
Andrà tutto meglio se organizziamo bene la spesa
Una fame da paura: fame fisica e fame emotiva
Rubrica a cura della dottoressa Lucia Palmieri - Biologa nutrizionista, specialista in scienze dell'alimentazione
lunedì 30 marzo 2020
13.22
In questi giorni abbiamo paura.
In questi giorni abbiamo paura di ammalarci, di vedere ammalarsi i nostri cari, abbiamo paura che chiunque si ammali, possa essere curato solo se isolato da tutti. Respiriamo paura, tensione, precarietà e fragilità e tutto questo si sta ripercuotendo sulla nostra alimentazione su quello che scegliamo di mangiare; abbiamo paura di come usciremo da questa quarantena.
È bene fare una distinzione: esiste la fame fisica e la fame emotiva, entrambe molto potenti.
Spesso la fame emotiva è scambiata per una fame fisica reale, ma ci sono alcuni indizi che possono aiutarci a comprenderne le differenze.
Molti studi confermano che lo stress che dura da più tempo (stress cronico), dopo almeno ventuno giorni mette in moto il cortisolo, l'ormone dello stress, che piano piano tende a salire a livelli esagerati. Questo accade non solo quando ci succedono cose tristi ma anche quando ci nutriamo di notizie angoscianti, quando al supermercato oltre al cibo compriamo e portiamo a casa anche gli sguardi preoccupati degli altri, le mani inguantate che si muovono nervose, i percorsi studiati per scansarci.
Ecco: in quel caso abbiamo riempito il nostro carrello di tanto cortisolo. E che cosa si farà una volta a casa?
Innescherà il desiderio di dolci, di cose salate e di quei cibi spazzatura, che hanno il potere di darci energia e piacere immediato.
Cominciamo a fare chiarezza.
La fame emotiva si presenta improvvisamente. Ti colpisce in un istante, appena tornati a casa, appena ci sentiamo al sicuro anche da occhi indiscreti e la senti come schiacciante e urgente. La fame fisica invece si presenta gradualmente e non richiede un soddisfacimento immediato; molti di noi sapranno benissimo di quante volte hanno avuto fame ma, dovendo lavorare, hanno saputo rimandare.
La fame emotiva richiede cibi specifici. Quando si ha davvero fame fisica diciamo che ci va tutto bene, nel senso che anche frutta e verdura risultano bastare per farci saziare, cioè la nostra parte razionale e lucida è con noi; se possiamo scegliamo cosa mangiare.
La fame emotiva invece richiede quasi esclusivamente "cibo spazzatura": snack, zuccheri, patatine, salatini che hanno il potere di far scaricare immediatamente la tensione e lo stress, senza necessariamente sentirci sazi, perché non ci interessa saziarci. La fame emotiva ci fa mangiare in modo insensato: non ci accorgiamo neanche di aver finito un pacco di patatine, non abbiamo fatto attenzione né al sapore né alla quantità. Quando si mangia per fame fisica noi apprezziamo il gusto piacevole del nostro cibo, ci soffermiamo a pensare come perfezionare una ricetta.
La fame emotiva non è soddisfatta mai. Continui sempre a volere più cose, a mangiare oltre la sazietà. Nella fame fisica invece ci si sente soddisfatti una volta che lo stomaco è pieno.
La fame emotiva non si trova nello stomaco. Piuttosto di una fitta allo stomaco o sentire i borbottii imbarazzanti, la fame emotiva si presenta come un desiderio che parte direttamente dalla testa.
In questo periodo i due grandi trigger della fame emotiva sono la paura e la noia.
Queste due emozioni sono molto pericolose anche per quanto riguarda la capacità di regolazione della nostra fame. Il cibo funge come contenuto del senso di vuoto (comfort food) e nel momento in cui il nostro stomaco si riempie ci distraiamo dai sentimenti di tristezza o angoscia della nostra vita.
Hai notato che mangi di più o con maggiore voracità dopo aver ricevuto aggiornamenti della pandemia o aver visto il telegiornale? O al contrario "si chiude lo stomaco"?
Durante il giorno, negli orari in cui prima eri impegnato, ad esempio al lavoro o facevi attività motoria, capita che cerchi il cibo, anche se non hai fame o sei sazio?
Tendi a rassicurarti con il cibo cucinando per te o per gli altri o per gli altri giorni?
Il cibo ti fa sentire al sicuro? Senti il cibo come un amico consolatore?
