Politica
Rete dei diritti - Bisceglie riprende l'attività
Critiche al decreto Salvini sulle questioni riguardanti l'immigrazione
Bisceglie - venerdì 5 ottobre 2018
8.11
Rete dei diritti - Bisceglie torna a far sentire la sua voce, stavolta a proposito del decreto Salvini e in particolare riguardo le questioni inerenti l'immigrazione.
«Abbiamo a cuore la tutela dei diritti di tutti, cittadini italiani e non, consapevoli che in passato la negazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali ha comportato inevitabilmente la persecuzione delle minoranze e delle categorie più deboli e indifese. Sempre. Lo insegna la storia. E la storia dimostra che queste forme di ingiustizia, presto o tardi, colpiscono anche chi pensava di essere al sicuro» hanno sottolineato i referenti dell'associazione, secondi i quali il decreto «cancella una forma di protezione che viene concessa per motivi umanitari a persone alle quali, nei loro paesi di origine, non è consentito l'esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana e dei diritti internazionalmente riconosciuti, pur non essendo fuggite da guerre e persecuzioni».
Per Rete dei diritti - Bisceglie il provvedimento «prevede l'accoglienza dei migranti, in attesa di raccontare la propria storia in Commissione, dentro strutture di prima accoglienza a basso costo, estendendo i tempi di trattenimento nei Cpr (centri di permanenza per il rimpatrio) e negli hotspot» e «riduce il sistema di seconda accoglienza Sprar gestito dai comuni, che ospita le persone in piccole strutture, spesso appartamenti, attivo da più di 15 anni senza mai fare notizia in senso negativo. I beneficiari seguono un preciso programma di attività che li porta in breve tempo verso l'autonomia e li aiuta a diventare veri cittadini integrati e autosufficienti; infatti alcuni dei problemi legati all'immigrazione negli ultimi anni sono stati determinati dalla scelta di non potenziare velocemente lo Sprar, imponendo alle realtà locali la diffusione selvaggia dei centri emergenziali, spesso mal gestiti».
L'opinione dei componenti del gruppo è che il decreto crei «le condizioni per riversare sui nostri territori migliaia di migranti irregolari (60 mila persone in due anni secondo una stima di Ispi), molti più di quanti qualsiasi governo potrà mai rimpatriare. Resteranno qui. Più vulnerabili, più disperati, più ricattabili, più invisibili. Le mafie faranno business. Aumenteranno lavoro nero, sfruttamento sessuale e lavorativo, accattonaggio e microcriminalità. Aumenterà il carico di lavoro dei servizi sociali dei nostri comuni.
Gli effetti appena descritti dovrebbero essere da soli sufficienti a convincere l'opinione pubblica della necessità di contrastare questa deriva, anche coloro che oggi sembrano poco interessati alla difesa dei valori fondanti della nostra Costituzione o che hanno dimenticato quanto sangue hanno versato i nostri padri per affermarli.
Questo grido di allarme nasce da una rete composta da cittadini, movimenti, organizzazioni di volontariato, associazioni, cooperative e onlus. La nostra è una battaglia di civiltà. Parte dalla difesa del diritto a migrare e del diritto all'Asilo, con il proposito di mantenere alta la guardia sulle attuali minacce al diritto al lavoro, alla casa, alla salute, ai diritti civili, alla tutela delle differenze di genere e ai diritti delle minoranze e dei più fragili.
Per molti potrebbe essere facile contrapporre alle nostre posizioni i soliti giudizi intrisi di disprezzo. Le accuse di buonismo, di essere politicamente schierati o mossi da interessi economici, ci lasciano indifferenti. Andiamo avanti per noi stessi, per i deboli, per gli onesti. Italiani e non» hanno concluso.
«Abbiamo a cuore la tutela dei diritti di tutti, cittadini italiani e non, consapevoli che in passato la negazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali ha comportato inevitabilmente la persecuzione delle minoranze e delle categorie più deboli e indifese. Sempre. Lo insegna la storia. E la storia dimostra che queste forme di ingiustizia, presto o tardi, colpiscono anche chi pensava di essere al sicuro» hanno sottolineato i referenti dell'associazione, secondi i quali il decreto «cancella una forma di protezione che viene concessa per motivi umanitari a persone alle quali, nei loro paesi di origine, non è consentito l'esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana e dei diritti internazionalmente riconosciuti, pur non essendo fuggite da guerre e persecuzioni».
Per Rete dei diritti - Bisceglie il provvedimento «prevede l'accoglienza dei migranti, in attesa di raccontare la propria storia in Commissione, dentro strutture di prima accoglienza a basso costo, estendendo i tempi di trattenimento nei Cpr (centri di permanenza per il rimpatrio) e negli hotspot» e «riduce il sistema di seconda accoglienza Sprar gestito dai comuni, che ospita le persone in piccole strutture, spesso appartamenti, attivo da più di 15 anni senza mai fare notizia in senso negativo. I beneficiari seguono un preciso programma di attività che li porta in breve tempo verso l'autonomia e li aiuta a diventare veri cittadini integrati e autosufficienti; infatti alcuni dei problemi legati all'immigrazione negli ultimi anni sono stati determinati dalla scelta di non potenziare velocemente lo Sprar, imponendo alle realtà locali la diffusione selvaggia dei centri emergenziali, spesso mal gestiti».
L'opinione dei componenti del gruppo è che il decreto crei «le condizioni per riversare sui nostri territori migliaia di migranti irregolari (60 mila persone in due anni secondo una stima di Ispi), molti più di quanti qualsiasi governo potrà mai rimpatriare. Resteranno qui. Più vulnerabili, più disperati, più ricattabili, più invisibili. Le mafie faranno business. Aumenteranno lavoro nero, sfruttamento sessuale e lavorativo, accattonaggio e microcriminalità. Aumenterà il carico di lavoro dei servizi sociali dei nostri comuni.
Gli effetti appena descritti dovrebbero essere da soli sufficienti a convincere l'opinione pubblica della necessità di contrastare questa deriva, anche coloro che oggi sembrano poco interessati alla difesa dei valori fondanti della nostra Costituzione o che hanno dimenticato quanto sangue hanno versato i nostri padri per affermarli.
Questo grido di allarme nasce da una rete composta da cittadini, movimenti, organizzazioni di volontariato, associazioni, cooperative e onlus. La nostra è una battaglia di civiltà. Parte dalla difesa del diritto a migrare e del diritto all'Asilo, con il proposito di mantenere alta la guardia sulle attuali minacce al diritto al lavoro, alla casa, alla salute, ai diritti civili, alla tutela delle differenze di genere e ai diritti delle minoranze e dei più fragili.
Per molti potrebbe essere facile contrapporre alle nostre posizioni i soliti giudizi intrisi di disprezzo. Le accuse di buonismo, di essere politicamente schierati o mossi da interessi economici, ci lasciano indifferenti. Andiamo avanti per noi stessi, per i deboli, per gli onesti. Italiani e non» hanno concluso.