Cultura
«Senza cultura, valori e conoscenze non si abbattono i dualismi»
Le parole di Antonio Galati, autore di "Spleen" a Libri nel borgo antico
Bisceglie - lunedì 27 agosto 2018
17.24
La differenza fra passato e presente vista dagli occhi di uno studente universitario sognatore e viaggiatore, profondo conoscitore di posti all'avanguardia che sembrerebbero lontani da quelli che sono gli stereotipi italiani.
"Spleen" è un romanzo introspettivo e profondo scritto con emotività da Antonio Galati, trentenne salentino laureato in Lettere moderne, che ha così fatto il proprio ingresso nel mondo della letteratura. Pubblicato da Edizioni città futura il lavoro, inserito nella collana dei "Libri di Icaro", è stato presentato nell'ultima serata di Libri nel borgo antico avendo per sfondo l'inedito scenario di Largo Piazzetta.
Un racconto in cui si sviluppano in maniera parallela situazioni temporali differenti e che fa emergere un passaggio importante: ripristinare quel messaggio di amore, fratellanza, valore e rispetto che sembra sempre meno diffuso nella società d'oggi. Tutto questo emerso dalle vive esperienze dell'autore nei suoi lunghi periodi di lontananza da casa per gli impegni universitari in Portogallo ed in Inghilterra che hanno forgiato le sue convinzioni trasposte nel libro: «Eppure gran parte del racconto l'ho scritta prima della mia partenza per Lisbona» ha dichiarato Galati precisando che «l'avventura in Erasmus avuta mi ha consentito di aprire gli occhi su un mondo diverso, dove noi italiani dovremmo essere più positivi, guardare oltre e non restare inermi lamentandoci. Ciò comporta una infelicità globale ed un vincolo alla nostalgia di difficile uscita».
E proprio la nostalgia è il filo rosso che lega tutte le novantotto pagine del volume; difatti il termine che fa riferimento al titolo deriva dal greco "splen", sdoganato negli ultimi 150 anni attraverso la raccolta lirica "I fiori del male" di Charles Baudelaire, indicando la malinconia, la tristezza e la voglia di non vivere volgendo insistentemente lo sguardo al passato.
Eppure, secondo Galati, è possibile abbattere questo dualismo fra passato e presente, allo scopo di evitare l'inarcarsi di una profonda solitudine simile a quella di una foglia intenzionata a staccarsi da un ramo dell'albero: «Serve avere un legame forte con la famiglia, serve studiare, acculturarsi, muoversi, fare conoscenze, e non dico essere social coi telefonini in mano. Questo è l'unico rimedio che porterà ognuno di noi ad essere migliore ricercando la felicità perduta».
"Spleen" è un romanzo introspettivo e profondo scritto con emotività da Antonio Galati, trentenne salentino laureato in Lettere moderne, che ha così fatto il proprio ingresso nel mondo della letteratura. Pubblicato da Edizioni città futura il lavoro, inserito nella collana dei "Libri di Icaro", è stato presentato nell'ultima serata di Libri nel borgo antico avendo per sfondo l'inedito scenario di Largo Piazzetta.
Un racconto in cui si sviluppano in maniera parallela situazioni temporali differenti e che fa emergere un passaggio importante: ripristinare quel messaggio di amore, fratellanza, valore e rispetto che sembra sempre meno diffuso nella società d'oggi. Tutto questo emerso dalle vive esperienze dell'autore nei suoi lunghi periodi di lontananza da casa per gli impegni universitari in Portogallo ed in Inghilterra che hanno forgiato le sue convinzioni trasposte nel libro: «Eppure gran parte del racconto l'ho scritta prima della mia partenza per Lisbona» ha dichiarato Galati precisando che «l'avventura in Erasmus avuta mi ha consentito di aprire gli occhi su un mondo diverso, dove noi italiani dovremmo essere più positivi, guardare oltre e non restare inermi lamentandoci. Ciò comporta una infelicità globale ed un vincolo alla nostalgia di difficile uscita».
E proprio la nostalgia è il filo rosso che lega tutte le novantotto pagine del volume; difatti il termine che fa riferimento al titolo deriva dal greco "splen", sdoganato negli ultimi 150 anni attraverso la raccolta lirica "I fiori del male" di Charles Baudelaire, indicando la malinconia, la tristezza e la voglia di non vivere volgendo insistentemente lo sguardo al passato.
Eppure, secondo Galati, è possibile abbattere questo dualismo fra passato e presente, allo scopo di evitare l'inarcarsi di una profonda solitudine simile a quella di una foglia intenzionata a staccarsi da un ramo dell'albero: «Serve avere un legame forte con la famiglia, serve studiare, acculturarsi, muoversi, fare conoscenze, e non dico essere social coi telefonini in mano. Questo è l'unico rimedio che porterà ognuno di noi ad essere migliore ricercando la felicità perduta».