2. Cerchiamo di non tenere accesa la tv durante i pasti e neanche immediatamente prima, specialmente in questo periodo. Meglio se prima si rivedono insieme delle foto di momenti felici o si fa una chiacchierata con una persona amica.
3. Elaboriamo, la sera, prima un menù da preparare insieme possibilmente dividendosi dei compiti in modo da coinvolgere gli altri familiari e teniamo fede al menù organizzato.
Servirsi a tavola prima con una piccola porzione poi fermarsi, chiacchierare, quindi chiedersi se si ha ancora fame prima di prendere un'altra porzione.
Ogni pasto, sia esso un pasto principale sia una merenda, può essere "commentato" con gli altri riportando a voce alta le impressioni. Questo serve a riportare l'attenzione su ciò che si sta facendo.
Mastichiamo bene il cibo: non bere e mangiare frettolosamente, stavolta il tempo non manca! Questa pazienza ci premierà, ci permetterà di scoprire tutti i sapori del nostro pasto.
Accettiamo che in questi giorni sia difficile mantenere gli stessi ritmi che avevamo, quindi proviamo, dal giorno prima, a pianificare attività diverse, cose che avevamo rimandato da tempo, darsi nuovi obiettivi. Questo per la nutrizione vuol dire mettersi in gioco con preparazioni più lunghe che nei nostri ritmi frenetici non trovavano più posto; per esempio preferire qualche volta in più i cereali alla pasta, curandone l'ammollo, consumare più zuppe di legumi partendo dai legumi secchi e non precotti. Proviamo a ridurre il consumo di carne e pesce cominciando a sperimentare qualche ricetta vegetariana.
Questi sono piccoli consigli, spunti e stimoli e, sicuramente, se ci fermiamo a pensare ce ne verranno in mente altri...
Ma se li mettiamo in pratica saremo riusciti, nel periodo più particolare che forse tutti noi stiamo attraversando, ad avere la giusta consapevolezza di quel che facciamo senza opprimerci con le critiche, con il nostro giudizio severo ma apprezzando con grande gratitudine che anche nelle peggiori tempeste c'è sempre il vento del cambiamento e della crescita.
In questi giorni abbiamo paura di ammalarci, di vedere ammalarsi i nostri cari, abbiamo paura che chiunque si ammali, possa essere curato solo se isolato da tutti. Respiriamo paura, tensione, precarietà e fragilità e tutto questo si sta ripercuotendo sulla nostra alimentazione su quello che scegliamo di mangiare; abbiamo paura di come usciremo da questa quarantena.
È bene fare una distinzione: esiste la fame fisica e la fame emotiva, entrambe molto potenti.
Spesso la fame emotiva è scambiata per una fame fisica reale, ma ci sono alcuni indizi che possono aiutarci a comprenderne le differenze.
Molti studi confermano che lo stress che dura da più tempo (stress cronico), dopo almeno ventuno giorni mette in moto il cortisolo, l'ormone dello stress, che piano piano tende a salire a livelli esagerati. Questo accade non solo quando ci succedono cose tristi ma anche quando ci nutriamo di notizie angoscianti, quando al supermercato oltre al cibo compriamo e portiamo a casa anche gli sguardi preoccupati degli altri, le mani inguantate che si muovono nervose, i percorsi studiati per scansarci.
Ecco: in quel caso abbiamo riempito il nostro carrello di tanto cortisolo. E che cosa si farà una volta a casa?
Innescherà il desiderio di dolci, di cose salate e di quei cibi spazzatura, che hanno il potere di darci energia e piacere immediato.
Cominciamo a fare chiarezza.
La fame emotiva si presenta improvvisamente. Ti colpisce in un istante, appena tornati a casa, appena ci sentiamo al sicuro anche da occhi indiscreti e la senti come schiacciante e urgente. La fame fisica invece si presenta gradualmente e non richiede un soddisfacimento immediato; molti di noi sapranno benissimo di quante volte hanno avuto fame ma, dovendo lavorare, hanno saputo rimandare.
La fame emotiva richiede cibi specifici. Quando si ha davvero fame fisica diciamo che ci va tutto bene, nel senso che anche frutta e verdura risultano bastare per farci saziare, cioè la nostra parte razionale e lucida è con noi; se possiamo scegliamo cosa mangiare.
