Buongiorno
Buonanotte Sanremo - Le pagelle dei big
Il blog di Vito Troilo
mercoledì 7 febbraio 2018
14.04
Tanta sostanza, poca fuffa eppure la prima serata della 68ª edizione del Festival di Sanremo si è conclusa ben oltre l'una. Mettere le mani sulla scaletta per ridurre la durata delle singole puntate a non più di tre ore sembra ancora impossibile.
I dati di ascolto hanno premiato, com'era logico attendersi, la scelta di aprire con Fiorello e la conduzione, non priva di evitabili gag anni '90, affidata nei fatti a Michelle Hunziker con Baglioni e Favino nel ruolo di spalle.
I venti brani in gara nel girone dei campioni non mi hanno convinto, se presi nel complesso: ho assegnato ben nove insufficienze.
Sotto il livello del par - voto 4 - un Mario Biondi cui manca lo scatto, Renzo Rubino con un pezzo sulla rottura tra i suoi genitori che appare privo di qualsiasi filo logico e l'accoppiata mal riuscita Roby Facchinetti-Riccardo Fogli. Non mi hanno convinto - voto 5 - la "solita" Annalisa cui manca sempre qualcosa per fare il grande salto, il forzato "Arrivedorci" di Elio e le storie tese, il duo radical chic Avitabile-Servillo con un pezzo che tradisce qualsiasi aspettativa, Le vibrazioni che continuano a imitare se stessi, l'esageratamente solenne Max Gazzè e il pezzo di Nina Zilli, che non decolla mai.
Più meritevoli - voto 6 - i ricostituiti Decibel col loro omaggio a David Bowie; la coppia Diodato-Roy Paci, con un testo molto efficace, Ron col pezzo postumo di Lucio Dalla (grande atmosfera sul palco) e il ritmo dei The Kolors.
Proposte decisamente gradevoli - voto 7 - quelle di Luca Barbarossa in romanesco, dell'ex Pooh Red Canzian con un brano energico scritto da Miki Porru (a Sanremo fra i giovani nel biennio 87-88 con "Straniero" e "Ogni tanto si sogna") e dell'immensa Ornella Vanoni, sulle cui corde Bungaro e Pacifico hanno incastonato una gemma. I versi «Bisogna imparare ad amarsi in questa vita / Bisogna imparare a lasciarsi quando è finita» interpretati con classe dall'83enne milanese assumono un significato altissimo.
In tre hanno guadagnato una valutazione eccellente - voto 8 -: i sicuri vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro, da applausi per la capacità di creare un affascinante impasto delle loro due voci; Giovanni Caccamo con una prova intensa sul bellissimo testo di Cheope, figlio di Mogol; la sempre ficcante Noemi, che continua un incoraggiante percorso di maturazione e consacrazione artistica. Lotterà per un posto sul podio.
Ho assegnato (e forse era prevedibile) il punteggio più alto - voto 9 - a Lo stato sociale, rivelazione solo per i troppi che ancora non conoscevano il gruppo bolognese. Lo spettacolare staging non offuschi più di tanto il senso del brano presentato. Buonanotte.
I dati di ascolto hanno premiato, com'era logico attendersi, la scelta di aprire con Fiorello e la conduzione, non priva di evitabili gag anni '90, affidata nei fatti a Michelle Hunziker con Baglioni e Favino nel ruolo di spalle.
I venti brani in gara nel girone dei campioni non mi hanno convinto, se presi nel complesso: ho assegnato ben nove insufficienze.
Sotto il livello del par - voto 4 - un Mario Biondi cui manca lo scatto, Renzo Rubino con un pezzo sulla rottura tra i suoi genitori che appare privo di qualsiasi filo logico e l'accoppiata mal riuscita Roby Facchinetti-Riccardo Fogli. Non mi hanno convinto - voto 5 - la "solita" Annalisa cui manca sempre qualcosa per fare il grande salto, il forzato "Arrivedorci" di Elio e le storie tese, il duo radical chic Avitabile-Servillo con un pezzo che tradisce qualsiasi aspettativa, Le vibrazioni che continuano a imitare se stessi, l'esageratamente solenne Max Gazzè e il pezzo di Nina Zilli, che non decolla mai.
Più meritevoli - voto 6 - i ricostituiti Decibel col loro omaggio a David Bowie; la coppia Diodato-Roy Paci, con un testo molto efficace, Ron col pezzo postumo di Lucio Dalla (grande atmosfera sul palco) e il ritmo dei The Kolors.
Proposte decisamente gradevoli - voto 7 - quelle di Luca Barbarossa in romanesco, dell'ex Pooh Red Canzian con un brano energico scritto da Miki Porru (a Sanremo fra i giovani nel biennio 87-88 con "Straniero" e "Ogni tanto si sogna") e dell'immensa Ornella Vanoni, sulle cui corde Bungaro e Pacifico hanno incastonato una gemma. I versi «Bisogna imparare ad amarsi in questa vita / Bisogna imparare a lasciarsi quando è finita» interpretati con classe dall'83enne milanese assumono un significato altissimo.
In tre hanno guadagnato una valutazione eccellente - voto 8 -: i sicuri vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro, da applausi per la capacità di creare un affascinante impasto delle loro due voci; Giovanni Caccamo con una prova intensa sul bellissimo testo di Cheope, figlio di Mogol; la sempre ficcante Noemi, che continua un incoraggiante percorso di maturazione e consacrazione artistica. Lotterà per un posto sul podio.
Ho assegnato (e forse era prevedibile) il punteggio più alto - voto 9 - a Lo stato sociale, rivelazione solo per i troppi che ancora non conoscevano il gruppo bolognese. Lo spettacolare staging non offuschi più di tanto il senso del brano presentato. Buonanotte.