Cronaca
Traffico di droga e armi, operazione dei Carabinieri: 4 arrestati, 3 ai domiciliari
Coinvolto anche un uomo fermato in passato a Bisceglie e ritenuto attiguo al clan Carbone-Gallone di Trinitapoli
Bisceglie - martedì 6 aprile 2021
12.41
Quattro persone sono state arrestate e altre tre poste ai domiciliari in seguito all'operazione Knockout, eseguita da 50 militari dell'Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari sul territorio di Trani e Bisceglie con la collaborazione delle Compagnie di Foggia e Locri (Reggio Calabria).
I sette soggetti coinvolti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, armi comuni da sparo e armi da guerra. Alcuni indagati risulterebbero collegati al clan malavitoso Carbone-Gallone di Trinitapoli.
In base a quanto emerso dalle indagini, affidate ai Carabinieri di Trani, l'abitazione dell'incensurato Gennaro Romanelli, padre di Salvatore Romanelli, sarebbe stata utilizzata per la detenzione di grossi quantitativi di droga e armi, finanche da guerra. I Romanelli furono arrestati nell'aprile 2019 perché trovati in possesso di circa 4 kg tra hashish e marijuana, un giubbotto antiproiettile, un revolver e una mitraglietta considerata arma da guerra (con relatrive munizioni). I militari dell'Arma di Trani hanno perciò acclarato l'esistenza di un vero e proprio "deposito" di sostanze stupefacenti nelle abitazioni dei Romanelli: un'altra indagata, Luisa Capogna, l'avrebbe messa a disposizione di Armando Presta, Emanuele Sebastiani e Luca Soldano per le successive attività di spaccio.
Le captazioni in carcere hanno consentito di accertare che non era la prima volta che tutti gli indagati sfruttavano l'abitazione di Gennaro Romanelli quale "base logistica" per la detenzione di droga e armi e, utilizzavano anche un fasciatoio sotto il quale era occultata una pistola prelevata da Debora Lupo, moglie di Salvatore Romanelli e nuora di Gennaro, consegnandola al Sebastiani.
L'attività investigativa ha consentito di accertare un forte legame di "mutuo soccorso" fra tutti gli indagati. Gli inquirenti hanno accertato che alle spese legali seguite all'arresto dei Romanelli avrebbe provveduto Luca Soldano congiuntamente ad altre persone. Il sostegno reciproco inoltre non era solo "limitato" al pagamento delle spese processuali. Gli indagati si preoccupavano anche di fornire un sostegno alle famiglie di coloro i quali erano chiusi in carcere e dalle intercettazioni emerge rammarico per la mancanza di questo genere di supporto in questa circostanza.
L'operazione "Knockout" è collegata a "Nemesi", condotta dai Carabinieri di Foggia il 7 giugno 2019: in quel caso Presta e Sebastiani furono destinatari di misura cautelare in carcere perché considerati parte del "gruppo di fuoco" a disposizione del clan Carbone-Gallone di Trinitapoli e pronti ad agire sul territorio di San Ferdinando di Puglia nei confronti del clan avverso Valerio-Visaggio. I loro propositi sarebbero stati fermati grazie alle indagini dei Carabinieri attivi a Trani e Bisceglie. Lo stesso Presta fu arrestato nel 2019 proprio a Bisceglie per la violazione sulla normativa alla sorveglianza speciale cui era sottoposto: in quella circostanza era accompagnato da Emanuele Sebastiani. I due avevano appena incontrato Giuseppe Gallone, a capo del clan Carbone-Gallone di Trinitapoli.
Le forti fibrillazioni risalenti ai primi mesi del 2019 tra le organizzazioni criminali del sud foggiano e della Bat sono state oggetto delle attenzioni della Procura Distrettuale Antimafia di Bari, supportata dai Carabinieri che sono riusciti a contenere le azioni di fuoco dei clan in contrastto fra loro.
Sia Armando Presta che Emanuele Sebastiani sono già stati condannati in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione, oltre che a una multa di 10 mila euro, per i reati contestati loro con l'aggravante prevista dall'articolo 416bis 1, ovvero il "metodo mafioso".