La fame emotiva invece richiede quasi esclusivamente "cibo spazzatura": snack, zuccheri, patatine, salatini che hanno il potere di far scaricare immediatamente la tensione e lo stress, senza necessariamente sentirci sazi, perché non ci interessa saziarci. La fame emotiva ci fa mangiare in modo insensato: non ci accorgiamo neanche di aver finito un pacco di patatine, non abbiamo fatto attenzione né al sapore né alla quantità. Quando si mangia per fame fisica noi apprezziamo il gusto piacevole del nostro cibo, ci soffermiamo a pensare come perfezionare una ricetta.
La fame emotiva non è soddisfatta mai. Continui sempre a volere più cose, a mangiare oltre la sazietà. Nella fame fisica invece ci si sente soddisfatti una volta che lo stomaco è pieno.
La fame emotiva non si trova nello stomaco. Piuttosto di una fitta allo stomaco o sentire i borbottii imbarazzanti, la fame emotiva si presenta come un desiderio che parte direttamente dalla testa.
In questo periodo i due grandi trigger della fame emotiva sono la paura e la noia.
Queste due emozioni sono molto pericolose anche per quanto riguarda la capacità di regolazione della nostra fame. Il cibo funge come contenuto del senso di vuoto (comfort food) e nel momento in cui il nostro stomaco si riempie ci distraiamo dai sentimenti di tristezza o angoscia della nostra vita.
Cerchiamo di comprendere se siamo affetti da fame fisica o fame emotiva
Alcune delle domande qui sotto ci possono aiutare a capire se stiamo mangiando per fame fisica o siamo sotto un sequestro emozionale.Hai notato che mangi di più o con maggiore voracità dopo aver ricevuto aggiornamenti della pandemia o aver visto il telegiornale? O al contrario "si chiude lo stomaco"?
Durante il giorno, negli orari in cui prima eri impegnato, ad esempio al lavoro o facevi attività motoria, capita che cerchi il cibo, anche se non hai fame o sei sazio?
Tendi a rassicurarti con il cibo cucinando per te o per gli altri o per gli altri giorni?
Il cibo ti fa sentire al sicuro? Senti il cibo come un amico consolatore?
Che cosa possiamo fare?
1. Compiliamo insieme la lista della spesa, possibilmente dopo aver tutti mangiato. Darsi un numero di alimenti essenziali per ciascuno e poi aggiungerne uno di "fantasia": un cibo che non avevamo mai sperimentato prima, per sfidarci in un menù diverso e nuovo. Non cuciniamo piatti tristi.2. Cerchiamo di non tenere accesa la tv durante i pasti e neanche immediatamente prima, specialmente in questo periodo. Meglio se prima si rivedono insieme delle foto di momenti felici o si fa una chiacchierata con una persona amica.
3. Elaboriamo, la sera, prima un menù da preparare insieme possibilmente dividendosi dei compiti in modo da coinvolgere gli altri familiari e teniamo fede al menù organizzato.
Servirsi a tavola prima con una piccola porzione poi fermarsi, chiacchierare, quindi chiedersi se si ha ancora fame prima di prendere un'altra porzione.
Ogni pasto, sia esso un pasto principale sia una merenda, può essere "commentato" con gli altri riportando a voce alta le impressioni. Questo serve a riportare l'attenzione su ciò che si sta facendo.
Mastichiamo bene il cibo: non bere e mangiare frettolosamente, stavolta il tempo non manca! Questa pazienza ci premierà, ci permetterà di scoprire tutti i sapori del nostro pasto.
Accettiamo che in questi giorni sia difficile mantenere gli stessi ritmi che avevamo, quindi proviamo, dal giorno prima, a pianificare attività diverse, cose che avevamo rimandato da tempo, darsi nuovi obiettivi. Questo per la nutrizione vuol dire mettersi in gioco con preparazioni più lunghe che nei nostri ritmi frenetici non trovavano più posto; per esempio preferire qualche volta in più i cereali alla pasta, curandone l'ammollo, consumare più zuppe di legumi partendo dai legumi secchi e non precotti. Proviamo a ridurre il consumo di carne e pesce cominciando a sperimentare qualche ricetta vegetariana.
Questi sono piccoli consigli, spunti e stimoli e, sicuramente, se ci fermiamo a pensare ce ne verranno in mente altri...
Ma se li mettiamo in pratica saremo riusciti, nel periodo più particolare che forse tutti noi stiamo attraversando, ad avere la giusta consapevolezza di quel che facciamo senza opprimerci con le critiche, con il nostro giudizio severo ma apprezzando con grande gratitudine che anche nelle peggiori tempeste c'è sempre il vento del cambiamento e della crescita.