Alle porte dell'est
Trionfa lo show di Capodanno in italiano della tv russa
"Ciao 2020" conquista l'Italia
domenica 3 gennaio 2021
7.37
Oltre tre milioni di visualizzazioni su Youtube nel giro di pochissime ore e un'attenzione inusuale da parte dei media del Bel Paese, specie quelli mainstream per i quali tutto quello che riguarda la Russia è ritenuto alla stregua del male assoluto. "Ciao 2020" ha già vinto, centrando l'obiettivo di suscitare sorrisi, riflessioni e (lo si spera) un pizzico di autocritica.
Quel buontempone di Ivan Urgant, 42enne musicista e mattatore televisivo russo, ha fatto breccia anche in Italia. Il co-conduttore dell'edizione 2009 dell'Eurovision Song Contest sul palco di Mosca è il deus ex machina di uno spettacolo originale, frizzante, per certi versi geniale. Il finto show di Capodanno di una presunta emittente televisiva italiana (Canale uno) ha conquistato le tendenze mondiali mettendo al centro la nostra lingua (parlata con insospettabile padronanza malgrado le inevitabili inflessioni europee orientali dei protagonisti), i nostri stereotipi e tutto quell'armamentario di consuetudini, acconciature e vestiti che ha contraddistinto la nostra musica soprattutto negli anni '80.
Diversi sono gli spunti e i riferimenti tratti dai leggendari programmi attraverso cui la tv di Stato dell'Urss promosse - all'epoca - i protagonisti del Festival di Sanremo, peraltro già noti al pubblico sovietico. L'intento di Urgant, star di Channel one, non è il dileggio dell'Italia, anzi: lo show è un omaggio, la più alta forma di celebrazione possibile di un paese che i russi amano.
Un invito all'autoironia e all'autocritica rispetto a un rapporto, quello tra Italia e Russia, che si dimostra ancora una volta molto più stretto fra i popoli e nella realtà a dispetto di un'anacronista e inspiegabile freddezza geopolitica tra le leadership.
"Ciao 2020" è andato in onda lo scorso 30 dicembre facendo registrare ottimi ascolti. L'aspetto inconsueto e parodistico ha fatto breccia nelle chat private di Whatsapp fino ad assumere proporzioni talmente gigantesche da costringere a occuparsene persino giornali tutt'altro che filorussi.
Tra gli invitati alla festa condotta da Giovanni Urganti (traslitterazione di Ivan Urgant...) anche i "Piccoli grandi", nient'altro che i "Little big", designati a rappresentare la Russia all'edizione 2020 - che non si è potuta tenere causa Covid - dell'Eurovision Song Contest.
Dialoghi, canzoni, persino messaggi pubblicitari: tutto rigorsamente in italiano, compresi gli improbabili nomi degli artisti. Da "Pippo il secondo" a "Ornella Buzzi", da "La dora" a "Enrico Carlacci", passando per "Julia Ziverti" e "Crema de la soda": un campionario irresistibile di genio, un atto d'amore per l'Italia che nella settimana del tragico terremoto che ha colpito la vicina Croazia si riscopre un po' di più alle porte dell'est.
Quel buontempone di Ivan Urgant, 42enne musicista e mattatore televisivo russo, ha fatto breccia anche in Italia. Il co-conduttore dell'edizione 2009 dell'Eurovision Song Contest sul palco di Mosca è il deus ex machina di uno spettacolo originale, frizzante, per certi versi geniale. Il finto show di Capodanno di una presunta emittente televisiva italiana (Canale uno) ha conquistato le tendenze mondiali mettendo al centro la nostra lingua (parlata con insospettabile padronanza malgrado le inevitabili inflessioni europee orientali dei protagonisti), i nostri stereotipi e tutto quell'armamentario di consuetudini, acconciature e vestiti che ha contraddistinto la nostra musica soprattutto negli anni '80.
Diversi sono gli spunti e i riferimenti tratti dai leggendari programmi attraverso cui la tv di Stato dell'Urss promosse - all'epoca - i protagonisti del Festival di Sanremo, peraltro già noti al pubblico sovietico. L'intento di Urgant, star di Channel one, non è il dileggio dell'Italia, anzi: lo show è un omaggio, la più alta forma di celebrazione possibile di un paese che i russi amano.
Un invito all'autoironia e all'autocritica rispetto a un rapporto, quello tra Italia e Russia, che si dimostra ancora una volta molto più stretto fra i popoli e nella realtà a dispetto di un'anacronista e inspiegabile freddezza geopolitica tra le leadership.
"Ciao 2020" è andato in onda lo scorso 30 dicembre facendo registrare ottimi ascolti. L'aspetto inconsueto e parodistico ha fatto breccia nelle chat private di Whatsapp fino ad assumere proporzioni talmente gigantesche da costringere a occuparsene persino giornali tutt'altro che filorussi.
Tra gli invitati alla festa condotta da Giovanni Urganti (traslitterazione di Ivan Urgant...) anche i "Piccoli grandi", nient'altro che i "Little big", designati a rappresentare la Russia all'edizione 2020 - che non si è potuta tenere causa Covid - dell'Eurovision Song Contest.
Dialoghi, canzoni, persino messaggi pubblicitari: tutto rigorsamente in italiano, compresi gli improbabili nomi degli artisti. Da "Pippo il secondo" a "Ornella Buzzi", da "La dora" a "Enrico Carlacci", passando per "Julia Ziverti" e "Crema de la soda": un campionario irresistibile di genio, un atto d'amore per l'Italia che nella settimana del tragico terremoto che ha colpito la vicina Croazia si riscopre un po' di più alle porte dell'est.