Religioni
Mons. D'Ascenzo: «È tempo di agire e in Quaresima agire è anche fermarsi»
Il messaggio dell’Arcivescovo per la Quaresima
Bisceglie - martedì 13 febbraio 2024
13.51 Comunicato Stampa
Il messaggio a cura dell'Arcivescovo Leonardo D'Ascenzo per la Quaresima: «Carissimi, nell'approssimarsi della Quaresima, sono qui per offrirvi alcune riflessioni che traggono ispirazione dal Messaggio del Santo Padre Francesco per questo tempo, a cui rimando. In esso è continuo il richiamo alla Parola di Dio, che deve avere un ruolo centrale per la riflessione, meditazione e preghiera, finalizzate alla nostra conversione. Il messaggio del Papa ha per titolo "Attraverso il deserto Dio ci guida verso la libertà". Il tema della libertà si pone come attuale per noi oggi, come per le generazioni passate, come per l'antico Popolo di Israele».
«La Sacra Scrittura - continua la nota - continuamente fa riferimento alla storia tormentata e altalenante di un Popolo che vive il dramma della schiavitù. Quella vissuta è una condizione di prigionia, di sottomissione, di asservimento politico, ma anche di peccato con le conseguenze sul piano individuale, collettivo e sociale. Il Popolo eleva al Signore la propria preghiera chiedendo la liberazione, la libertà. La storia della salvezza, così come è narrata nei testi sacri, è una storia che continuamente si dipana tra il Popolo che sperimenta la caduta e la sottomissione e invoca la liberazione ed un Dio che è sempre pronto ad ascoltare e a donare quanto richiesto: "Ho osservato la miseria del mio Popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele". Sono le parole che Dio rivolge a Mosè nell'esperienza del roveto ardente (Es 3, 7-8). Anche la nostra storia è attraversata dalla schiavitù e dalla caduta nel peccato! E spesso questa condizione assume vaste proporzioni fino a coinvolgere nuclei familiari, gruppi più estesi, persino popoli che vivono le conseguenze della guerra con il suo lascito di distruzione e di morte».
«È quanto mai attuale il monito nonché l'invito di Papa Francesco a "vedere la realtà": "Il cammino quaresimale sarà concreto se, (…) confesseremo che ancora oggi siamo sotto il dominio del Faraone. È un dominio che ci rende esausti e insensibili. È un modello di crescita che ci divide e ci ruba il futuro. La terra, l'aria e l'acqua ne sono inquinate, ma anche le anime ne vengono contaminate. Infatti, sebbene col battesimo la nostra liberazione sia iniziata, rimane in noi una inspiegabile nostalgia della schiavitù. È come un'attrazione verso la sicurezza delle cose già viste, a discapito della libertà". A questo quadro vanno aggiunti quegli idoli oggi imperanti che contaminano le fibre più profonde delle coscienze. Il Santo Padre ne fa un elenco: "Potere tutto, essere riconosciuti da tutti, avere la meglio su tutti: ogni essere umano avverte la seduzione di questa menzogna dentro di sé. È una vecchia strada. Possiamo così attaccarci al denaro, a certi progetti, idee, obiettivo, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone"».
«Pertanto - conclude la nota - "È tempo di agire, e in Quaresima agire è anche fermarsi". Fermarsi nella preghiera, elemosina e digiuno che "non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano". Un messaggio quello del Papa che si pone anche nell'ottica della più recente scelta pastorale da lui indicata e da noi perseguita: "La forma sinodale della Chiesa, che in questi anni stiamo riscoprendo e coltivando, suggerisce che la Quaresima sia anche tempo di decisioni comunitarie, di piccole e grandi scelte controcorrente, capaci di modificare la quotidianità delle persone e la vita di un quartiere: le abitudini negli acquisti, la cura del creato, l'inclusione di chi non è visto o è disprezzato. Invito ogni comunità cristiana a fare questo: offrire ai propri fedeli momenti in cui ripensare gli stili di vita; darsi il tempo per verificare la propria presenza nel territorio e il contributo a renderlo migliore. Guai se la penitenza cristiana fosse come quella che rattristava Gesù. Egli dice anche a noi: "Non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano" (Mt 6,16). Si veda piuttosto la gioia sui volti, si senta il profumo della libertà, si sprigioni quell'amore che fa nuove tutte le cose, cominciando dalle più piccole e vicine. In ogni comunità cristiana questo può avvenire". A tutti voi, auguro una santa Quaresima».