Luisa Capogna (39 anni), Armando Presta (50 anni), Salvatore Romanelli (39 anni) ed Emanuele Sebastiani (45 anni) sono stati collocati in carcere; Debora Lupo (23 anni), Gennaro Romanelli (66 anni) e Luca Soldano (45 anni) posti ai domiciliari.
I sette soggetti coinvolti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, armi comuni da sparo e armi da guerra. Alcuni indagati risulterebbero collegati al clan malavitoso Carbone-Gallone di Trinitapoli.
In base a quanto emerso dalle indagini, affidate ai Carabinieri di Trani, l'abitazione dell'incensurato Gennaro Romanelli, padre di Salvatore Romanelli, sarebbe stata utilizzata per la detenzione di grossi quantitativi di droga e armi, finanche da guerra. I Romanelli furono arrestati nell'aprile 2019 perché trovati in possesso di circa 4 kg tra hashish e marijuana, un giubbotto antiproiettile, un revolver e una mitraglietta considerata arma da guerra (con relatrive munizioni). I militari dell'Arma di Trani hanno perciò acclarato l'esistenza di un vero e proprio "deposito" di sostanze stupefacenti nelle abitazioni dei Romanelli: un'altra indagata, Luisa Capogna, l'avrebbe messa a disposizione di Armando Presta, Emanuele Sebastiani e Luca Soldano per le successive attività di spaccio.
Le captazioni in carcere hanno consentito di accertare che non era la prima volta che tutti gli indagati sfruttavano l'abitazione di Gennaro Romanelli quale "base logistica" per la detenzione di droga e armi e, utilizzavano anche un fasciatoio sotto il quale era occultata una pistola prelevata da Debora Lupo, moglie di Salvatore Romanelli e nuora di Gennaro, consegnandola al Sebastiani.
L'attività investigativa ha consentito di accertare un forte legame di "mutuo soccorso" fra tutti gli indagati. Gli inquirenti hanno accertato che alle spese legali seguite all'arresto dei Romanelli avrebbe provveduto Luca Soldano congiuntamente ad altre persone. Il sostegno reciproco inoltre non era solo "limitato" al pagamento delle spese processuali. Gli indagati si preoccupavano anche di fornire un sostegno alle famiglie di coloro i quali erano chiusi in carcere e dalle intercettazioni emerge rammarico per la mancanza di questo genere di supporto in questa circostanza.
L'operazione "Knockout" è collegata a "Nemesi", condotta dai Carabinieri di Foggia il 7 giugno 2019: in quel caso Presta e Sebastiani furono destinatari di misura cautelare in carcere perché considerati parte del "gruppo di fuoco" a disposizione del clan Carbone-Gallone di Trinitapoli e pronti ad agire sul territorio di San Ferdinando di Puglia nei confronti del clan avverso Valerio-Visaggio. I loro propositi sarebbero stati fermati grazie alle indagini dei Carabinieri attivi a Trani e Bisceglie. Lo stesso Presta fu arrestato nel 2019 proprio a Bisceglie per la violazione sulla normativa alla sorveglianza speciale cui era sottoposto: in quella circostanza era accompagnato da Emanuele Sebastiani. I due avevano appena incontrato Giuseppe Gallone, a capo del clan Carbone-Gallone di Trinitapoli.
Le forti fibrillazioni risalenti ai primi mesi del 2019 tra le organizzazioni criminali del sud foggiano e della Bat sono state oggetto delle attenzioni della Procura Distrettuale Antimafia di Bari, supportata dai Carabinieri che sono riusciti a contenere le azioni di fuoco dei clan in contrastto fra loro.
Sia Armando Presta che Emanuele Sebastiani sono già stati condannati in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione, oltre che a una multa di 10 mila euro, per i reati contestati loro con l'aggravante prevista dall'articolo 416bis 1, ovvero il "metodo mafioso".
Luisa Capogna (39 anni), Armando Presta (50 anni), Salvatore Romanelli (39 anni) ed Emanuele Sebastiani (45 anni) sono stati collocati in carcere; Debora Lupo (23 anni), Gennaro Romanelli (66 anni) e Luca Soldano (45 anni) posti ai domiciliari.