Cultura
Vittorio Sgarbi decanta l'arte italiana del Novecento alle Vecchie Segherie Mastrototaro
Il critico ha presentato il suo ultimo libro dal titolo "Il Novecento, dal futurismo al neoliberismo"
Italia - domenica 20 gennaio 2019
14.26
Ospite ormai consueto a Bisceglie, Vittorio Sgarbi ha deliziato gli astanti accorsi nella splendida cornice delle Vecchie Segherie Mastrotaro interpretando alcune delle opere d'arte trattate nella sua ultima pubblicazione.
Polemista, politico, critico d'arte, personaggio televisivo: questo è Vittorio Sgarbi nella sua multiforme identità nota a tutti gli italiani.Non poteva quindi, deludere le aspettative dei biscegliesi limitandosi alla sola tematica dell'arte, la quale è stata incasellata come porzione di un mosaico che ripropone il racconto della società italiana attuale e del secolo passato.
Religione, cultura italiana, politica, televisione e media innovativi hanno fatto da cornice al quadro dell'arte italiana del Novecento, un secolo noto per altre vicende dolorose che hanno oscurato le correnti artistiche sviluppatesi nel nostro Paese.
Il professore ferrarese ha voluto così scavare dall'oblio alcuni autori di opere d'arte poco conosciute dal grande pubblico ma che custodiscono un valore intrinseco per la bellezza che hanno lasciato a noi posteri. Accanto al futurismo nato in Italia, a Milano, il quale è dovuto emigrare nella Parigi del '900, crocevia in cui si concentrava lo spirito del mondo dell'epoca, in Italia autori meno noti ma di grande valore hanno continuato a esprimersi durante i vari contesti sociopolitici della prima metà del secolo raccontando le paure e le gioie di una nazione al confine continuo tra la guerra e la pace.
Concepire la coscienza della propria identità nazionale e popolare attraverso l'arte è la lezione più grande che il professor Sgarbi ha lasciato all'uditorio attraverso la sua orazione e soprattutto mediante la pubblicazione letteraria suddetta, la quale condurrà il lettore ad una galleria d'arte visiva e descrittiva che solca le orme della prima metà del Novecento italiano. Un ritorno al passato artistico che è anche presente, perché ciò che siamo è ciò che eravamo, in quanto l'arte, di per sé, senza parole e oralità, ha il potere di interiorizzare il proprio messaggio esistenziale nei cuori di chi, in un silenzio eloquente contempla la bellezza.
Polemista, politico, critico d'arte, personaggio televisivo: questo è Vittorio Sgarbi nella sua multiforme identità nota a tutti gli italiani.Non poteva quindi, deludere le aspettative dei biscegliesi limitandosi alla sola tematica dell'arte, la quale è stata incasellata come porzione di un mosaico che ripropone il racconto della società italiana attuale e del secolo passato.
Religione, cultura italiana, politica, televisione e media innovativi hanno fatto da cornice al quadro dell'arte italiana del Novecento, un secolo noto per altre vicende dolorose che hanno oscurato le correnti artistiche sviluppatesi nel nostro Paese.
Il professore ferrarese ha voluto così scavare dall'oblio alcuni autori di opere d'arte poco conosciute dal grande pubblico ma che custodiscono un valore intrinseco per la bellezza che hanno lasciato a noi posteri. Accanto al futurismo nato in Italia, a Milano, il quale è dovuto emigrare nella Parigi del '900, crocevia in cui si concentrava lo spirito del mondo dell'epoca, in Italia autori meno noti ma di grande valore hanno continuato a esprimersi durante i vari contesti sociopolitici della prima metà del secolo raccontando le paure e le gioie di una nazione al confine continuo tra la guerra e la pace.
Concepire la coscienza della propria identità nazionale e popolare attraverso l'arte è la lezione più grande che il professor Sgarbi ha lasciato all'uditorio attraverso la sua orazione e soprattutto mediante la pubblicazione letteraria suddetta, la quale condurrà il lettore ad una galleria d'arte visiva e descrittiva che solca le orme della prima metà del Novecento italiano. Un ritorno al passato artistico che è anche presente, perché ciò che siamo è ciò che eravamo, in quanto l'arte, di per sé, senza parole e oralità, ha il potere di interiorizzare il proprio messaggio esistenziale nei cuori di chi, in un silenzio eloquente contempla la bellezza.