«La Sacra Scrittura - continua la nota - continuamente fa riferimento alla storia tormentata e altalenante di un Popolo che vive il dramma della schiavitù. Quella vissuta è una condizione di prigionia, di sottomissione, di asservimento politico, ma anche di peccato con le conseguenze sul piano individuale, collettivo e sociale. Il Popolo eleva al Signore la propria preghiera chiedendo la liberazione, la libertà. La storia della salvezza, così come è narrata nei testi sacri, è una storia che continuamente si dipana tra il Popolo che sperimenta la caduta e la sottomissione e invoca la liberazione ed un Dio che è sempre pronto ad ascoltare e a donare quanto richiesto: "Ho osservato la miseria del mio Popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele". Sono le parole che Dio rivolge a Mosè nell'esperienza del roveto ardente (Es 3, 7-8). Anche la nostra storia è attraversata dalla schiavitù e dalla caduta nel peccato! E spesso questa condizione assume vaste proporzioni fino a coinvolgere nuclei familiari, gruppi più estesi, persino popoli che vivono le conseguenze della guerra con il suo lascito di distruzione e di morte».
«È quanto mai attuale il monito nonché l'invito di Papa Francesco a "vedere la realtà": "Il cammino quaresimale sarà concreto se, (…) confesseremo che ancora oggi siamo sotto il dominio del Faraone. È un dominio che ci rende esausti e insensibili. È un modello di crescita che ci divide e ci ruba il futuro. La terra, l'aria e l'acqua ne sono inquinate, ma anche le anime ne vengono contaminate. Infatti, sebbene col battesimo la nostra liberazione sia iniziata, rimane in noi una inspiegabile nostalgia della schiavitù. È come un'attrazione verso la sicurezza delle cose già viste, a discapito della libertà". A questo quadro vanno aggiunti quegli idoli oggi imperanti che contaminano le fibre più profonde delle coscienze. Il Santo Padre ne fa un elenco: "Potere tutto, essere riconosciuti da tutti, avere la meglio su tutti: ogni essere umano avverte la seduzione di questa menzogna dentro di sé. È una vecchia strada. Possiamo così attaccarci al denaro, a certi progetti, idee, obiettivo, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone"».
«Pertanto - conclude la nota - "È tempo di agire, e in Quaresima agire è anche fermarsi". Fermarsi nella preghiera, elemosina e digiuno che "non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano". Un messaggio quello del Papa che si pone anche nell'ottica della più recente scelta pastorale da lui indicata e da noi perseguita: "La forma sinodale della Chiesa, che in questi anni stiamo riscoprendo e coltivando, suggerisce che la Quaresima sia anche tempo di decisioni comunitarie, di piccole e grandi scelte controcorrente, capaci di modificare la quotidianità delle persone e la vita di un quartiere: le abitudini negli acquisti, la cura del creato, l'inclusione di chi non è visto o è disprezzato. Invito ogni comunità cristiana a fare questo: offrire ai propri fedeli momenti in cui ripensare gli stili di vita; darsi il tempo per verificare la propria presenza nel territorio e il contributo a renderlo migliore. Guai se la penitenza cristiana fosse come quella che rattristava Gesù. Egli dice anche a noi: "Non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano" (Mt 6,16). Si veda piuttosto la gioia sui volti, si senta il profumo della libertà, si sprigioni quell'amore che fa nuove tutte le cose, cominciando dalle più piccole e vicine. In ogni comunità cristiana questo può avvenire". A tutti voi, auguro una santa Quaresima».