Scuola
«Siamo finiti a dover chiedere di poter mandare a scuola i nostri figli»
L'amara riflessione del Coordinamento regionale dei presidenti dei consigli d'istituto
Bisceglie - lunedì 18 gennaio 2021
7.49
«Dal discutere sui tavoli delle Prefetture a proposito dei trasporti, siamo finiti a dover chiedere di poter mandare a scuola i nostri figli». Questa l'amara constatazione del Coordinamento regionale dei presidenti dei consigli d'istituto pugliesi, guidato da Gianfranco De Maglie.
«Chi può "permettersi il lusso" di tenerli a casa liberamente può optare per la didattica digitale integrata, mentre tutti gli altri sono lasciati in "balia del rischio di contagio", perché le attività di messa in sicurezza delle scuole, stringenti più delle disposizioni normative, assumono caratteristiche irrilevanti rispetto a tutto il resto: è sempre la scuola, che ricordiamo essere il luogo più sicuro, a doverne pagare le conseguenze» hanno osservato i rappresentanti dei genitori.
«Questo è ciò che si desume dal susseguirsi di tante ordinanze che invitano alla didattica on demand. Ordinanze emesse nei fine settimana, con decorrenza dal lunedì, e che mandano in tilt le istituzioni scolastiche costrette a lavorare 7 giorni su 7, in violazione dell'articolo 36 comma 3 della Costituzione; ordinanze che creano panico tra le famiglie, costrette all'ultimo minuto a rimodulare l'organizzazione della settimana, già piuttosto ingarbugliata tra lavoro, compiti e attività varie; ordinanze, che, tra l'altro, si inseriscono in un contesto normativo d'urgenza nazionale, in continua trasformazione, ma del quale assorbono i criteri fondamentali, modificandoli nel concreto» hanno evidenziato.
«Ancora una volta, come accade oramai da mesi, le istituzioni scolastiche delle scuole primarie e secondarie di primo grado devono garantire il collegamento online, nella modalità sincrona, per quelle famiglie che lo chiedono, perché la didattica in presenza non può essere imposta: già, è vero, ma perché fare discriminazione tra chi può e chi invece è "costretto" a mandare i propri figli a scuola?
A nostro avviso questo è ciò che si desume dalla loro lettura. Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, invece, devono attendere ancora fino al 23 gennaio ma, nel frattempo, ad alcuni studenti è garantita la possibilità di svolgere le attività laboratoriali qualora sia necessario, mentre ad altri (gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali) è permesso seguire in presenza per mantenere una continuità educativae relazionale stabile, mentre la maggioranza segue le lezioni da casa, e questo ancora una volta in violazione di un importante principio costituzionale, l'articolo 3, che vieta qualunque forma di discriminazione. E intanto, continuiamo ad aspettare, di settimana in settimana, cercando di capire cosa possa ancora succedere» hanno concluso.
«Chi può "permettersi il lusso" di tenerli a casa liberamente può optare per la didattica digitale integrata, mentre tutti gli altri sono lasciati in "balia del rischio di contagio", perché le attività di messa in sicurezza delle scuole, stringenti più delle disposizioni normative, assumono caratteristiche irrilevanti rispetto a tutto il resto: è sempre la scuola, che ricordiamo essere il luogo più sicuro, a doverne pagare le conseguenze» hanno osservato i rappresentanti dei genitori.
«Questo è ciò che si desume dal susseguirsi di tante ordinanze che invitano alla didattica on demand. Ordinanze emesse nei fine settimana, con decorrenza dal lunedì, e che mandano in tilt le istituzioni scolastiche costrette a lavorare 7 giorni su 7, in violazione dell'articolo 36 comma 3 della Costituzione; ordinanze che creano panico tra le famiglie, costrette all'ultimo minuto a rimodulare l'organizzazione della settimana, già piuttosto ingarbugliata tra lavoro, compiti e attività varie; ordinanze, che, tra l'altro, si inseriscono in un contesto normativo d'urgenza nazionale, in continua trasformazione, ma del quale assorbono i criteri fondamentali, modificandoli nel concreto» hanno evidenziato.
«Ancora una volta, come accade oramai da mesi, le istituzioni scolastiche delle scuole primarie e secondarie di primo grado devono garantire il collegamento online, nella modalità sincrona, per quelle famiglie che lo chiedono, perché la didattica in presenza non può essere imposta: già, è vero, ma perché fare discriminazione tra chi può e chi invece è "costretto" a mandare i propri figli a scuola?
A nostro avviso questo è ciò che si desume dalla loro lettura. Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, invece, devono attendere ancora fino al 23 gennaio ma, nel frattempo, ad alcuni studenti è garantita la possibilità di svolgere le attività laboratoriali qualora sia necessario, mentre ad altri (gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali) è permesso seguire in presenza per mantenere una continuità educativae relazionale stabile, mentre la maggioranza segue le lezioni da casa, e questo ancora una volta in violazione di un importante principio costituzionale, l'articolo 3, che vieta qualunque forma di discriminazione. E intanto, continuiamo ad aspettare, di settimana in settimana, cercando di capire cosa possa ancora succedere» hanno concluso.