in un pronto soccorso dove le ambulanze sono in coda finisci sotto inchiesta.
Rinnoviamo l'impegno a garantire la massima collaborazione alle autorità impegnate a fronteggiare l'emergenza e lo facciamo per dovere civico e morale ma soprattutto per onorare sia la memoria dei colleghi che hanno sacrificato la loro vita al servizio dei bisognosi sia coloro che ancora continuano a metterla a repentaglio. Ti sia lieve la terra caro Michele» ha concluso il dottor Delvecchio.
«Ho visto andar via persone che conoscevo da oltre vent'anni, amici, pazienti, spesso molto spesso l'uno e l'altro, portate via da un nemico invisibile che ci sta mordendo l'anima strappandoci gli affetti, che ci svuota gli spazi privandoli di umanità, che ci sta rubando il tempo della vita. Oggi rendo omaggio a un collega pediatra di famiglia, il dottor Michele Cicchelli che muore di Covid» ha dichiarato Benedetto Delvecchio, presidente dell'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della Bat.
«Sono in tanti, troppi, i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che si sono ammalati. Non mi importa il come, il dove e il quando: mi importa sapere che tutti loro non hanno mai smesso di lavorare tra la gente, per coloro che chiedono risposte alle sofferenze, alle angosce. Ognuno con lo spirito del sacrificio che li caratterizza, i medici dell'emergenza, delle rianimazioni, dei pronto soccorso stremati da turni di lavoro massacranti, i medici dei reparti strappati alle loro specifiche competenze per dare una mano dove serve, i medici e i pediatri del territorio che non hanno mai chiuso i loro ambulatori perché le malattie, quelle di sempre, non vanno in vacanza durante il Covid, i giovani medici in formazione che a decine lavorano senza riconoscimento economico aggiuntivo presso i dipartimenti di prevenzione, i medici che vestiti come astronauti vanno a domicilio dei pazienti positivi al virus» ha sottolineato.
«Gli stessi medici che un giorno sono eroi e quello dopo vengono aggrediti, picchiati, perché a metterci la faccia sono loro perché se esci vivo dalle rianimazioni ti hanno salvato la vita ma se non riesci a trovare un'assistenza tempestiva in corso di infarto in un pronto soccorso dove le ambulanze sono in coda finisci sotto inchiesta.
Rinnoviamo l'impegno a garantire la massima collaborazione alle autorità impegnate a fronteggiare l'emergenza e lo facciamo per dovere civico e morale ma soprattutto per onorare sia la memoria dei colleghi che hanno sacrificato la loro vita al servizio dei bisognosi sia coloro che ancora continuano a metterla a repentaglio. Ti sia lieve la terra caro Michele» ha concluso il dottor Delvecchio.