Alle porte dell'est
Lascia Nazarbaev, l'ultimo leader di epoca sovietica ancora al potere
Era già alla guida del Kazakistan nel 1989, prima ancora che diventasse uno stato indipendente
martedì 19 marzo 2019
20.41
La notizia delle sue improvvise e inaspettate dimissioni, a quasi 79 anni, non dovrebbe causare squilibri geopolitici ma è la conclusione di una lunga e controversa storia politica che vale la pena raccontare.
Nursultan Ábishuly Nazarbaev ha lasciato l'incarico di presidente del Kazakistan, una delle 15 repubbliche nate dalla dissoluzione dell'Urss. La decisione - i cui motivi non sono stati ufficialmente resi noti - ha un effetto storico notevole.
Nazarbaev è stato l'ultimo leader al potere senza soluzione di continuità in uno stato nazionale (seppur a quel tempo non ancora tale) già dall'epoca sovietica: subentrò a Gennady Kolbin, nel giugno 1989, alla guida del Partito comunista kazako, filiale locale del Pcus. L'unico altro detentore di questo particolare "primato" era il turkmenbashi (padre della patria del Turkmenistan) Saparmyrat Nyýazow, morto d'infarto nel 2006. Stessa sorte toccata a Islom Karimov, leader dell'Uzbekistan, scomparso nel 2016.
Il capo di stato più durevole dell'Asia centrale ex sovietica è ora Emomalī Rahmon, presidente del Tagikistan dal 1993, mentre in ambito europeo quello in carica da più tempo, ininterrottamente, è il discusso Aleksandr Lukašenko, presidente della Bielorussia (1994). Caso specifico quello dell'Azerbaigian, col passaggio del potere tra generazioni: al decesso del padre Heydar Alijev (1993-2003) è succeduto il figlio Ilham, ancora in carica. Nessuno, però, era stato così a lungo sulla cresta dell'onda come Nazarbaev, punto di riferimento del popolo kazako già prima che cadesse il Muro di Berlino.
Il processo di democratizzazione di gran parte dei 15 stati che si sono creati dal 1991 a seguito della frammentazione dell'Unione Sovietica appare ancora lontano dal completarsi.
Nursultan Ábishuly Nazarbaev ha lasciato l'incarico di presidente del Kazakistan, una delle 15 repubbliche nate dalla dissoluzione dell'Urss. La decisione - i cui motivi non sono stati ufficialmente resi noti - ha un effetto storico notevole.
Nazarbaev è stato l'ultimo leader al potere senza soluzione di continuità in uno stato nazionale (seppur a quel tempo non ancora tale) già dall'epoca sovietica: subentrò a Gennady Kolbin, nel giugno 1989, alla guida del Partito comunista kazako, filiale locale del Pcus. L'unico altro detentore di questo particolare "primato" era il turkmenbashi (padre della patria del Turkmenistan) Saparmyrat Nyýazow, morto d'infarto nel 2006. Stessa sorte toccata a Islom Karimov, leader dell'Uzbekistan, scomparso nel 2016.
Il capo di stato più durevole dell'Asia centrale ex sovietica è ora Emomalī Rahmon, presidente del Tagikistan dal 1993, mentre in ambito europeo quello in carica da più tempo, ininterrottamente, è il discusso Aleksandr Lukašenko, presidente della Bielorussia (1994). Caso specifico quello dell'Azerbaigian, col passaggio del potere tra generazioni: al decesso del padre Heydar Alijev (1993-2003) è succeduto il figlio Ilham, ancora in carica. Nessuno, però, era stato così a lungo sulla cresta dell'onda come Nazarbaev, punto di riferimento del popolo kazako già prima che cadesse il Muro di Berlino.
Il processo di democratizzazione di gran parte dei 15 stati che si sono creati dal 1991 a seguito della frammentazione dell'Unione Sovietica appare ancora lontano dal completarsi.