Alle porte dell'est
Pobeda o pobjeda?
"Alle porte dell'est" come la goccia che scava nella roccia
martedì 3 luglio 2018
17.16
Presentare questa rubrica ai lettori di BisceglieViva sarebbe semplice se dovessi immaginare di farlo a coloro che mi conoscono personalmente quanto complicato e per certi versi incomprensibile, al contrario, al pensiero di doverlo spiegare a chi non ha corso il pericolo di avere già a che fare col sottoscritto.
"Alle porte dell'est", in realtà, non sarà altro che l'espressione di una forma d'amore di un uomo nei confronti delle sue convinzioni, di una parte delle sue origini, del suo sentirsi europeo orientale per la naturale propensione a volgere lo sguardo dove molti altri italiani non lo poserebbero mai, in ragione di abitudini consolidate e in ogni caso sbagliate.
Il debutto di questo nuovo spazio è susseguente a una domenica fantastica per il calcio dell'est: una nazionale di etnia slava, comunque vada, raggiungerà la semifinale dei Mondiali. L'eccellente percorso di Russia e (soprattutto) Croazia ha dimostrato ancora una volta quanto sia inesorabile e sempre più rapida la graduale trasformazione del gioco: la fisicità e l'atletismo sono destinati a prevalere come già accaduto per altre discipline di squadra come la pallacanestro, la pallavolo e la pallamano. Questo però è un altro discorso.
Lo sport è una componente chiave per la codifica della vita quotidiana negli stati dell'Europa orientale, che i media del BelPaese non hanno voluto né saputo raccontare, in larga misura a causa di pregiudizi difficili da eradicare e difficoltà oggettive derivanti dalla totale disabitudine a considerare ciò che è oltre il Mare Adriatico meritevole di umana considerazione. I russi "freddi", i rumeni "ladri", le tedesche dell'est "dopate", le polacche "bigotte", gli albanesi "sfaticati" altro non sono che stereotipi pari a quello sugli italiani "mafiosi": smentiti dalla realtà e da decenni di controtendenze alle quali, in questa nazione, nessuno ha mai fatto riferimento.
"Alle porte dell'est" cercherà di agire come la goccia che scava nella roccia, spiegando meglio, a chi avrà la pazienza di leggere, cosa spinga i governi degli stati del gruppo di Visegrad a comportarsi in un certo modo, quale sia il significato e il valore sociale della messa in onda di una serie televisiva autocritica sul mondo dei media come la croata "Novine", in cosa consista nel profondo quel legame talvolta taciuto tra l'Italia e vicini adriatici, perché è stata fondamentale l'apertura del primo collegamento aereo diretto fra Bari e Mosca.
Trecento milioni di persone, secondo le più recenti statistiche di Population Pyramid, vivono nei paesi dell'Europa dell'est, culla di tradizioni e di eccellenze praticamente in tutti i campi dell'azione e del pensiero. Per gran parte di loro, purtroppo, non c'è e non ci sarà spazio sui libri di storia e nei media di questa nazione ancora schiava di un pensiero unico superato dalla constatazione della realtà.
Vent'anni fa, comunque, sarebbe stato impossibile trasmettere un cartone animato russo su una qualsiasi emittente televisiva italiana o dell'Europa occidentale: il successo stratosferico e inimmaginabile di "Masha e Orso" ha aperto una piccola breccia. La generazione dei miei nipoti sta crescendo, finalmente, senza l'allucinante turbe psichica della contrapposizione fra gli occidentali "buoni" e gli orientali "cattivi". Questa è già una grandissima vittoria, che la si voglia leggere alla russa (podeba) o alla serbo-croata (pobjeda) anche in base a quello che sarà l'esito del match dei quarti di finale. Benvenuti nell'altra Europa!
"Alle porte dell'est", in realtà, non sarà altro che l'espressione di una forma d'amore di un uomo nei confronti delle sue convinzioni, di una parte delle sue origini, del suo sentirsi europeo orientale per la naturale propensione a volgere lo sguardo dove molti altri italiani non lo poserebbero mai, in ragione di abitudini consolidate e in ogni caso sbagliate.
Il debutto di questo nuovo spazio è susseguente a una domenica fantastica per il calcio dell'est: una nazionale di etnia slava, comunque vada, raggiungerà la semifinale dei Mondiali. L'eccellente percorso di Russia e (soprattutto) Croazia ha dimostrato ancora una volta quanto sia inesorabile e sempre più rapida la graduale trasformazione del gioco: la fisicità e l'atletismo sono destinati a prevalere come già accaduto per altre discipline di squadra come la pallacanestro, la pallavolo e la pallamano. Questo però è un altro discorso.
Lo sport è una componente chiave per la codifica della vita quotidiana negli stati dell'Europa orientale, che i media del BelPaese non hanno voluto né saputo raccontare, in larga misura a causa di pregiudizi difficili da eradicare e difficoltà oggettive derivanti dalla totale disabitudine a considerare ciò che è oltre il Mare Adriatico meritevole di umana considerazione. I russi "freddi", i rumeni "ladri", le tedesche dell'est "dopate", le polacche "bigotte", gli albanesi "sfaticati" altro non sono che stereotipi pari a quello sugli italiani "mafiosi": smentiti dalla realtà e da decenni di controtendenze alle quali, in questa nazione, nessuno ha mai fatto riferimento.
"Alle porte dell'est" cercherà di agire come la goccia che scava nella roccia, spiegando meglio, a chi avrà la pazienza di leggere, cosa spinga i governi degli stati del gruppo di Visegrad a comportarsi in un certo modo, quale sia il significato e il valore sociale della messa in onda di una serie televisiva autocritica sul mondo dei media come la croata "Novine", in cosa consista nel profondo quel legame talvolta taciuto tra l'Italia e vicini adriatici, perché è stata fondamentale l'apertura del primo collegamento aereo diretto fra Bari e Mosca.
Trecento milioni di persone, secondo le più recenti statistiche di Population Pyramid, vivono nei paesi dell'Europa dell'est, culla di tradizioni e di eccellenze praticamente in tutti i campi dell'azione e del pensiero. Per gran parte di loro, purtroppo, non c'è e non ci sarà spazio sui libri di storia e nei media di questa nazione ancora schiava di un pensiero unico superato dalla constatazione della realtà.
Vent'anni fa, comunque, sarebbe stato impossibile trasmettere un cartone animato russo su una qualsiasi emittente televisiva italiana o dell'Europa occidentale: il successo stratosferico e inimmaginabile di "Masha e Orso" ha aperto una piccola breccia. La generazione dei miei nipoti sta crescendo, finalmente, senza l'allucinante turbe psichica della contrapposizione fra gli occidentali "buoni" e gli orientali "cattivi". Questa è già una grandissima vittoria, che la si voglia leggere alla russa (podeba) o alla serbo-croata (pobjeda) anche in base a quello che sarà l'esito del match dei quarti di finale. Benvenuti nell'altra Europa!